Libro III – Cap VII
The Mulligans Stories
Paragrafo 1
“Guinness o Kilkenny? Quale sia la scelta non meno di una pinta a testa per iniziare… Gianni non puoi bere Coca Cola in un Pub Irlandese è un insulto alla buona creanza, Fish and chips e Coca Cola daiii… Mi infliggi lo stesso colpo basso allo stomaco di quando vedo i Tedeschi al Bike Festival di Riva del Garda che ordinano gli strangolapreti con cappuccino con tanto di cacao a disegnare un cuoricino, fai uno sforzo… Cerca di essere meno sobrio del solito. Un frozen Margarita alla fragola ti potremmo concedere con beneficio del contesto nel quale siamo questa sera riuniti”.
Per farmi sentire dovevo urlare così forte nemmeno fossimo allo Aviva Stadium per l’incontro decisivo del “Sei Nazioni” Irlanda vs Inghilterra, il CD di Live in Lansdonwne , Boston MA dei Dropkick Murphis sparato a 190 decibel si amplificava tra bottiglie allineate sullo stipite della porta alle spalle della cassa a guardia della lavagna di tutti marchi che ecumenicamente abbracciavano Rare Malt, Island, Islay, Highland, Irish Wiskey, Bourbon e anche quelli made in Japan ed i tavoli rotondi di legno scuro, invitava a pogare altro che far chiacchiere. Max L. aka “L’Avvo”, Giorgio P. aka “Paul Aster” ed io eravamo già alla seconda Kilkenny ovviamente large, svaccati sulla seduta di tessuto a righe volutamente rosso slavato con alle spalle una locandina ingiallita che recitava Cork Park Races Escursion Tickets tenendo sott’occhio l’ingresso fiocamente illuminato, aspettando che Gianni e gli altri del Team ci raggiungessero. Novembre a Milano aveva il sapore insipido di un piatto consumato in un autogrill, per fortuna nostra ci ritrovavamo quasi ogni Giovedì al Mulligans in via General Govone per toglierci quel saporaccio sciacquandoci la bocca con una modica quantità di birra facendo progetti di future raidate e ricordando all’ennesima pinta una passata gita che nella narrazione forse leggermente offuscata dai gradi della Guinness assumeva lo spessore della saga di Cu Chulainn.
Gianni fece capolino con Roberto P. aka “Rob”, Alberto V. aka “Skywalker” il mio adorato allievo, Norberto D. aka “Turbo” che era affiancato dal Vitto il nostro ride discovery manager. Eccoci quindi davanti a uno stinco con patate, fish and chips, almeno tre giri di birre ed un inguardabile Margarita di fronte all’unico astemio presente, Gianni che si lasciava corrompere solamente dall’amichevole sapore dolciastro che nascondeva la tequila che lo avrebbe accoltellato come Bruto fece a Cesare. “Credo che la stagione delle gare in Francia sia stato un momento epico… Gare mi sembra un attimo una parola che esula dal nostro vocabolario, escluso Turbo ovviamente che tu le prendi sempre sul serio, non come noi ad Anisette e olive taggiasche, giusto per il rispetto dei cugini d’oltralpe.” Avevo la palpebra cadente perso dentro il bicchiere vuoto ed al tavolo l’attenzione cadde su di me.
“Freak posso dire in Margarita veritas che ci siamo divertiti come dei bambini alle giostre per tutti gli anni che siamo stati all’Alp d’Huez per la Megavalanche, a Morzine per la VTT Classic ed a Frèjus per la Roc d’Azur. Non c’è niente da fare sanno divertirsi e far divertire, non posso che dire chapeau”. Dopo un tintinnio di bicchieri in onore dei sempre ammirati francesi “L’Avvo” con piglio da pubblico ministero vedendo Gianni particolarmente loquace, lo spronò a dare fondo ai ricordi.
