Scritto da Roberto Diani il 28 Settembre 2022 .
LA MIA “VIA DEGLI ABATI”
La voglia di esplorare il territorio, sempre a più ampio raggio d’azione, è la logica conseguenza dell’uso di una e-mtb.
Da quando mi sono trasferito sui Colli Piacentini ho cominciato a pensare in grande per quanto riguarda i miei percorsi che, col passare del tempo, mi hanno permesso di andare ben oltre i confini provinciali.
A partire dal percorso dal Colle di Santa Franca a Bardi (Parma) e ritorno. E’ stato proprio in una delle tante traversate per raggiungere il Castello di Bardi che mi sono imbattuto, per la prima volta, in uno strano segnavia che riportava la scritta “ABBOT WAY”.
Tornato a casa ho trovato informazioni dettagliate su questa gara podistica ultra trail che, ad anni alterni, parte da Bobbio (PC) o da Pontremoli (Massa Carrara) per raggiungere la località opposta passando, per l’appunto, da Bardi oltre che da Borgo Val di Taro.
Questa estate ho esplorato, in solitaria, il percorso.
Il primo obiettivo è stato raggiungere Borgo Val di Taro partendo da Santa Franca: partenza al mattino presto gustando il percorso, a tratti molto tecnico, che ho scelto tra i tanti possibili che portano al castello di Bardi in un ambiente montano dove, nei giorni feriali, è difficile incontrare anima viva.
Usciti dal bosco mi immetto sulla Strada Provinciale nei pressi dell’Oratorio di San Siro e, in meno di due chilometri, arrivo ai piedi del Castello passando per le strette ed animate vie del centro storico di Bardi.
Ho impiegato poco più di un’ora per completare questo tratto lungo 16 km con dislivelli +350 m e -960 m.
Dopo una breve sosta riprendo il sentiero che mi porta dritto al ponte sul Ceno.
Il selciato, parzialmente sconnesso mi porta ad immaginare la quantità di Pellegrini che nei secoli hanno percorso questa Via che collega le Abbazie da Pavia fino a Pontremoli, seguendo un percorso molto più impegnativo della più nota e frequentata Via Francigena.
Dopo il ponte, alla prima deviazione a sinistra continuo su asfalto per 500 metri, qui ha inizio una lunga salita che via via diventa più impegnativa a causa di cambi di pendenza e sassi smossi alternati a massi fissi.
In Località Osacca e, più precisamente, al B&B Albachiara la meritata sosta per pranzo e ricarica parziale della batteria. La Signora che gestisce il locale ci racconta che il caldo opprimente di questa estate ha ridotto drasticamente il numero di Pellegrini lungo la Via Degli Abati. Anch’io decido di prolungare la sosta per evitare di pedalare nelle ore più calde.
Il percorso è ben segnalato e i sentieri sono sgombri. Finché mi trovo a dover scegliere tra la via principale e la variante, scelgo quest’ultima perché apparentemente più breve ma, l’attraversamento di un torrente, mi obbliga a passaggi in modalità “Walk” e, addirittura, a brevi tratti che richiedono l’ausilio di corde alle quali aggrapparsi. Una decina di chilometri mi separano dalla periferia di Borgo Val di Taro. Qui, in Piazza Manara 7 ha sede l’Associazione “Via degli Abati”.
Soddisfatto per aver raggiunto il mio obbiettivo di giornata riprendo a pedalare in direzione opposta, questa volta su asfalto per tornare al punto di partenza: la strada è si più scorrevole ma il dislivello positivo è superiore si parte dai 411 m slm di Borgotaro ai 1.275 m slm del Passo di Santa Franca, per complessivi 52 km.
La voglia di arrivare fino a Pontremoli aumenta di giorno in giorno: la settima seguente parto di buon mattino, sempre dal Passo di Santa Franca seguendo la traccia registrata sul mio Garmin Edge 530 fino a Borgo Val di Taro.
Attraversato il ponte sul Taro proseguo su asfalto e poi su sterrato, il percorso risulta meno tecnico: i pensieri prendono il sopravvento sulla guida che non richiede impegno, la batteria dopo la breve ricarica alla sosta pranzo non mi crea patemi d’animo.
La mia Specialized Turbo Levo Comp Carbon non perde un colpo, tutto è sotto controllo!
Improvvisamente, poco prima del Passo del Borgallo (1.013 m slm) la pedalata diventa più impegnativa. Raggiunto il Passo telefono a mia moglie per avvisarla che può partire da casa per il rendez-vous a Pontremoli che ritengo ormai raggiungibile in breve tempo: niente di più errato, dopo il passo di solito comincia la discesa, non in questo caso, il sentiero caratterizzato dalla presenza di massi mi obbliga a sfruttare la modalità “Walk” per un lungo tratto inoltre, la vegetazione rigogliosa rende ancora più difficoltosa la camminata.
Il percorso ritorna ad essere pedalabile, ma la meta sembra allontanarsi. Comincio a tenere sotto controllo il livello della batteria riducendo il livello di assistenza. Ma la periferia di Pontremoli si intravede in distanza. Raggiunto il Centro Storico ne approfitto per consumare una meritatissima merenda.
Mia moglie ha scollinato dal Passo del Brattello, la vado ad aspettare al bivio che la immette nella Statale della Cisa.
Carico la Turbo Levo in macchina e ripartiamo in direzione Massa Marittima per una settima di vacanza tra mare ed escursioni in e.bike.
Durante il viaggio non posso trattenermi dal racconto particolareggiato della mia avventura.
Per completare il percorso della Via degli Abati mi resta solo il tratto da Bobbio a Bardi: 55 km e 2.500 m di dislivello positivo!
In una giornata di fine estate caratterizzata da temperature più fresche, ore di luce ridotte e terreno inumidito dalle prime piogge, prendo il via dal Ponte Gobbo.
Dopo poche centinaia di metri su asfalto il sentiero presenta tratti molto impegnativi sia per le pendenze sia per i sassi smossi resi viscidi dall’umidità mattutina che mi obbligano a superare alcuni tratti in modalità “Walk”. L’impatto “a freddo” di questo inizio di percorso non deve scoraggiare il Pellegrino: serve pazienza e volontà per superare questa come altre difficoltà che la vita ci propone.
I primi 15 km presentano un dislivello positivo pari a 1.187 m. Raggiungo Nicelli dopo 20 km, 3 dei quali davvero tosti!
Proseguo per Groppallo che raggiungo in 17 km circa caratterizzati da una lunga discesa alla quale seguono altrettanti km in salita per un totale di +542 m e -659 m di dislivello, completamente pedalabili grazie alle prestazioni della mia Turbo Levo. A Groppallo mi fermo per la sosta pranzo e parziale ricarica batteria.
Riprendo la Via per Bardi che, a differenza del percorso precedente è caratterizzato da brevi salite che si alternano a discese, superando senza difficoltà insormontabili i 21 km con +328 m e -686 m di dislivello.
Non mi resta che tornare a Bobbio su strada asfaltata: il sensibile dislivello positivo mi obbliga a risparmiare batteria, arrivo alla meta al tramonto con solo il 9% residuo.
L’ultima puntata della “Mia Via degli Abati” la programmo insieme al mio amico di vecchia data Ezio Baggioli, un veterano di Ultra Trail anche su Gravel muscolari.
L’idea è quella di partire da Bobbio e raggiungere Pontremoli possibilmente in una sola giornata.
Partiamo al mattino presto, in due è tutta un’altra avventura, bella da vivere così come lo è stata, in modo diverso, la mia esperienza in solitaria.
Purtroppo, nel tratto tra Bardi e Osacca Ezio rompe il cambio: i tentativi di ripristinare la funzionalità della trasmissione non hanno esito.
Telefono a mia moglie che ci viene a prendere e ci riporta a casa.
Il weekend successivo le previsioni di pioggia ci consigliano di rimandare a data da destinare il nostro Pellegrinaggio.
Bobbio Pontremoli 120 km e +5.000 Mt+ – Via degli Abati
Pontremoli Bobbio 120 km e +5.600 Mt+ – Abbot Way (ultra trail podistico)
info: viadegliabati@gmail.com www.viadegliabati.com
Scritto da Gianni Biffi il 21 Settembre 2022 (Chilometri percorsi 489 – Periodo di prova 58 giorni) .
Dopo il primo contatto con la Moterra LT1 ( che potete leggere qui ) abbiamo continuato ad usare la stessa su vari percorsi conosciuti per avere un’ idea più completa del prodotto e per poter così dare un’ opinione il più veritiera possibile come nel nostro costume . Per chi non si ricordasse Vi rammentiamo che sulla Moterra LT1 della nostra prova abbiamo sostituito l’ ammortizzatore posteriore con un Ohlins TTX 22 M2 a molla, gli pneumatici con un Hillbilly Grid gravity T7 all’ anteriore e un Eliminator Grid gravity T7 al posteriore oltre ai “soliti” dischi freno BCA Y0D4 . Questi piccoli upgrade vengono da noi fatti solitamente su quasi tutte le biciclette o E-MTB che proviamo per avere sempre dei riferimenti il più possibile simili alle altre prove e poter così giudicare il prodotto secondo un protocollo di prova sempre il più vicino possibile alle altre prove effettuate . Alla fine , dopo più di 500 chilometri percorsi eccoVi le nostre impressioni come segue .
Estetica : la Moterra LT1 è sicuramente molto curata nella grafica con i suoi tre colori molto ben accoppiati . Quando l’ appoggiavo ad un albero a un muretto mi sono sempre soffermato a guardarla compiaciuto e molte conferme in tal senso sono arrivate dai miei compagni di uscita e da altri Bikers incrociati sui sentieri . Bella, bella, bella ! Voto 10 .
Posizione di guida : la posizione in sella è corretta anche se la Medium della prova risulta più corta di top tube in confronto ad altre realizzazioni . Per contro la Moterra LT1 non è per niente corta avendo un interasse dichiarato di 1242 mm con le ruote mullet e di conseguenza un carro abbastanza contenuto ( 452 mm ) . Voto 8 .
