Libro IV – Cap. II
Tira più un grano di Pepenero che un plotone di gregari in fuga
Bighellonare in BdM (Bicicletta da Montagna…riappropriamoci ogni tanto della nostra lingua, non fa male non contiene sostanze nocive alla pratica sportiva non c’è il rischio di essere positivi al controllo dele urine) senza darsi un tempo ristretto come un caffè napoletano bevuto con il bicchierino d’acqua a corredo, credo sia una delle cose più gratificanti che il nostro passatempo preferito ci possa regalare. I ciclisti fuoristrada sono per definizione stessa non sono sulla retta via perché ci sentiamo depositari del tuttoterrenismo, non è un caso quindi che si riesca a vedere autostrade gli infimi viottoli dove anche i cinghiali si rifiutano di passare. Eppure ci muoviamo come gregari in fuga attendendo ordini dal direttore sportivo, sperando che sia la volta buona per una vittoria di tappa che identifichiamo in una birra fresca accompagnata da una piadina al crudo, visto che essendo lì anche per la forma fisica si cerca di fare voto di castità alimentare, alla fine di una discesa inebriante: la grande bellezza dell’andare in giro senza un cronometro posto sul capo.
Il teorema dell’andare in montagna prevede alcuni corollari, verità conseguenti da altre che sono state dimostrate precedentemente: questa attività è per l’ottanta per cento patrimonio di appassionati di genere maschile di conseguenza le rappresentanti del gentil sesso latitano, giustamente o no. Certo che se debbono essere vittime di fidanzati, mariti che le trattano come se dovessero essere i loro compagni di voga su un due di coppia sui 2000 m tanta voglia di uscire in bici e soprattutto fuoristrada ne avrebbero come quella di un orso di uscire dal letargo in pieno inverno. Certo che poi quando ti trovi una fanciulla che ti dà del filo da torcere e nonostante i tuoi sforzi da supereroe Marvel non riesci a sopravanzarla nemmeno di un millimetro, la tua autostima atta a farti sentire “er mejo fico der Bigoncio”, crolla come i fichi stessi sotto una grandinata estiva. Quindi dove ci si rifugiava dalla tempesta? Semplice, buttandosi nelle letture dedicate, aiuto dedicato a rinfrancare lo spirito ferito: non si trattava di Playboy, The Husler oppure Le Ore che la vostra maliziosa ed errata interpretazione farebbe pensare, ma di MBAction se avvezzi alla lingua dei surfisti californiani o per noi villici adoratori delle ruote grasse Italici Tutto MTB, la prima rivista del settore sul mercato italiano.
La acquistavo da quando lessi del primo Forum sulle sospensioni fatto al Mottarone, amo denominarlo il Mount Tamalpais Italiano santuario di quelli della prima ora, leggendo l’evoluzione della specie grazie alle prove fatte da Roberto “Baffo” Diani che con un fisico vicino a quello di Ned Overend mi deliziava con le sue impressioni di guida e gli itinerari raccolti in speciali a cadenza annuale sempre al limite della tragedia redatti dal peso di Mario “Muz” Ciaccia che anni dopo da quel evento fu colui che creò il primo raduno di massa al grido di DIVERTIAMOCI che del doman non si ha certezza, l’indimenticato Funky Day riposi in pace. Ovvio che il fermento era tale che non fosse l’unica rivista nel panorama editoriale di quegli anni, la redazione era ben affiatata e sempre presente su tecnica, report di gare e quello che più ci interessava sicuramente era una pubblicazione autorevole quasi fosse il corrispettivo del Sole 24 Ore per chi si occupava di finanza.
Lo sapete bene tutti quanti che “la teoria del mondo piccolo” di Stanley Milgram gestisce la nostra persona secondo una catena di conoscenze e relazioni con non più di cinque intermediari a qualunque altra persona o cosa: tra me e Tutto MTB ci fu solo l’anello di Pro-M.