“La prima edizione alla quale partecipai nel 1999, voi dovevate ancora nascere a parte il Freak che aveva in una delle sue vite fatto da guida ad Annibale da quelle parti, eravamo in tre: “Bruno che BBBici”, Marco P. ed io. Italiani presenti noi e forse pochi altri, ci trovammo in una manifestazione che più che una gara era una sfida con noi stessi per arrivare in fondo. L’Alp d’Huez è per tutti gli sciusciamanuber la tappa per eccellenza del Tour, ma scendere sul ghiacciaio del Pic du Lac Blanc ad Oz ti fai un bel 2230m di dislivello in un ambiente che continua a cambiare e non sei sempre in discesa, ci sono rilanci tratti in salita, passaggi obbligati sulla morena che ti mettono in difficoltà. Al mattino a 3330 mt. il caldo non lo trovi… Tra vento ed almeno dieci gradi sotto zero ho visto più gente in coda per andare in bagno che auto al casello di Melegnano il primo d’agosto… Il connubio tra freddo e pendenza del ghiacciaio fa sì che un sacco di gente se la facesse addosso…” Gianni scoppiò in un attacco di sghignazzo che contagiò tutti, tanto che Beppe l’oste del Pub ci chiese se fosse il caso di chiamare dei taxi per portarci a casa. “Tutto sotto controllo” si affrettò a dire Giorgio P. che ovviamente voleva sentire dove ci stesse portando il racconto. “Alla fine fu un massacro tra le cadute dei Bikers che si erano trasformati in palle da bowling facendo strike con quelli che incrociavano la traiettoria c’era gente che scivolava ovunque sembrava di essere allo sbarco di Omaha Beach in Normandia… Dovevi schivarli come fossero pallottole, la neve che si era allentata e il cercare una linea fattibile alla fine del ghiacciaio per uscire dalla morena. Ma fu così memorabile tanto che ci tornammo anche l’anno dopo… Le adesioni erano fin troppe da parte del Team.” Mi fece venire in mente il viaggio di andata dell’anno dopo e bevuto l’ennesimo sorso di birra tracannato solamente per togliermi quella sensazione di lingua felpata, chiesi un poco di silenzio per un ricordo solenne.
“Come sapete Gianni non sopportava l’odore del gasolio adesso si è convertito da quando ti offrono l’Arbre Magic ad ogni pieno, come mezzo aziendale aveva un Ducato 2000 cc. a benzina. Il dettaglio vi sembra forse irrisorio ma… Vi farà capire i momenti che il buon Maurizio meglio conosciuto come “Spyderman” visse in nostra compagnia, perché facevo parte dell’equipaggio anch’io. Non devo ribadire lo stile di guida del Presidente, più o meno tutti Voi ne avete avuto prova. Stavamo salendo rilassati chiacchierando tanto per non essere noiosi del percorso della Mega che solo Gianni conosceva, quando un Mercedes Vito rosso Bordeaux con targa Francese ci sorpassò appena prima di un tornante, facendoci rallentare. Mi voltai verso il Presidente e vidi gli occhi che erano venati di rosso, segno che ci saremmo trovati in una bagarre nel giro di pochi secondi, Maurizio non lo sapeva, povero… Dissi a Gianni se voleva gli leggessi le note da buon navigatore. Al secondo tentativo di infilare il Francese prima di un tornante a sinistra, Maurizio subì la trasformazione in “Spyderman”… Si mise il casco integrale e si ancorò mani e piedi al sedile. Al terzo tentativo sfilammo con un entrata al limite del regolamento con il quattro cilindri che gemeva chiedendo pietà, passandolo all’esterno ovviamente in curva… Per onore di cronaca la visibilità era buona. Gianni rallentò prima di entrare a Briançon perché sentivamo un certo profumo di bruciato anticipato dall’allungamento del pedale del freno… Scendemmo a controllare e i dischi erano rossi come il sole al tramonto. Mentre cercavo di convincere Maurizio ormai “Spyderman” di levarsi il casco e ritrovare l’uso della parola, il Vito Bordeaux ci passò davanti con l’autista che ci faceva vedere con il dito medio la direzione… gentili ‘sti Francesi, pensai.”