Sospensioni : la forcella Rock Shox ZEB Select+ e il leveraggio posteriore sono molto controllati e sostenuti tanto che non sembra nemmeno di essere su una 170 / 170 mm di travel ma su una E-MTB con corse più corte . Nonostante l’ adozione dell’ ammortizzare Ohlins TTX2 M2 , come già detto sopra , il carro è veramente molto fermo in pedalata e sui piccoli urti tanto da conferire alla Moterra una pedalabilità e una risposta alle accelerazioni secondo forse solo a un’ altra realizzazione sul mercato : una sospensione molto rigida e controllata che molto potrà piacere a chi ricerca grandi prestazioni in spinta come gli agonisti ma che per me , comune mortale , è veramente sin troppo rigida . Insomma se cercate una E-MTB da Enduro del tipo “schiacciasassi” forse sarebbe meglio guardare altrove, mentre se cercate prestazioni in pedalata e spinta questa è la Vostra E-MTB ! Voto 6,5 .
Salita scorrevole : il nuovo motore Bosch CX Flow con il nuovo livello d’ assistenza AUTO è veramente una bomba e unito alla sospensione così rigida permette velocità d’ ascesa sconosciute a altri prodotti . Voto 9,5 .
Salita tecnica : avendo installato il livello d’ assistenza AUTO sul motore Bosch CX Flow abbiamo dovuto rinunciare ad un altro livello e la nostra scelta personale , dopo alcune prove , è stata quella di rinunciare all’ E-MTB e quindi ad uno dei due livelli dinamici poiché con l’ assistenza impostata su AUTO si sale velocemente anche su sentieri tecnici a condizione di avere grande prestanza fisica e puntare gli ostacoli con decisione . Se invece si volesse guidare in punta di piedi meglio usare un Turbo basso e sfruttare la funzione Extended Boost ivi presente con la solita reattività alla spinta riservata a questa funzione . Oltre a questo dobbiamo anche considerare la trazione da riferimento assoluto nella categoria mullet bikes : la meno mullet delle mullet sino ad oggi testate ! Voto 8 .
Single-track : la LT1 corta non è ma grazie ad un buon bilanciamento dei pesi e alla ruota da 27,5″ al posteriore gira come fosse una E-MTB più corta pur senza raggiungere i livelli della Focus Jam2 7.9 che consideriamo il vero riferimento assoluto in queste situazioni . Voto 8 .
Discesa scorrevole e fluida (veloce) : anche in questo caso le sospensioni molto controllate richiedono grande prestanza fisica per poter correre veloci ma comunque la LT1 passa sopra tutto e non si scompone mai . Voto 7 .
Discesa tecnica e stretta : con un interasse lungo e un peso non certo contenuto la Moterra gira con qualche difficoltà ma comunque si difende non male In confronto ad altre realizzazioni Enduro a corsa lunga precedentemente provate . Voto 7 .
Frenata : i freni SRAM CODE RSC a 4 pistoncini con i dischi originali sono più che adatti alle caratteristiche della E-MTB . Con i dischi freno BCA #YoD4 che abbiamo montato la qualità della frenata è sicuramente migliorata di parecchio a discapito della durata delle pastiglie freno . Voto 7 .
Rigidità : Molto rigida considerando anche la tipologia del carro posteriore a 4 punti d’ infulcro . Voto 8 .
Dotazione : A parte le ruote di serie assolutamente non adatte a un uso gravity e all’ ammortizzatore posteriore di serie per il resto riteniamo sia un’ ottima dotazione in base al punto prezzo . Voto 8 .
Motore e componenti elettronici : il nuovo Bosch CX Flow con la sua batteria da 750Wh è sicuramente l’ unità motrice più performante sul mercato tra quelle di serie . I suoi due livelli dinamici ma soprattutto il nuovo livello AUTO ne fanno un riferimento assoluto . Con l’ assistenza su AUTO si percorre veramente tanta strada con il minimo sforzo . Voto 10 .
Finiture : di ottimo livello . Voto 8 .
Valutazione rapporto qualità/prezzo : molto buono considerando quant’ altro presente sul mercato . Voto 9 .
Note finali : la LT1 è una E-MTB tuttofare che si comporta bene in ogni dove senza però mai eccellere in nessun settore specifico dello spettro d’ utilizzo se non per le prestazioni eccezionali del motore Bosch Flow System . Come chiaramente scritto richiede , per andare veloci , una prestanza fisica da agonista mentre si lascia condurre facilmente se non si pretende di farla correre veloce . La scelta di avere un carro con una curva molto regressiva nella parte iniziale della corsa le conferisce una pedalabilità molto buona e una capacità nei rilanci da riferimento .
Voto finale 114 su 140 .
Scritto da Gianni Biffi il 2 Settembre 2022 .
(Etimologia del nome Apocalisse – Scritto da “Ezio Freakrider Baggioli” il 1 Settembre 2022)
Erano ormai quasi 2 anni che avevo sentito parlare della E-MTB di Evil Bikes e più e più volte mi era stata promessa una bici in test dall’ amico Luismi . Quindi questa first ride è stata una di quelle cose più attese e desiderate della mia pur longeva vita da biker ; ricordavo con grande soddisfazione l’ utilizzo del sistema sospensivo Delta disegnato dal genio di Dave Weagle nell’ ormai lontano 2009 (acronimo di “Dave’s Extra Legitimate Travel Apparatus”) ma si sa che passando il tempo senza l’ utilizzo di un sistema sospensivo i ricordi – buoni o cattivi che siano e per il sistema Delta erano tutti buonissimi ricordi – vengono affievoliti dal tempo stesso . Quando finalmente la scorsa settimana sono arrivate in Pro-M le prime Epocalypse , questo il nome della prima E-MTB di Evil Bikes , non stavo letteralmente più nella pelle !!! Non vedevo l’ ora di assemblarne una e di poterla portare in giro sui sentieri .
Detto fatto : Martedì 23 Agosto 2022 ero sui Piani dell’ Avaro per scendere per la prima volta con la mia Epocalypse sulla Terza dell’ Avaro , sentiero a me ben conosciuto , in sella alla bimba . Devo confessarVi che la prima uscita non ha scatenato in me nessun particolare entusiasmo o altro poiché la forcella non lavorava certo come una buona forcella anche se la sospensione Delta invece mi confortava con un assorbimento e una capacità di copiare il terreno già molto buona . Rientrato a Milano provvedevamo insieme all’ amico Oscar a ripristinare i livelli di olio di lubrificazione della Fox 38 Factory della Epocalypse scoprendo che spugnette e foderi erano quasi privi di lubrificazione … Ok ad una bella donna come la Epocalypse si poteva anche perdonare : il giorno dopo eravamo di nuovo sui sentieri dell’ alta valle Brembana e finalmente iniziavo a parlare con la mia compagna !
A queste prime due uscite ne sono poi seguite altre 5 (per un totale di 232 Km) sui più disparati sentieri del Nord e anche in Svizzera e posso confermarVi che mi sono innamorato ancora una volta , come in passato , della sospensione Delta ! Posso affermare che forse avere un sistema Delta corrisponde ad avere il miglior sistema sospensivo per una E-MTB ad oggi ! Infatti la sospensione , pur bobbando leggermente nel pedalato … Ma chi se ne frega tanto ho un batteria e un motore , ha una trazione in salita che sinceramente è commovente da tanto bene sembra spingerTi su ogni ostacolo del sentiero ma , sopra ogni cosa , ha una capacità di superare gli ostacoli in discesa e di galleggiare su di essi che mi ha fatto sorridere e godere come con nessun altra mai provata !!! Scendere sullo sfaciume del sentiero che dal Passo dell’ Uomo scende al Passo del Lucomagno mi ha veramente impressionato : immaginate un torrente in secca con pietroni e pietre in ogni dove e provate a scendere in punta di piedi nei tratti più scassati per non rovinare i magnifici cerchi in composito Loopholes di Evil stessa e il sistema Delta Vi porterà magicamente fuori da ogni buca, gradino, pietrone e altro come nessun altro sistema del pianeta !!! Questo è il sistema Delta : grazie Dave !
Ma torniamo alla E-MTB stessa : full carbon, una linea bellissima, un peso di soli 21,920 chili, una colorazione e un’ eleganza a dir poco commovente, un montaggio al top con appunto i cerchi in composito Loopholes allacciati a dei mozzi Hydra di I9, unità sospensive Fox Factory Kashima, un gruppo completo XT e un magnifico reggisella Bike Yoke da 160 mm ( potete trovare tutte le specifiche al seguente link ) completano la bellissima “bimba” . Nelle geometrie spiccano le seguenti quote : angolo di sterzo regolabile tramite un semplice flip chip da 65,3° in LOW a 64,6° in EXTRA LOW , angolo sella da 77° , carro corto da 442 mm e interasse di 1231 mm .
Sui sentieri la Epocalypse è una vera goduria, oltre all’ incredibile trazione e capacità di superare gli ostacoli , la E-MTB è super rigida , super veloce e anche abbastanza maneggevole con il flip chip in posizione LOW che abbiamo usato in queste prime sette uscite . E inoltre è veramente bellissima tanto che non ho sentito nessuno ne in presenza ne sul web dire che non gli piace !!!
A questo punto , super gasato dal sistema Delta , continuerò a testare la Epocalypse switchando magari su altri prodotti con diversi sistemi sospensivi nel frattempo per meglio comprendere se si tratta di un’ infatuazione passeggera oppure se è tutto reale 🙂
Stay tuned !
Etimologia del nome Apocalisse – Scritto da “Ezio Freakrider Baggioli” il 1 Settembre 2022
Il sostantivo Apocalisse genera nel genere umano pensieri nefasti, visto che il termine ci é stato rivelato nel libro di S. Giovanni evangelista sul futuro dell’umanità che a scriverla proprio tutta, tanto tanto bene non se la passerà, ma le profezie spesso e volentieri lasciano il tempo che trovano come un temporale in bicicletta a fine giro, dura quanto basta per ritrovarsi mezzi bagnati davanti ad una birra con i compagni di giornata.