Correva l’anno 2001 ed ero diventato membro stabile della “Banda di Monelli” di Via Lucilio Gaio. Gianni era inserzionista da qualche tempo di Tutto MTB, dove i claim erano luci abbaglianti sull’ultima di copertina e dava in prova quando si rendevano disponibili le bimbe alla rivista che sarebbero poi state provate dal Baffo: durante uno scambio degno una scena di Narcos nell’officina di un negozio a nord di Milano dove lavorava da non molto il Bona, conobbi Roberto Diani che come sempre parco nell’uso delle parole ma vista l’empatia che ci aveva collegato e ci tiene amici tuttora, mi salutò auspicando di vederci per una gita nel prossimo futuro, visto che Gianni oltre ovviamente a dire che ero poco affidabile, sosteneva la mia capacità di proporre e memorizzare itinerari su tutto l’arco alpino e non solo… Non se ne fece nulla per una serie di casualità e tempo dopo durante una visita al Tempio incontrai Marzio B. uomo che si occupava dei un poco di tutto all’interno di Tutto MTB.
Mi sembrava strano che fosse lui a pilotare visto il suo aspetto fisico rotondetto i capelli radi ed i baffi curati con quegli occhiali che marchiavano le sue gote come i fari di una Lada 124 sembrava più un agente di un apparato di intelligence della ex Cortina di Ferro che un direttore di una rivista di fuoristrada. Gianni mi presentò e tra una chiacchiera e l’altra arrivammo sul discorso itinerari, dove mi sentivo più saccente di Erodoto: mi chiese di scrivere un articolo pilota lo avrebbe sottoposto alla redazione, in caso di gradimento avrei potuto iniziare una collaborazione con Tutto. Fu così che la domenica successiva iniziai con una gita a Santa Maria Maggiore a scrivere del nostro mondo in una rubrica che si intitolava 3&D spot iniziando un periodo di esplorazione in giro per l’Italia con Il Baffo Diani che battezzai Bob D. in un freeride aulico in Sardegna. Furono anni piacevoli, indubbiamente avevamo girato il bel paese alla ricerca di luoghi unici per bellezza e difficoltà naturali, non esisteva ancora il concetto di percorso lavorato si era alla caccia di libertà che mi portarono a descrivere i momenti unici della sintonia superba con il mio compare Roberto. Ma qualsiasi cosa che abbia un inizio ha una fine programmata nel breve o nel lungo periodo, non starò a dilungarmi sui motivi che mi portarono a lasciare la redazione avevo altri progetti in quel momento.
Gianni comunque aveva sempre inserito pagine pubblicitarie di Pro-M nella rivista, nonostante fossero cambiati negli anni gli attori in redazione solo Marzio e un paio di altri collaboratori storici continuavano affiancati da nuove leve con il Baffo a fare da vice sceriffo per le prove continuando la tradizione seppur messo disparte o per lo meno cercando di metterlo, da parte di un personaggio che si muoveva nella rivista come un gambler in un saloon di Tombstone. Gli sforzi di Marzio erano focalizzati ad avere un editore che potesse supportare la rivista: come ho già scritto i cambiamenti del decennio breve non avevano sfiorato l’editoria, l’avevano travolta. Il settore si stava rivolgendo verso altre piattaforme il bacino di utenti era povero di utenti, non aveva i numeri degli Stati Uniti né quelli della rivista Tedesca per eccellenza “Bike” che da anni organizzava a Riva del Garda “Il Bike Festival” che attirava orde di alemanni innamorati del lago e dei suoi percorsi. Gli sforzi per fare una rivista degna del passato erano troppi ed i passaggi di proprietà non le contavi sulle dita di una mano: benché avesse la preminenza per vendite e raccolta publicitaria non era una situazione paradisiaca e quando si inizia la discesa risalire diventa troppo difficile.