“Qualcuno disse che comunque anche tu Freak durante la prova del Sabato per determinare la posizione in griglia, abbia fatto qualcosa di poco ortodosso…” Skywalker sapeva benissimo dove andare a parare, togliere dalla naftalina dell’armadio dei ricordi un episodio che avrei voluto non resuscitare, ma la birra aveva questa attitudine è il passepartout del subconscio. “La bellezza della Mega sta nello spalmare in più giorni l’evento, chiaro è a tutti. che quelli veri stavano in prima fila, ma per il Motto Liberté, Egalité, Fraternité che li contraddistingue ti davano la possibilità attraverso la prova cronometrata del Sabato di poter avere un posto sulla griglia anche tra i primi se tu avessi stabilito un tempo in linea con i migliori. Fantastico la prova si svolgeva alla stazione intermedia con partenza su una pista dei mezzi di servizio, con un fondo smosso curvoni larghi per poi entrare in un imbuto d’accesso ad una specie di bike park con dossi artificiali. In base ad un sorteggio venivi messo in questa mass start e appena si abbassava il canapo in puro stile palio, ti scatenavi. Fino a qui tutto bene, mi ero messo in posizione con la mia Shockwave verde Kawasaki con un sacco di altri Bikers intorno… Avevo un ottima posizione, sarei entrato bene per affrontare il tornante arrotondato che chiudeva la visibilità a destra. Via! Scatto sui pedali stando all’esterno della linea mi butto dentro il tornante ed un Biker si appoggia con la spalla destra cercando di buttarmi fuori. Riprendo il controllo della situazione ricordandogli il lavoro di sua madre e lo sorpasso, fulminandolo con gli occhi. Tornante dopo, la medesima situazione si ripresentò, potevo capire la foga dell’azione ma non che cercasse di buttarmi fuori la seconda volta, allargai il braccio e lo misi dietro. Non ero concentrato sul tracciato a causa sua, non avevo provato i giorni prima quindi andavo come mio solito d’istinto… Mentre scendevo me trovai al mio fianco sinistro e con educazione gli dissi – Enfoiré, il m’ y en aura pas là prochaine fois! – in francese è più chic… Non capii la sua risposta ma credo che fosse qualcosa tipo – Arrete de me gonfler- e continuava a starmi attaccato, non so che cosa avesse mi sa che non gli piaceva il verde Kawasaki della mia Bimba… Insomma allungai e lo misi dietro fino a quando cercò nuovamente di passarmi con una manovra più simile ad una presa di Taekwondo che ad un sorpasso tra gentlemen drivers quale noi tutti presenti siamo per nascita… Mi sentivo come David Mann in Duel, imprigionato in un pericoloso gioco gatto con il topo con un biker Francese psicopatico. Il tracciato faceva una serpentina su un crinale con a destra e sinistra due pendii abbastanza ripidi che ti avrebbe portato dentro un toboga: avevo la miglior traiettoria, avrei dovuto accennare solo un cambio di peso per poi gettarmi nel budello. cercò di farsi spazio alla mia destra allargando il braccio sinistro cercando di farmi perdere l’equilibrio. la mia risposta fu fulminea, mi sentivo come Alberto Sordi davanti al piatto di pasta fumante – maccarone tu me provochi? Ed io te magno! – …. E sì, presi la mentoniera del suo casco con la mano destra e gli girai le testa all’esterno della linea cosi che si involò giù dal costone erboso. Alla fine arrivai tranquillo all’arrivo, ero pronto per la Megavalanche del giorno dopo. Onestamente non mi ero pentito del gesto che avevo fatto, in guerra ed in amore vale tutto… Poi ero stato fin troppo calmo pensa solo se mi avesse danneggiato la mia Verdona, sarebbe scattata la Viulezzaaaa….”
Continuavamo a sbellicarci dalle risate presi dalle battute che intercalavano la narrazione: a causa di quelle modeste “X” pinte che mi ero bevuto, una certa incontinenza aveva bussato all’emisfero sinistro del mio cervello chiedendo di andare a fare un giro liberatorio nella stanza dei “pissoir” del Pub. “Signori, debbo assentarmi per una missione umanitaria, ma torno subito credo di non trovare la coda fuori per cui cercate di tenere il Gianni sveglio, di solito va nel sarcofago alle 20.55 e guai a cambiare le sue abitudini, ma questa sera lo vedo ben carico è al suo secondo Margarita quindi potrà andare avanti a ricordare la campagna di Francia e i suoi succulenti aneddoti a voi che non eravate presenti fino a chiusura del locale, Beppe provvederà a idratarci. “
Mi alzai e con passo da far invidia ad una mannequin, mi recai in bagno per risedermi quanto prima al tavolo per dare la giusta epica ai ricordi di quegli anni gloriosi.