Il significato più calzante che l’etimologia ci regala é il sostantivo greco antico composto “apokàlipsis” (letteralmente non nascosto) è rivelazione, quindi non necessariamente negativo: la bici del mio test Evil Apocalypse ne è il più fiammeggiante esempio (burning Evil… starebbe in bella vista nel loft di Lucifer Morningstar al Lux).
Una RIVELAZIONE senza mezze misure, tutta maiuscola in ogni sua forma. Di indubbia bellezza e proporzione nelle forme, viene esaltata dal carro Delta che ci propone un design muscoloso ed allo stesso tempo sinuoso, pennellato da una verniciatura affascinante dal nome piccante, ipnotica quanto il demone Mazekeen.
Una RIVELAZIONE per come coniughi peso, prestazioni e ti fa partecipe di doti soprannaturali che desideri tanto quanto impugni il manubrio da 800 mm, ma sono frutto dell’equilibrio generale e della “diabolica” sospensione Delta (in matematica indica una differenza finita tra due valori e qui la scelta del nome non è così casuale), le vere ali della nostra Apocalipse.
Una RIVELAZIONE perché quando inizi a cavalcarla non vorresti più scendere, come se tu fossi nella città d’ argento con i cori dei Serafini ogni volta che inizi una discesa.
Una RIVELAZIONE perché pur quanto molto vicina alla perfezione ha un risvolto umano come in Lucifer Morningstar e ce la fa amare all’inizio con il giusto distacco ma poi altro non possiamo fare altro che farci trasportare dalla passione e come sapete brucia…
Scritto da Gianni Biffi il 14 Agosto 2022 .
Doveva arrivare a Dicembre 2021 poi i soliti ritardi sulle consegne dei materiali hanno fatto slittare più e più volte la consegna effettiva ma finalmente a fine Luglio 2022 la nostra Moterra NEO LT1 in taglia Medium è arrivata in Pro-M . La nuova Moterra NEO LT1 diciamo subito che non è nemmeno lontana parente della vecchia Moterra : è completamente nuova a partire dal triangolo anteriore in carbonio , nuovo il carro a lunghezza variabile in base alla taglia , nuovo il leveraggio della sospensione posteriore con corsa alla ruota di 165 mm , nuova forcella Rock Shox ZEB Select+ da 170 mm e nuovo il motore Bosch CX Flow e la batteria da ben 750 Wh . Per quanto riguarda equipaggiamento e geometrie Vi rimandiamo al sito ufficiale Cannondale (clikkate qui) .
Le quote che più balzano all’ occhio sono l’ angolo sterzo da 64° , l’ angolo effettivo sella vicino ai 77° , il reach da 446 mm , l’ interasse da 1242 mm che insieme al posizionamente fortemente inclinato all’ indietro del motore Bosch CX4 offrono un ottimo bilanciamento generale del mezzo sulla carta e per sgombrare il campo dai dubbi Vi confermo che , anche sul campo , il lavoro fatto dagli ingegneri di Cannondale ha dato i risultati sperati . Quindi montata la Moterra non senza qualche difficoltà dovuta al cuscinetto inferiore dello sterzo mal assemblato e al dover smontare il motore per poter sfilare il cavo del faro anteriore (un ottimo Lezyne Super HB STVZO E1000 w) che farà al gioia degli Utenti del nord Europa ma che poco è accettabile sul mercato Italiano per una E-MTB votata all’ Enduro , abbiamo provveduto come d’ abitudine a sostituire sulla nostra Moterra le gomme con una Hillbilly Grid Gravity da 2.3 in mescola T7 all’ anteriore e una Eliminator con medesime caratteristiche al posteriore : una coppia di pneumatici ormai collaudata che ci permette di confrontare le biciclette in prova con le stesse “scarpe” . Ovviamente abbiamo anche provveduto alla sostituzione dei dischi freno con i “soliti” e super performanti BCA Y0d4 nelle stesse misure usate dal Costruttore .
Discorso a parte invece per le unità ammortizzanti delle sospensioni dove al posteriore abbiamo subito sostituito il Rock Shox di serie con un Ohlins TTX22 m2 da 230 x 65 mm ottenendo così una corsa effettiva di 170 mm alla ruota , mentre all’ anteriore abbiamo dovuto lavorare non poco sulla Zeb Select+ per ottenere una scorrevolezza e una progressione come piace a noi . Nella forcella consigliamo di controllare sempre se c’ è olio di scorrimento e lubrificazione degli steli sufficiente e consigliamo anche l’ uso di uno spiedino di polimeri per ottenere la progressione che desiderate .
Dopo quasi 250 chilometri percorsi nelle più svariate condizioni e tipologie di sentieri possiamo dirVi che la Moterra LT1 si pedala come poche altre E-MTB : mi ricorda molto la Yeti SB160E per la stabilità in pedalata della sospensione posteriore anche con il TTX22 tutto aperto ! Veramente uno dei riferimenti del settore che conferiscono alla stessa una capacità anche nei rilanci veramente eccezionale ! Ottima anche la trazione anche in considerazione del fatto che la Moterra LT1 è una mullet a differenza delle altre Moterra e , pur non raggiungendo la trazione di una ruota da 29″ , le caratteristiche della sospensione posteriore le conferiscono una trazione veramente tra le migliori del settore con ruota piccola al posteriore . Inoltre da sottolineare il fatto che non mi sono mai sentito appeso al manubrio come in altri prodotti con ruota posteriore da 27,5″ , segno di una corretta posizione in sella . Insomma è la meno mullet delle mullet che ho provato 🙂
Ovviamente il prezzo da pagare per avere pedalabilità e trazione di questo livello è una sospensione un pochino pigra negli assorbimenti che comunque sia grazie ai suoi 170 mm di travel alla ruota e all’ ottimo Ohlins TTX22 m2 passa comunque su tutto con estrema facilità anche se la sensazione sia di avere una sospensione dal travel più corto . Le quote geometriche della bicicletta molto bilanciate conferiscono poi alla Moterra LT1 un’ ottima stabilità sul veloce e una buona maneggevolezza anche grazie alla ruota piccola al posteriore .
Il sistema motore / batteria Bosch CX4 Flow si pone , come più volte detto , al vertice della categoria con i due livelli d’ assistenza centrali dinamici (E-Tour+ & E-MTB) e Eco e Turbo facilmente regolabili dall’ app del Vostro telefonino . Nessun altro motore di serie sul mercato ha secondo il mio modesto parere prestazioni , facilità di pedalata e autonomia come questa unità !
Il gruppo Shimano XT , i freni Sram Code RSC a condizione siano accoppiati con dischi performanti e il resto dell’ equipaggiamento della E-MTB sono allineati al prezzo di vendita molto competitivo in confronti di altre realizzazioni al top del catalogo di altri costruttori . Per finire la grafica e la verniciatura della nostra LT1 sono quanto di più divertente e ben realizzato sul mercato : andando in giro per le nostre montagne ho spesso ricevuto apprezzamenti del tipo molto bella o bellissima da chi ci ha incontrato !
Il test comunque continuerà ancora nelle prossime settimane : stay tuned !!!
Scritto da Roberto Diani il 17 Luglio 2022 .
La AA200 non è semplicemente una gara è molto di più: durante i cinque intensi giorni della manifestazione tra organizzatori, addetti ai lavori e Bikers è si è costituita una comunità itinerante e coesa che ha favorito il superamento delle tante e variegate difficoltà che abbiamo via via incontrato.
Gli atleti, a partire da quelli che puntavano al podio, sono stati un esempio di sportività: il primo a prestare aiuto a Martino Fruet, dopo la rottura del cambio, è stato proprio Andrea Garibbo, il suo principale avversario.
Al termine della seconda tappa, persa ogni speranza di vittoria, Martino ha avuto solo per un attimo la tentazione di ritirarsi. Le ultime due tappe le ha vissute da protagonista, solo un errore di percorso lo ha privato della vittoria di giornata della terza tappa, ma si è ampiamente ripreso nell’ultima frazione.
Photo : Morgan Bodet
Dal Canto mio, non essendo ufficialmente in gara, ho avuto la possibilità di partire in scia al primo, stare in sua compagnia per qualche km, recuperare in attesa del secondo e così via fino a trovare un compagno di viaggio con lo stesso mio passo. In questo modo ho potuto valutare sia gli atleti di punta sia godermi la compagnia del concorrente con il quale condividere le difficoltà, la sontuosità delle bellezze naturali della Valle d’Aosta e i tratti più tecnici sia in discesa sia in salita dove poter esprimere le personali abilità di guida.
Il concorrente più completo, senza ombra di dubbio, risponde al nome di Martino Fruet, forte in salita e nei falsopiani, dove è in grado di andare ben oltre l’assistenza del motore, con la sua Lapierre Overvolt GLP2 con batteria da 500 Wh; fortissimo in discesa, forse, in alcuni tratti, fin troppo irruente, è stato il vero mattatore della competizione ma, non sempre il più forte vince. Sicuramente si ripresenterà al via della prossima edizione per, facendo buon uso di questa esperienza, puntare alla vittoria che, in questa prima edizione, gli è sfuggita di mano.
Onore a Andrea Garibbo che ha vinto meritatamente per la continuità delle sue prestazioni e a Franco Edoardo che ha chiuso in seconda posizione. Sul terzo gradino del podio è salito il coriaceo olandese Rob Meeuwessen.
Nadine Sapin, moglie della mia vecchia conoscenza Francois Dola, è stata la grande rivelazione di questa competizione: in salita ha dimostrato di essere la più forte del lotto: non è riuscita a salire sul podio perché, oltremodo, penalizzata dai tratti a spinta e, sopratutto, dall’estenuante “portage” dell’ultima tappa.
Prima di iniziare questa avventura il mio obiettivo principale era di portarla a termine senza dare fondo alle mie, ormai diminuite, potenzialità atletiche, cercando di esprimermi al meglio sui terreni tecnici a me più congeniali.