Fu così che all’ennesimo cambio di casacca, Marzio si ammutinò all’ultimo editore di Tutto MTB decretandone la morte, tutto sarebbe scomparso dopo oltre 20 anni di pubblicazione.
Al suo posto con quasi tutta la redazione fondarono 365 MTB che voleva continuare la tradizione del caro estinto ma aggiungendo nuove sinergie legate al mondo della rete che aveva fatto lo stesso effetto della peste nera al mondo cartaceo, quindi bisognava abituarsi e pedalare questo mezzo: ovviamente Marzio cercò di portare dalla sua gli inserzionisti storici sulla nuova piattaforma e Gianni in veste di patron di Pro-M era uno dei suoi fiori all’occhiello. Il nuovo Pro-M Shop in via Gallarate, 108 aveva compiuto da poco un anno, gli sforzi della famiglia Biffi si erano concretizzati in uno spazio di assoluta astrazione presentando un concetto di negozio inusuale ed intrigante per chi sbavava su riviste ed in rete alla vista delle più belle del reame in breve tempo era diventato un punto di riferimento non solo Milanese delle ruote grasse tra le altre cose aveva appena messo in scuderia uno dei marchi più prestigiosi del corsa italiano: Pinarello che aveva in quel preciso periodo iniziato ad affacciarsi al mondo fuoristrada con un paio di realizzazioni decisamente originali.
“Gianni ma se organizzassimo la presentazione di 365 MTB qui da te? Tu ci dai lo spazio ed al resto ci pensiamo noi rinfresco, musica e cotillons con più una sorpresa.” Marzio era come sempre sul palleggio commerciale, poter avere il negozio di Pro-M sarebbe stato come presentare un opera prima alla Scala ed un pubblico plaudente incluso. “Va bene Marzio, penso che mercoledì 3 Luglio alle 21 sia una data fattibile, però vorrei sapere cosa intendi per sorpresa.” Gianni non era convinto di quello che non aveva sotto controllo diretto ed essendo coinvolto in quanto padrone di casa, era il minimo oltre l’ovvio. “Un ragazzo della redazione si occupa per l’editore di seguire una rivista tipo… tipo the Husler. Per fartela breve un nostro, meglio suo inserzionista è il locale che sta poco distante da qui in via Gallarate, un discreto locale per adulti che si chiama Pepenero, porterebbe un plotone di ragazze per ravvivare la festa, visto che gira o rigira son solo maschi in maggioranza e poi un certo tipo di bellezza non fa sicuramente male.”
Quella sera non vidi mai cosi tanta gente in via Gallarate di fronte al 108: il martellamento in rete aveva fatto il suo dovere, la ressa mi ricordava quella ai tornelli di San Siro per il derby della Madonnina. Ho rivisto Bikers che pensavo dati per dispersi in azione, tutta la banda Pro-M, collaboratori e inserzionisti storici di del defunto TuttoMTB, curiosi che di biciclette non ne capivano poco nulla ma vista la limousine bianca piazzata fuori avevano annusato l’arrivo di una quindicina di “Peperine” ballerine professioniste dello striptease dance, cosi ci aveva fatto sapere l’uomo del softcore che aveva organizzato l’evento. In realtà noi vi eravamo per un dovere di amanti delle bellezze esposte da Gianni, ma quando il pepe nero in grani si distribuì senza difficoltà nella calca che aveva elevato la temperatura a livello di una sauna pensai che nemmeno il compianto Pantani aveva cosi tanti appassionati alle calcagna su per il Pordoi. Fu un vero bagno di sudore con debita partecipazione delle fanciulle che sapevano ben fare il loro lavoro di intrattenitrici e dopo mezzanotte vidi il plotone delle Peperine in fuga verso il locale con un discreto codazzo di bikers appassionati al seguito che diede per dispersi fino al mattino dopo almeno.
“Tira più un grano di Pepenero che un plotone di gregari in fuga” dissi a Skywalker facendo tintinnare le rispettive bottiglie di birra per il brindisi della staffa.