Nelle prime due tappe, la poca confidenza con la mia nuova Specialized Turbo Levo Comp Carbon mi ha consigliato di limitare il livello di assistenza per non rischiare di rimanere a secco prima di tagliare il traguardo; in questo modo ho concluso le tappe con il 38% della batteria il 1° giorno ed il 35% il 2°. Dalla terza tappa in poi ho aggiustato il tiro dando fiducia alla batteria da 700 Wh (meglio tardi che mai!), proprio in tempo per affrontare la tappa più dura, con evidenti vantaggi a livello fisico che mi hanno consentito di migliorare le mie prestazioni sia sulle salite sia sulle discese più tecniche.
Alla fine della 4 tappa ho assaporato il piacere di aver portato a termine la mia personale impresa, soffrendo il giusto dove era necessario, senza imprecare contro chicchessia anzi, ringraziando gli organizzatori, Luca Santini in primis, per avermi dato la possibilità di vivere questa intensa avventura. Al momento non mi sono posto il problema se partecipare o meno alla prossima edizione.
Anche per la Turbo Levo è stato un test probante, superato a pieni voti, senza il ben che minimo inconveniente: oltre alle cure di routine a fine gara, ho provveduto, precauzionalmente, alla sostituzione delle pastiglie del freno posteriore, già parzialmente usurate prima della partenza.
Photo : Morgan Bodet
A livello geometrico la mia Specialized ha confermato le mie previsioni, mettendomi a disposizione un mezzo con il giusto compromesso tra l’agilità necessaria nelle salite più tortuose (ne ho dovuto superare una caterva nelle 4 tappe) e la stabilità per affrontare in pieno controllo le discese più impervie, lungo le quali mi sono divertito al di la delle mie più rosee aspettative.
Le ruote con inserto e mescola morbida (T9) mi hanno consentito di viaggiare in piena tranquillità anche sui terreni a forte rischio pizzicatura senza rinunciare a livelli di smorzamento e trazione ottimali.
La trasmissione, con rapporti apparentemente troppo corti (32×10/52) per una ruota posteriore da 27,5×2,6”, si è dimostrata azzeccata: anche quando la fatica ha preso il sopravvento sono riuscito a mantenere cadenze superiori a 75 pedalate al minuto, condizione ideale per aumentare l’autonomia.
Durante la gara ho utilizzato, sistematicamente, la possibilità di gestire l’aumento o la diminuzione del livello di assistenza per step del 10%. In questo modo, oltre alla miglior gestione della batteria, ho trovato il modo di ottenere, manualmente, l’effetto della progressione dinamica dell’assistenza al quale ero abituato con le e-bike da me usate in precedenza, a tutto vantaggio della possibilità di superamento degli innumerevoli tratti al limite del pedalabile che ho incontrato nelle quattro giornate di gara.
La mia Turbo Levo Comp Carbon in asseto gara, con pedali, portaborraccia, borraccia, Garmin con staffa dedicata, inserti e liquido sigillante su entrambe le ruote e gomma posteriore con mescola T9 e carcassa Gravity pesa 23,130 kg.
Molto positivi anche i riscontri sulla funzionalità delle protezioni, a partire dal casco Specialized Tactic MIPS leggero, ventilato e comodo. Così come il corpetto, le ginocchiere e le gomitiere Fox Enduro D30 che mi hanno lasciato la massima libertà di movimento e sono rimasti, saldamente, nella posizione corretta per l’intera giornata.
Conclusa questa manifestazione che ha proposto agli organizzatori una serie di problematiche, mi sento di trarre alcune mie personalissime conclusioni. A partire dal Format originale di questa gara che ha spiazzato alcuni concorrenti che, probabilmente, non si aspettavano di dover superare impegnativi tratti a spinta e, addirittura i 50 m di dislivello finale di “portage”. Detto questo bisogna considerare l’orografia della Valle d’Aosta che propone scenari indimenticabili ma che pone severe condizioni per superare i valichi oltre i 2.700 m di altezza: non c’è alternativa se si vuole organizzare un giro ad anello!
Un problema che è emerso ed andrà risolto in modo più funzionale, riguarda la segnalazione di alcune deviazioni: l’utilizzo del mio Garmin 530 mi ha permesso di seguire la traccia con precisione nella maggior parte del tracciato. E’ chiaro che in un single track in discesa mi concentravo sul percorso, dimenticando di seguire le indicazioni del GPS: in queste situazioni, peraltro numerose nelle quattro tappe, le deviazioni vanno segnalate con la massima precisione, cosa che non sempre ho riscontrato e che ha creato problemi soprattutto agli atleti di punta.
Photo : Morgan Bodet
Il mio bilancio personale alla fine della manifestazione è decisamente positivo: la consapevolezza di non essere più un atleta in piena forma mi ha consigliato prudenza, ma strada facendo, ho capito che i miei limiti psico/fisici erano molto superiori alle mie aspettative. Durante le quattro impegnative tappe sono rimasto continuamente presente a me stesso, concentrato nel “Qui ed Ora”, condizione indispensabile per affrontare il susseguirsi delle innumerevoli difficoltà tenendo tutto sotto controllo e gioire degli innumerevoli tratti tecnici sia in salita sia in discesa che il percorso mi ha proposto.
Concludo con questa riflessione, che penso possa essere condivisa con gli altri partecipanti: affrontare questa impresa con slancio gioioso e portarla a termine con vitale entusiasmo, è un grande insegnamento per affrontare la vita nella sua quotidianità.
Scritto da Roberto Diani il 13 Luglio 2022 .
Da Cogne a Cogne in quattro impegnative tappe caratterizzate da un originale format di gara che ha messo a dura prova Bikers e attrezzature, regalando autostima e grande soddisfazione a tutti coloro che, superando difficoltà di diversa natura, hanno raggiunto la meta.
Il 5 Luglio, terminate le operazioni preliminari, si è svolto il prologo che ha determinato la griglia di partenza della prima tappa. Il, pur breve, percorso ha evidenziato le reali forze in campo, messe in fila da Martino Fruet.
Photo credit : Mario Pierguidi
La 1° tappa da Cogne al Forte di Bard è risultata la meno traumatica delle quattro: 50 km con D+1.500 m e D-2.800 m.
Dopo un singletrack ai piedi del Gran Paradiso è iniziata una lunga salita pedalabile (1000 m D+ in 14 km), dopo la quale è iniziato un’ altro singletrack via via più impegnativo che in 4,5 km ha portato al Colle Fenetre (2.826 m). Dopo 15 km di discesa su terreni misti, a Champourcher, termina il tratto cronometrato, che ha visto Martino Fruet primeggiare in 1 ora e 33 minuti, ben 7′ 22” di vantaggio sull’olandese Meeuwessen. Poi il trasferimento su asfalto per raggiungere Bard. Dal Borgo medievale al Forte si è svolta la crono in salita che ha decretato in Andrea Garibbo il “Forte del Forte” che ha inflitto 1” di distacco a Martino.
Con la 2° Tappa da Gressoney La Trinitè (raggiunta con trasferimento su navetta) ad Antey Saint Andrè la gara sale di livello sia atletico sia tecnico: 60 km, 2.400 m D+ e 3.000 m D-.
Si parte su un divertente singletrack. Poi comincia la lunga salita su “gippabile” fino al Colle di Bettaforca (2.660 m). La discesa successiva presenta tratti decisamente impegnativi (è qui che Fruet rompe il cambio probabilmente per l’eccessiva irruenza con la quale ha affrontato il percorso pieno di insidie). Al km 18 si risale fino a quota 1.985 m. Dopo un sentierino tecnico si pedala in falsopiano sino al punto di sosta e ricarica della batteria presso la Tchavana di Metzan a 2.005 m.
Dopo 2 ore di sosta si riparte passando, con l’aiuto di una torcia, attraverso 14 tunnel privi di illuminazione,
L’arrivo è ancora distante e si raggiunge su terreni diversi con alternanza di salite e discese fino ad Antey.
L’incidente meccanico pregiudica definitivamente la classifica di Martino Fruet a tutto vantaggio Di Andrea Garibbo. Sempre più sorprendente la francese Nadin Sapin attualmente in 3° posizione assoluta.
Photo credit : Evi Garbolino
La 3° tappa è la più impegnativa, più corta della precedente ma più tecnica, da Antey a Valpelline passando dalla Valle di Saint Barthelemy: 47,6 km, 2.144 m D+ e 2.220 m D-. Ai 57 Bikers che hanno preso il via da Cogne se ne sono aggiunti altri 30 che ci faranno compagnia per le ultime due tappe.
Si sale per 23 km su terreni misti fino al punto di ricarica situato ai 2.000 m del rifugio Magià. Si riparte dopo 2 ore su una salita molto impegnativa con tratti “Walk”. Ancora salita pedalabile poi inizia il tratto più faticoso e tecnico. Superato il Colle Chaleby (2.676 m) si prende una discesa insidiosa (D-120 m). L’ultima ascesa al Colle Vessonaz (2.775 m 220m D+) è una sofferenza ampiamente ripagata dalla lunghissima ed entusiasmante discesa (1.500m D-) con i primi 300 m di dislivello molto impegnativi anche per la fatica accumulata.
Andrea Garibbo si conferma leader; un errore di percorso toglie a Fruet la parziale soddisfazione del miglior tempo di giornata.
Ultima Tappa da Valpelline, Aosta, Pila con arrivo a Cogne: 39 km, 1.303 m D+ e 1.947 m D-
E’ una tappa atipica: si parte con un trasferimento alla Piazza Chanoux di Aosta con sosta e colazione. Da qui ci si trasferisce alla partenza della risalita in ovovia per Pila (1.874 m) da dove ha inizio la gara vera e propria. Dopo i 3 km dell’anello xc, allestito nel Pila Bike Park (molto tecnico) si pedala su poderale fino ai 2.251 m dell’alpeggio Plan dell’ Eyve. Da qui comincia un singletrack che si inerpica fino ai 2.806 m del Col Tsa Setze: l’inizio è tecnico ma ben presto si trasforma in una tortura con gli ultimi 80 m di dislivello impossibili, molti sono costretti al portage, gli altri arrancano. Ma, anche in questo caso la fatica è ampiamente ricompensata con una discesa godibile con ben 1.300 m D- fino a Cretaz. Ancora qualche pedalata ed ecco il meritato traguardo di Cogne.
Photo credit : Morgan Bodet
Martino Fruet è il vincitore di giornata ma è Andrea Garibbo a primeggiare in classifica generale; il podio è completato da Edoardo Franco e dall’olandese Rob Meeuwessen; quarta assoluta la francese Nadin Sapin.
Scritto da Roberto Diani il 03 Luglio 2022
All Around E-MTB in Valle d’ Aosta : i preparativi .
Una gara tanto impegnativa sia per le abilità di guida sia per le prestazioni atletiche richieste, necessita di una preparazione meticolosa, premessa indispensabile per non incorrere in inconvenienti di varia natura in grado di pregiudicare il buon esito delle 4 intense giornate di gara.
1 – LA BICI
Serve una eMTB con tanta batteria e tanta coppia e una geometria tale da assicurare prestazioni equilibrate per superare agevolmente le salite al limite di percorrenza (il percorso presenta tratti difficilmente superabili pedalando) e le discese impervie.
Abbiamo scelto la Specialized Turbo Levo con batteria da 700 Wh e 90 Nm di coppia massima. Inoltre abbiamo optato tra le taglie S3e S4, per quest’ultima perché, grazie alla quota di reach pari a 477 mm, assicura stabilità in discesa mantenendo l’agilità necessaria in salita grazie alla quota di carro posteriore ottimamente contenuta in 442 mm, abbinata ad un angolo di sterzo non troppo aperto con i suoi 64,5° ampiamente modificabili.
La messa a punto, oltre alle normali operazioni di taratura delle sospensioni e della dislocazione degli appoggi, ha previsto l’utilizzo di inserti su entrambe le ruote, operazione facilitata dalla presenza dell’apposito nastro. Inoltre, in previsione di possibili precipitazioni, abbiamo provveduto alla sostituzione dello pneumatico posteriore con uno con mescola T9, più morbida rispetto alla T7 di serie.
2 – LE PROTEZIONI
Non si può prescindere dalla massima protezione delle parti più esposte del nostro corpo. Oltre a casco, occhiali e guanti, che rappresentano la dotazione minima per Biker di qualsiasi estrazione, sono indispensabili le ginocchiere, le gomitiere e un corpetto che protegga il torace e la schiena.
Noi abbiamo scelto la linea Fox Enduro D30 per corpetto, ginocchiere e gomitiere che assicurano, oltre ad un alto livello di protezione, facilità di movimento e traspirazione.
Casco Specialized Tactic con tecnologia MIPS Evolve: perfetto per utilizzi enduro.
3° – SCARPE
Meglio optare per una scarpa comoda e non troppo rigida: la gara è lunga e sui sentieri impervi in alta montagna, può capitare di essere costretti ad utilizzare la modalità “Walk”.
4 – GPS
Le tracce delle quattro giornate di gara sono disponibili a partire da 2 Luglio, noi le abbiamo scaricate sul nostro Garmin “530” fissato al manubrio con l’apposita staffa: tra i tanti modelli del catalogo Garmin è il più adatto ad utilizzi mtb.
5 – DOTAZIONI OBBLIGATORIE
All Around eMTB è una gara che richiede un equipaggiamento adeguato, necessario ad affrontare, in sicurezza ed autonomia, qualsiasi condizione atmosferica e il percorso in alta quota.
Nello zaino, oltre al cellulare sempre acceso, vanno inseriti:
tessera sanitaria e documenti
sacca idrica o borraccia
carica batteria bici, telefono e GPS
giacca antipioggia e indumenti caldi
lampada frontale per attraversare tunnel non illuminati
kit riparazione bici (multitool, forcellino del cambio, smaglia catena e falsamaglia, camera d’aria, leve cacciagomme e pompa
kit pronto soccorso più telo di sopravvivenza in alluminio.
Per maggiori informazioni, percorso, altimetria e informazioni varie : www.allaround-emtb.com
Scritto da Gianni Biffi il 1 Giugno 2022 (Chilometri percorsi 408 – Periodo di prova 28 giorni).
Non l’ avevo nemmeno mai presa in considerazione avendo già avuto una Kenevo Expert e una Focus Sam2 6.9 a disposizione come gravity E-MTB per le prove ma un’ avvicendarsi di eventi mi ha portato sulla Mondraker Level quasi per caso . Dopo aver percorso più di 400 Km con svariate migliaia di metri di dislivello siamo quindi pronti per le impressioni finali riguardo a questa E-gravity bike della casa Spagnola . Per quanto riguarda l’ equipaggiamento Vi rimando al link della Casa che troverete qui , noi per parità di equipaggiamento con altri prodotti provati in precedenza alla Level abbiamo sostituito ruote, pneumatici e dischi freno per avere sensazioni paritetiche o simili con le prove precedenti .
EccoVi ora cosa esattamente abbiamo potuto verificare circa questa E-MTB come segue .
Estetica : la Level come tutte le altre Mondraker E-MTB è molto bella e snella . Nonostante le versioni in carbonio della Crafty abbiano gli snodi del carro meglio rifiniti (la Level però non viene realizzata in carbonio) anche la Level si presenta molto ben realizzata considerando che utilizza il nuovo motore Bosch CX Flow e batteria da 750 Wh . Anche in questo caso la scelta di montare la batteria senza possibilità di essere sganciata dalla bicicletta , pur se limitante nei casi non si abbiano prese di corrente vicino alla E-MTB , ha contribuito non poco a farne forse la più bella E-MTB in circolazione con questa batteria e motorizzazione . Voto 9,5 .
Posizione di guida : “Forward geometry” è la caratteristica di tutte le Mondraker e la Level , con il suo top tube lungo, attacco corto e angolo di sterzo moderatamente aperto , non fa eccezione . Sembra sempre di salire su una bicicletta lunga e la Level lo è con il suo interasse di ben 1270 mm !!! ma tutte le Mondraker sono così e quindi forse poco adatte ai neofiti della MTB . Come tutte le Mondraker esistono E-MTB e MTB forse più intuitive ma una volta presa la mano con le geometrie particolari tutto torna nella normalità . Voto 7,5 .
Sospensioni : la forcella Fox 38 29 Float FIT GRIP EVOL della serie Performance con cartuccia semplificata e di più semplice taratura è veramente un riferimento per questa tipologia di E-MTB . I suoi 180 mm di travel e la sua rigidità consentono anche ai meno smaliziati di condurre in sicurezza caricando l’ avantreno come vuole la geometria della Level . La sospensione Zero® al posteriore è sempre un riferimento assoluto che ci meraviglia ogni volta che saliamo su una Mondraker e in questa versione con l’ ammortizzatore a molla Fox DHX2 Performance Elite raggiunge forse il massimo delle sue capacità di copiare ed assorbire qualsivoglia urto proveniente dal terreno . Sembra quasi di essere su un magico tappeto volante e il brake-jack è praticamente inavvertibile !!! Anche in salita i 180 mm di escursione alla ruota conferiscono alla Level una trazione sconosciuta ad altri sistemi sospensivi . Voto 10 .
Salita scorrevole : a parte il peso importante (siamo attorno a Kg. 26,500.-) il nuovo motore Bosch CX Flow è veramente molto fluido e ciò permette velocità di ascesa molto alte . Voto 8,5 .
Salita tecnica : in questo caso i due livelli dinamici del motore Bosch CX Flow – E-Tour+ e E-MTB – permettono di salire praticamente in ogni dove concentrandosi sul supermento degli ostacoli e con una reattività alla pedalata sconosciuta ad altre motorizzazioni con erogazione semplice e non dinamica . Se a questo uniamo la trazione da riferimento assoluto nella categoria è facile comprendere che solo il peso gioca a sfavore della nostra Level . La funzione Extended Boost poi , presente nelle assistenze E-MTB e Turbo , permette di passare e di ripartire con grandissima facilità su radici, gradini e terreni particolarmente sconnessi come per tutte le realizzazioni Bosch CX . Voto 9,5 .
Single-track : la Level è molto lunga e più pesante della Crafty ma nonostante questo resta sempre una bicicletta molto veloce e precisa nei single-tracks più veloci grazie alla rigidità dell’ assieme mentre sullo stretto paga qualche cosina alla più agile Crafty . Voto 9 .
Discesa scorrevole e fluida (veloce) : incredibile !!! Passa su ogni cosa e le velocità di percorrenza sono a livelli altissimi !!! . Voto 10 .
Discesa tecnica e stretta : l’ interasse lunghissimo e il peso importante possono mettere in difficoltà ma basta aumentare leggermente le velocità di percorrenza e grazie alle sospensioni infinite che passano sopra a tutto la Level si comporta molto meglio di quanto i numeri sulla carta potrebbero far pensare . Certo non è la E-MTB più facile da girare del lotto ma alla fine non è poi il Diavolo che sembra guardando le geometrie e i freddi numeri sulla carta . Voto 7,5 .
Frenata : i freni SRAM G2 RS a 4 pistoncini con i dischi originali non sono certo il meglio del mercato e necessitano di parecchia manutenzione anche se in misura inferiore dei vecchi Guide . Con i dischi freno BCA #YoD4 che abbiamo montato la qualità della frenata è sicuramente migliorata di parecchio a discapito della durata delle pastiglie freno . Voto 7 .
Rigidità : veramente incredibile ! Voto 10 .
Dotazione : A parte le ruote di serie assolutamente non adatte a un uso gravity che la Level permette direi che siamo su livelli molto performanti anche in considerazione di un prezzo abbastanza contenuto . Voto 9 .
Motore e componenti elettronici : il nuovo Bosch CX Flow con la sua batteria da 750Wh è sicuramente l’ unità motrice più performante sul mercato tra quelle di serie . I suoi due livelli dinamici soprattutto e la fluidità d’ erogazione in questi due livelli ne fanno un riferimento assoluto . I piccoli problemi di gioventù riscontrati nelle prime versione del sistema Flow non si sono mai presentate su questa nostra Level … Segno che anche l’ affidabilità dei componenti , dopo un inizio stentato , è stata migliorata . Voto 9.
Finiture : buone finiture in questa versione in alluminio che è sicuramente meglio verniciata delle realizzazioni in carbonio di Mondraker . Come già detto per le Crafty ottima protezione inferiore del motore e molto ben realizzata , tramite l’ inserimento di spugnette attorno al link basso della sospensione Zero® , la protezione dei link del sistema . Voto 9 .
Valutazione rapporto qualità/prezzo : molto buono considerando quant’ altro presente sul mercato . Voto 8,5 .
Note finali : motore con livelli dinamici (unico sul mercato attuale se si toglie la scheda Adamo) , batteria da 750 Wh , consumi molto contenuti , geometria non facilissima ma veramente prestazionale , ottime sospensioni con particolare riferimento al cinematismo posteriore e la purezza della linea ne fanno una delle mie preferite nel settore delle E-MTB gravity oriented .
Voto finale 124 su 140 .
Scritto da Gianni Biffi il 13 Maggio 2022 .
Mercoledì 4 Maggio 2022 , gli amici organizzano un’ uscita sui “Sentieri dei Gatti” e quindi quale migliore occasione per riprendere in mano la Mondraker Crafty RR Carbon con il nuovo firmware aggiornato del sistema Bosch Flow ? Carico la Crafty in furgone e parto, ritrovo a Gattinara e purtroppo constatiamo che pioviggina . Si parte lo stesso e a fine giro Vi lascio immaginare quanto fango era presente sulla Crafty ! Rientro e Alberto , mio figlio , si lamenta che la bicicletta era molto sporca e che lui l’ avrebbe già venduta e quindi mi propone un lavaggio immediato – subito effettuato – e il cambio della Crafty con una delle Level R appena arrivate in Pro-M . Detto fatto e mi ritrovo su una E-MTB che non era nel planning delle prove di quest’ anno ma come ben sapete io sono curiosissimo e quindi una in più da provare non è mai un problema : dovrò solo uscire in E-MTB qualche volta in più 🙂
Preparo la Level R sistemando appoggi , cambiando ruote , gomme e dischi freno come d’ abitudine perché è per me importante avere sempre e comunque impressioni comparabili : quindi la solita Hillbilly T9 all’ anteriore e la Eliminator T7 al posteriore con dischi BCA Yod4 da 203 mm , tutto il resto è del montaggio originale (che potete trovare qui https://mondraker.com/es/es/2022-level-r ) compresi i tanto bistrattati freni Sram G2 che però posso confermarVi ancora una volta con uno spurgo ben fatto e i dischi BCA funzionano come tanti altri ben più blasonati 😉 Ah, dimenticavo che abbiamo anche montato uno spider O-Chain che dovrebbe ridurre il pedal kick back , ma di questo parleremo in maniera più approfondita quando avremo terminato le prove di questo O-Chain . Ad oggi ho effettuato 5 uscite per un totale di circa 150 Km con più di 6000 Mt di salite e discese e quindi sono ormai pronto per scrivere queste prime impressioni della Level .
Ovviamente abbiamo percorso sentieri ben conosciuti come le Rive Rosse , il giro del tagliere , Colazza , l’ alpe Cantedoldo e il tanto divertente Bogianchini 1 al Mottarone . Per chi li conosce tutti è facilmente comprensibile la varietà dei percorsi in alcuni casi stretti , naturali e tecnici e in altri molto scorrevoli e divertenti ; quindi un’ approccio a tutto campo . Vi dico subito che la prima impressione , scendendo dalla Crafty RR Carbon , è di avere una E-MTB più lunga e pesante che gira ovviamente con meno facilità ma alla fine queste prime sensazioni sono state poi ridimensionate dai fatti . Certo la Level non è una E-MTB da guidare in punta di piedi ma bensì un “cangurone” con tantissima sospensione (180 mm) da far correre e che passa veramente su tutto : mi ricorda tantissimo la Focus Sam2 6.9 … Il vero punto di forza della Level – IMHO – è la sospensione posteriore coperta da brevetto ZERO Suspension System® che lavora come poche altre coadiuvata da un onesto ammortizzatore a molla Fox DHX2 e forse anche dallo spider O-Chain .
Quindi come detto la Level sul rotto / tecnico è veramente un prodotto da riferimento e permette velocità di percorrenza elevate anche a me che non sono certo un agonista : cosa quindi alla portata di tutti . Il peso è importante (sopra i 26 Kg.) come nel caso della Focus Sam2 6.9 , ma la Level è anche più lunga (1236 mm contro 1270 mm) e la conseguenza ovviamente è che la Level giri un filino peggio della Sam2 sullo stretto . In salita invece il sistema ZERO Suspension System® garantisce una trazione da riferimento e la spinta del nuovo Bosch 750 Flow , che può usufruire di ben due livelli d’ assistenza dinamici (E-Tour+ e E-MTB) , ne fanno un riferimento assoluto nella propria categoria di utilizzo ! Nessun problema o dubbio sulle salite e discese scorrevoli dove la buona spinta del motore e il lavoro eccellente delle due unità ammortizzanti Vi permetteranno velocità e tempi di percorrenza veramente elevati .
Posso inoltre dire che la verniciatura del telaio e carro in alluminio (non sono previste Level in carbonio nel catalogo Mondraker) sono veramente più che buone e il livello dei componenti più che adeguato al tipo di utilizzo . Un’ ultima nota di cui come detto parleremo più avanti in uno scritto dedicato : sarà merito del sistema O-Chain se le mie malandate ginocchia (dopo più di 50 anni di abusi e rotture forse hanno anche ragione 🙂 ) non mi fanno più così male quando scendo dalla Level a fine giro oppure sarà l’ infinita sospensione posteriore ? Tenteremo di appurare anche questo nel prossimo futuro : stay tuned !
Scritto da Vittorio Colombo il 10 Maggio 2022
Sono passati già dieci anni !!!
Caspita come vola il tempo
Dieci anni fa Gianni ha avuto la grande intuizione di organizzare una vacanza di una settimana a MOAB negli Stati Uniti nella mecca della MTB .
Un deserto roccioso con tantissimi sentieri di ogni difficoltà per MTB, moto da cross e Jeep .
Era il mese di Ottobre , se non sbaglio quando , in una delle tantissime gite domenicali il Gianni propone di organizzare una “spedizione” negli Stati Uniti .
Nel giro di pochi giorni aveva già trovato numerose adesioni .
Per me era una nuova scoperta, un nuovo mondo e un nuovo modo di intendere la mtb (mia grande passione) .
Era la prima volta per tutti ma la macchina organizzativa si era avviata subito e a Dicembre tutto era pianificato, trasferimenti, equipaggi, alloggi, noleggi mtb e logistica .
Tutto perfetto compreso i percorsi sia da pedalare che quelli mediante utilizzo di navetta .
Grazie Gianni per la magnifica esperienza !
Da circa due anni avevo in mente di proporti una reunion ma causa Covid e adesso guerra in Ucraina questo sogno è un po’ svanito .
Peccato però mi rimangono le foto e i ricordi che sono indelebili e che mi porterò per sempre nel mio cuore .
Scritto da Fabio Paganelli – 8 Maggio 2022 .
Road tubeless … Ready or not ready …
Introduzione – Ebbene si, anche noi stradisti siamo ormai di fronte, dopo l’avvento dei tanto discussi freni a disco, all’utilizzo dei famosi copertoncini tubeless. Sparisce quindi la tanto amata camera ad aria per lasciare spazio ad una soluzione ben nota ai nostri cugini biker.
La nascita repentina dei nuovi cerchi hookless, imposti a larga scala dai maggiori costruttori di cerchi in carbonio, spinge inevitabilmente noi pedalatori ad adottare un sistema tubeless senza alternativa alcuna.
Lo scetticismo della maggioranza è ancora alto e le soluzioni sul mercato sono innumerevoli, finalizzate a semplificare l’utilizzo del tubeless.
Descrizione del prodotto – E’ a questo punto che l’azienda Bergamasca Vittoria giunge sul mercato con un prodotto specifico, figlio di un’esperienza pluriennale nel mondo mtb, messo a disposizione di noi stradisti con le dovute particolarità.
Il kit Air Liner Road Vittoria prevede un vero e proprio inserto a sezione esagonale costituito da un polimero estremamente leggero e resistente; il sistema, in abbinamento ad un lattice a base non ammonica, è in grado di assicurare una buona tenuta di pressione, prevenendo eventuali stallonamenti del pneumatico dal cerchio. L’inserto Air Liner Vittoria protegge inoltre il cerchio da impatti esterni garantendoci anche una soluzione simil run-flat assicurandoci un eventuale rientro a casa in sicurezza (quasi indispensabile se volete usare il tubeless !) .
Caratteristiche della prova – La bicicletta utilizzata per la prova è ormai la nostra supercollaudata Tarmac Pro di Specialized, la quale adotta una coppia di cerchi Roval Rapide Cl ad alta sezione, nello specifico 56mm all’anteriore e 64mm al posteriore, entrambi con canale da 21mm.
Smontate le coperture di serie abbiamo immediatamente montato una coppia di Vittoria Corsa Graphene 2.0 tubeless ready 700 X 28 .
In base alla misura del cerchio e del copertoncino abbiamo quindi utilizzato un inserto di misura media del peso di 35 gr. ciascuno, adottando valvole radiali specifiche, attraverso le quali sono stati inseriti 30 ml di liquido sigillante non ammonico per ruota.
Con un peso di 67 Kg. ho percorso i primi 2500 Km ad una pressione ottimale di 6,5 bar; provando a viaggiare a pressioni leggermente più alte, intorno ai 7 bar (limite impresso sul copertoncino) ho riscontrato fastidiosi rimbalzi specialmente nelle discese più veloci e dissestate, dimostrando che aumentando le sezioni dei pneumatici ed i conseguenti volumi interni, non serve troppa pressione per andare forte !
La perdita di pressione ad ogni uscita si è attestata in media intorno al mezzo bar.
Impressioni – Sicuramente si va forte !!! … E’ indiscutibile; scorrevolezza ai massimi livelli, confort aumentato di parecchio senza alcun discapito nei confronti della sensibilità di guida garantendo un grip importante; se hai buon orecchio senti persino il copertoncino che si deforma e aderisce al massimo all’ asfalto !
Nei giorni successivi alle prime uscite sono stato costretto ad aggiungere ancora 15/20 ml di liquido sigillante per ruota affinché il tutto funzionasse al meglio, mantenendo costante la pressione desiderata tra un’uscita e l’altra.
Durante i 2500 Km percorsi ho forato al posteriore una sola volta, a causa di un lungo chiodo, sperimentando forzatamente la funzione run-flat del sistema; gestibile la guida al posteriore a circa 20 / 25 Km orari grazie al peso del ciclista che stabilizza la ruota.
Differente la sensazione sulla ruota anteriore; sgonfiandola un poco l’anteriore risulta un po’ instabile, probabilmente a causa del fatto che la maggior parte del peso grava sull’ asse posteriore.
Il sistema Air Liner Vittoria diventa utilissimo in caso di stallonamento; impedendo il fenomeno viene preservata l’integrità dei nostri amati cerchi in carbonio e, soprattutto, di noi stessi.
Nessun rumore viene percepito durante l’utilizzo, anche nelle condizioni più critiche.
Importante la sezione del pneumatico; il copertoncino da 28 è la base di partenza, 30 e 32 un arrivo… Altro che i vecchi 21!!!
Conclusioni – Un sistema tubeless comporta ancora una scarsa facilità di montaggio rispetto alla vecchia soluzione a camera; ciò implicherà una maggior resistenza d’ impiego da parte di quegli Utenti non particolarmente abili manualmente.
Inserti e liquidi sigillanti apparterranno ad un futuro molto vicino, figlio di una trasformazione ormai già avvenuta grazie all’avvento dei cerchi hookless i quali non prevedono soluzioni tradizionali utilizzate fino ad ora.
Innegabile è il vantaggio in termini di prestazione / confort nell’utilizzo tubeless ed è qui che il sistema Air Liner di Vittoria si colloca, divenendo un aiuto importante in termini di sicurezza e serenità.
Scritto da Gianni Biffi il 13 Aprile 2022 .
Come da titolo non amo le comparative ma in questo ultimo periodo compreso tra Marzo e inizio Aprile ho avuto l’ occasione di percorrere più volte la salita diretta da Armeno alla cima del Mottarone e poi di scendere sul sentiero denominato Bogianchini 1 che sembra essere molto gradito a tutti in questi primi mesi del 2022 😉 Un doveroso grazie a Renzo Bogianchini che oltre ad averlo disegnato si occupa della manutenzione di questa zona che va appunto dalla cima del Mottarone verso il lago d’ Orta : un lavoro incredibilmente ben fatto con competenza e passione !!! Grazie 1000 Renzo !!!
Il bello è che ho percorso questi sentieri con 3 delle E-MTB che in questo periodo considero a me più gradite : non dico le migliori perché non esiste un prodotto perfetto ma sicuramente delle E-MTB che incontrano perfettamente il mio stile di guida e le mie necessità . Le tre E-MTB sono in ordine sparso la Rotwild R.X 750 (All mountain / Trail con escursione ant. 150 mm / post. 152 mm) , la Focus Jam2 7.0 (All mountain / Trail con escursione ant. 150 mm / post. 140 mm) e la Rocky Mountain Altitude PowerPlay C70 (Enduro con escursione ant. 170 mm / post. 160 mm) . Lo cosa interessante poi è che tutte e tre le E-MTB montano motori diversi (Brose Mag S per la Rotwild , Shimano Ep8 per la Focus e Dyname 4.0 per la Rocky Mountain) ma con batterie di autonomia molto simile (rispettivamente 750 Wh e 720 Wh per le altre) e quindi si ottiene un confronto completo fatto più e più volte dallo stesso rider sullo stesso percorso abbastanza lungo e divertente (circa 28 Km con 1250 MT+) ! Ovviamente per non avere grandi differenze di scorrevolezza e prestazione abbiamo montato su tutte e 3 le E-MTB gli stessi pneumatici gonfiati alla stessa pressione e con gli stessi inserti . Riguardo l’ autonomia sgombero subito il campo dicendo che in tutte le mie uscite sul tracciato sono ritornato ad Armeno , usando la batteria alla necessità e quindi senza nessun tipo di risparmio , con circa il 40 / 50 % rimanente di carica : in pratica non Vi farete mai venire l’ ansia da consumo e potrete magari fare il giro due volte 🙂
Equipaggiamento : direi che più o meno , le 3 E-MTB si equivalgono con gruppi completi Shimano XT per R.X 750 e Altitude e gruppo Sram GX AXS per la Jam2 . Freni XT e Code che con un buon disco BCA migliorano nettamente le proprie prestazioni di potenza e resistenza al calore . Ruote in alluminio WTB per la Altitude nettamente inferiori in resistenza e scorrevolezza alle DT Swiss montate sulla R.X 750 e sulla Jam2 . Anche a livello reggisella telescopico il Race Face montato sulla Altitude ha mostrato un eccesivo gioco laterale specialmente a sella completamente abbassata .
Unità ammortizzanti : riguardo all’ ammortizzatore posteriore troviamo dei Fox Float X della serie performance sulla R.X 750 e sulla Jam2 ; ambedue ottimi e ben coadiuvati dai leveraggi della sospensione anche se come detto la Jam2 è forse un pò troppo lineare . La Altitude invece usa un Float X2 Performance che come già detto svolge ottimamente la sua funzione e ha una curva di progressione molto progressiva . Riguardo le forcelle la R.X 750 monta un’ ottima forcella Fox Float 36 Performance e la Altitude una Fox Float 38 Performance altrettanto valida : devo ancora una volta sottolineare che non trovo grandissima differenza di rigidità e prestazioni tra le due Fox ai ritmi e alle velocità a cui sono abituato a guidare (non sono certo un PRO) e al limite la differenza più evidente è nel travel delle due forcelle . Discorso un filino diverso per la Rock Shox ZEB che se a livello di rigidità ha poco da invidiare alle due sorelle Fox a livello di idraulica e scorrimenti è sicuramente da sottoporre a qualche piccolo e poco costoso tuning che ovviamente abbiamo effettuato arrivando a fare della ZEB una Fox 🙂 🙂 🙂
Guidabilità : la R.X 750 è una Mullet con ruota ant. da 29″ e post. da 27,5″ , una configurazione che non ho mai digerito più di tanto ma che sicuramente gli ingegneri di Rotwild hanno gestito molto bene e devo dire che su questo percorso sia in salita che in discesa si è sempre comportata alla grande , forse la meglio bilanciata . La Jam2 con le sue ruote da 29″ e una sospensione posteriore sicuramente più lineare delle altre mi ha fatto molto divertire in discesa e in salita non ho mai avuto nessun problema di aderenza o altro : è sicuramente la più facile delle tre anche se non la più veloce . La Altitude infine , anch’ essa con ruote da 29″ , non eccelle in trazione ma è la più veloce in discesa oltre ad avere una sospensione posteriore molto progressiva che mi piace moltissimo .
Efficenza e prestazione dei motori : ho volutamente lasciato in fondo questa valutazione perché i tre motori hanno caratteristiche veramente molto diverse tra loro e quindi ognuno di loro caratterizza l’ uscita in modo molto importante e influisce quindi anche sulla prestazione in discesa perché ovviamente se arrivi in cima più stanco magari potresti avere più difficoltà anche nella conduzione in discesa . Partiamo dal Brose Mag S montato sulla R.X 750 con firmware Rotwild che ci tengo a precisare e molto diverso dal firmware montato sullo stesso motore da Specialized ! Si tratta sicuramente del motore con la maggior velocità ascensionale per il mio modo di pedalare con uno sforzo abbastanza contenuto : in pratica fa tantissima strada con sforzo apparente molto basso (miglior tempo sul tracciato è stato di 2h:04m:12s con battito medio di 103 bpm) . Il migliore a basse rotazioni non ha un allungo possente con l’ aumentare delle stesse ma non mura completamente se si frulla di più . Lo Shimano EP8 è quello meno veloce ma forse quello che per le sue caratteristiche di spinta solo in un range di rotazioni contenuto – non spinge sotto le 30 rpm e sopra le 120 rpm – obbliga ovviamente ad usare molto di più il cambio e permette quindi un ritmo di pedalata più costante e simile a quello di una MTB tradizionale . Non è il più veloce ma affatica molto poco (miglior tempo sul tracciato è stato di 2h:15m:08s con battito medio di 105 bpm) . Arriviamo infine al Dyname 4.0 della Altitude che è sicuramente il motore più prestazionale ad alte rotazioni e quindi adatto a chi ha gamba e fiato da vendere : probabilmente il miglior motore per un agonista che io certamente non sono 🙂 Il risultato è che per una persona normale come me pur spingendo moltissimo ti porta a pedalare con una certa foga affaticandoti di conseguenza più degli altri e dimostrando un’ ottima capacità di fare velocità ma con un dispendio di energie importante (miglior tempo sul tracciato è stato di 2h:09m:48s con battito medio di 123 bpm) .
Conclusioni finali : dopo averVi annoiato con numeri e le mie impressioni mi chiederete quale sceglierei tra le tre ma ovviamente la risposta è molto personale e quasi impossibile da dare : ecco perché non amo le comparative 😉 Quindi Vi consiglio prima di tutto di valutare con attenzione che uso vorreste fare della E-MTB , poi di valutare con grande onestà intellettuale le Vostre reali capacità fisiche , di guida e di scegliere in base alle reali necessità e aspettative che avete del Vostro nuovo giocattolo . Comunque sia secondo me la Jam2 è la più facile , la Altitude la più prestazionale per uno che spinge forte e per un agonista e la Rotwild non è ancora importata in Italia … A voi , se siete riusciti ad arrivare in fondo alle mie noiose considerazioni , la scelta .
Scritto da Gianni Biffi il 28 Marzo 2022 .
Lourdes val bene una gara ! Parafrasando il famoso detto io e Gianluca Bonanomi il Giovedì mattina siamo partiti alla volta di Lourdes . Una decina di ore di macchina e siamo nel paddock dove Lorenzo e Andrea ci aspettavano essendo arrivati il Mercoledì di prima mattina con tutta l’ attrezzatura . Andrea e Lorenzo il Mercoledì pomeriggio hanno potuto effettuare il primo track walk : prima presa di contatto con la pista che sin da subito è risultata ai loro occhi ben più impegnativa di quante percorse in questi ultimi anni dai nostri Bonanomi Twins ! Il Giovedì la telemetria è già montata sulla Summum di Andrea e quindi ci avviamo in hotel per una doccia e poi a cena . Tutti a nanna presto : domani sarà lunga con le prime prove libere nel circuito di Coppa del Mondo downhill per Andrea Bonanomi alla sua prima stagione in categoria Junior !
Venerdì mattina quindi colazione al volo e alle 08:00 siamo già pronti per le prime prove . Purtroppo dobbiamo da subito constatare che la risalita al Pic du Jur con la cremagliera è molto lenta e la coda è molto lunga . Risultato da un minimo di un’ ora e venti minuti alle due ore per poter fare una discesa ! Per fortuna i tempi delle prove libere vengono allungati più volte e Andrea riesce a compiere tre run di prova , meglio di niente . Scarichiamo ad ogni run i dati della telemetria e nel pomeriggio , non avendo altre possibilità di provare se non a piedi il tracciato , si corregge il setting della bicicletta che era del resto già abbastanza buono viste le prove fatte nello scorso weekend a Talamello . Gianluca e Andrea si avviano per un’ ultima ricognizione a piedi del tracciato e quindi verso le 19:30 la giornata volge al termine e ci avviamo verso cena . Finalmente domani nel primo pomeriggio si userà il cronometro e ci auguriamo che Andrea possa rientrare nei 25 posti a disposizione per la finale : i partenti della manche di qualificazione saranno circa 60 e quindi non sarà facilissimo !
Sabato mattina alle 07:30 Andrea è già in fila davanti alla stazione a valle della cremagliera e riuscirà quindi a percorrere altre 3 run di prove libere . Purtroppo nella seconda risalita caricando la bicicletta viene danneggiata l’ asta anteriore sulla forcella della telemetria e quindi , una volta acquisiti i dati , dobbiamo smontarla . Poco male : ormai la bicicletta è ben bilanciata e settata ! Nel primo pomeriggio partono i primi 15 piloti del seeding mondiale in ordine inverso e a seguire tutti gli altri . Andrea ha il numero 47 e partirà poco prima delle 14:00 . Ci prepariamo al momento della manche di qualificazione prendendo posto nelle tribune di fronte all’ arrivo . Da qui sul maxi schermo potremo vedere alcuni tratti del tracciato e soprattutto i tempi all’ arrivo . Andrea parte bene e noi speriamo che tutto fili via liscio ma purtroppo una caduto dopo quasi un minuto di percorrenza ci toglie la possibilità di avere un confronto con i tempi degli altri 🙁
Molto rammarico per la caduta ma in queste gare è così : un errore e sei fuori dalla finale . Andrea arriva alla fine della sua prova abbastanza deluso ma dopo pochi minuti appare sereno e ben conscio che non sarà certo la sua ultima gara e quindi avrà tutto il tempo per riprovarci ! Il pomeriggio trascorre veloce tra smontare le tende e caricare il furgone poiché Lorenzo ha deciso di rientrare subito con tutto il materiale mentre noi ci dedichiamo a guardare le altre manche di qualificazione degli Elite che comprendono tutti gli attuali campioni di questa affascinante disciplina . Uno spettacolo non da poco ! Un’ altro rapido giro nel paddock cercando di imparare il più possibile da ogni cosa vediamo fare ad atleti e meccanici e poi rientriamo in Hotel .
Domenica mattina ci rimettiamo in macchina per il lungo viaggio di ritorno certi che la prossima volta , Domenica prossima saremo in Croazia per la prima gara di Europeo , andrà meglio !!!
Scritto da Gianni Biffi il 16 Marzo 2022 .
Come già scritto nella prima presa di contatto della sorellina R.X 375 da Febbraio 2022 abbiamo avuto la possibilità di provare in anteprima sul mercato Italiano , dato che Rotwild non è distribuita in Italia , anche la R.X 750 PRO . La E-MTB in questione è montata in maniera più che soddisfacente per l ‘uso a cui è destinata (potete trovare i dettagli qui) che corrisponde ad un all mountain che strizza l’ occhio all’ Enduro , la R.X 750 aveva percorso solo una 15 di chilometri . Come per la sorellina minore il livello qualitativo e l’ ingegnerizzazione del prodotto sono sempre di alto livello e la R.X 750 risulta anche massiccia al primo impatto visivo e conferisce una sensazione di robustezza e di grande affidabilità .
L’ equipaggiamento prevede un’ ottima forcella Fox 36 Float della serie Performance con cartuccia Fit Grip 3 e corsa di 150 mm mentre al posteriore troviamo un’ ammortizzatore Fox Float X della serie Performance con 2 posizioni di idraulica in compressione e corsa alla ruota di 152 mm . L’ ammortizzatore lavora su un carro full carbon con bielle in alluminio e sistema sospensivo a 4 punti d’ infulcro . Il nostro esemplare poi era montato con due ruote DT Swiss HX 1501 con gomme Schwalbe Magic Mary 29 x 2.4 all’ anteriore e Hans Dampf Evo 27.5 x 2.60 : purtroppo per il nostro modo di condurre si tratta di una mullet bike 🙁 Il gruppo completo Shimano XT il magnifico reggisella telescopico Eightpins H01 con corsa 160 mm sono montati sulla nostra taglia Medium in prova .
Nonostante la nostra avversione per le mullet la R.X 750 ha una posizione in sella che non esito a definire la migliore mai provata su E-MTB con ruote differenziate : la sensazione di essere appesi al manubrio provata più e più volte su altre realizzazioni qui non è presente grazie probabilmente a un tubo sterzo molto basso , un attacco manubrio che rasenta la negatività e un manubrio con rise appena accennato . Questo ancora una volta conferma la grande attenzione al prodotto degli ingeneri Tedeschi e unito a un sistema di sgancio rapido della batteria e al bellissimo reggisella telescopico Eightpins fanno della R.X un prodotto esclusivo e molto ben costruito . Se avesse anche un’ estetica / grafica più piacevole …
Prima uscita in val Brembana con l’ amico Claudio Locatelli delle Guide MTB Val Brembana e un altro amico : giornata freddina e percorso con parecchia neve appena caduta sopra agli 800 metri e quindi ci avviamo tranquilli sfruttando il ben conosciuto Brose Mag S , lo stesso motore che equipaggia buona parte delle E-MTB di casa Specialized , ma con una batteria da 750 Wh e un firmware diverso da quello Specialized . Ad un primo esame la cosa che subito balza all’ occhio è che il Brose di Rotwild ha 4 livelli d’ assistenza contro i 3 livelli di Specialized e che il comando remoto a manubrio , anch’ esso di produzione Brose , è ergonomicamente poco intuitivo ne facile da usare con i guanti invernali . A dispetto di un peso non certo contenutissimo , anche se allineato alla concorrenza , che si attesta a circa 24 Kg la Rotwild risulta anche abbastanza maneggevole sui primi tornantini del sentiero che percorriamo . Comunque sin dalle prime rampe in salita , in valle non esiste la possibilità di partire in piano , spicca sin da subito la grande capacità di fare velocità ascensionale ben superiore allo stesso motore montato sulle Specialized : la R.X 750 sale veramente con poco sforzo e grande velocità sui primi tratti in asfalto ! Poi arriva la neve e nonostante l’ ottimo lavoro e rigidità del carro la ruota posteriore da 27,5″ mostra tutti i propri limiti in trazione se comparata ad una ruota da 29″ anche se , grazie al corretto assetto sopra menzionato , si comporta un poco meglio di altre mulet … Inizia poi la discesa su neve e terreno umido e , per me abituato a una Hillbilly , vengono fuori tutti i limiti della gomma anteriore .
A seguire , dopo pochi giorni , portiamo la R.X 750 sulla discesa per antonomasia per noi che è la Terza dell’ Avaro ! Ottimo lavoro delle sospensioni e , anche grazie a un telaio molto compatto , la Rotwild risulta molto ben bilanciata e maneggevole ! La confidenza che ci concede sin da queste prime uscite è veramente molto alta ! Nelle successive uscite abbiamo ancor più conferma della bontà di spinta e fluidità del motore Brose tanto che amici con Adamo montato faticano non poco a tenere la nostra ruota in salita anche se dotati di più “gamba” di noi !!!
Anche in questo caso siamo arrivati a che cosa vorremmo avere di più o che non è proprio conforme alle nostre aspettative e dobbiamo ancora un avolta riscontrare che estetica / grafica non incontrano il nostro gusto anche se alcuni Clienti in negozio hanno mostrato comunque apprezzamento per la stessa . Anche qui manca un parafanghino posteriore che eviti l’ accumulo di terra e quant’ altro sopra al motore nella parte posteriore del telaio . Forse il difetto maggiore riguarda , come già detto sopra , l’ ergonomia del comando a manubrio delle assistenze veramente piccolo e minimalista . Alla fine direi che comunque sono piccole mancanze del tutto soggettive e non rilevanti sulla qualità costruttiva e facilità di conduzione che il prodotto sicuramente dimostra !
Se siete alla ricerca di una E-MTB tuttofare , molto ben costruita , facile da guidare e con ruote mullet dovreste prendere in seria considerazione questa Rotwild sempre che qualche d’ uno decida prima o poi di importarla anche nel nostro Paese 🙂