Libro III – Cap. IX
Brat Pack goes to Dolomites
Ovvero Pro-M Station in Badia
Che cosa avesse legato Pro-M alle Dolomiti non era un mistero: la passione per l’esoterismo su due ruote era una sottile linea rossa che aveva messo in sintonia Gianni ed Hannes K. che come spesso accadeva era entrato da Cliente nel Pro-M Store chiedendo di acquistare una Ellsworth ed era uscito già la prima volta da mastro cerimoniere di quelli come noi che ci occupavamo della pietra filosofale dell’andare in montagna. Hannes di montagne ne sapeva molto più di tutti noi messi in fila per tre, Lui era nato in montagna, sono sicuro che la prima cosa che vide quando nacque aprendo gli occhi, fu la vista delle tre cime del Sassongher che sovrasta l’abitato di Corvara in val Badia. Se qualcuno mi avesse chiesto se le Dolomiti fossero un essere vivente e dove sta il suo cuore, io non avrei dubbio alcuno lo troverei in Corvara. Tutte le vie di accesso sono le coronarie pulsanti delle Dolomiti, che alimentano i massicci monti che la separano dalle valli circostanti: la valle inizia al Passo di Campolongo a sud del passo delle Erbe ci aspetta il Sass de Putia parte del gruppo delle Odle ed il gruppo del Puez. Ad ovest del Campolongo ci occhieggia il gruppo del Sella, mentre ad est troviamo il passo di Valparola che segna il confine con la conca Ampezzana dove al centro come in una conchiglia ci sta la perla delle Dolomiti, Cortina.
Il fatto di essere al centro della catena montuosa più invidiata nel mondo, meta di un turismo frenetico per lo sci in inverno e forse più soffocante in estate, fece sì che rimanesse un isola dove oltre il 94 % della popolazione è di madrelingua Ladina. Il Ladino non è un dialetto ma una lingua facente parte del gruppo retoromanzo delle lingue neolatine parlato da oltre 800.000 locutori nella parte centro-orientale dell’arco Alpino. Le lingue riconosciute sono tre: il Friulano, il Romancio quarta lingua ufficiale della confederazione Elvetica ed il Ladino appunto, diffuso nelle valli Dolomitiche. Credo che la dolcezza di questa lingua sia lo specchio dell’armonia e della disarmante bellezza del territorio in cui si è conservato dando una forte identità spesso motivo di non celato orgoglio agli abitanti che comunque essendo tra l’incudine della lingua Tedesca ed il martello di quella Italiana, si destreggiano senza dolore in tutte e tre gli idiomi, che anche nel turbine del turismo di massa ha saputo coniugare rispetto per le tradizioni e per l’ambiente, cose che in Badia vanno di pari passo con lo sport e la vita quotidiana. Non è un caso che qui la prima cosa che i “Popsc” imparano è sciare, poi arrampicare, tagliare il fieno, portare le vacche al pascolo ed infine camminare: si dedicheranno ad insegnare a sciare, essere buone guide Alpine, ottimi albergatori e gestori di negozi sportivi quando sarà giunto il loro momento.
Hannes è figlio di questa cultura, titolare dello storico negozio sportivo della sua famiglia affacciato sulla strada che porta al passo di Campolongo: come sapete bene con Gianni non ci sono mezze misure nei rapporti sociali, lo si ama oppure allo stesso modo lo si odia, in questo caso entrambi si trovarono in sintonia fin dal primo istante, vista la passione sventolata ai quattro venti per tutto quello che di inusuale ed innovativo ci fosse nelle attrezzature sportive ed il modo di intendere la gestione del negozio cosa che fu l’acciarino di quel falò che poi si sarebbe acceso tempo dopo. Tra il serio ed il faceto, Hannes buttò lì a Gianni l’idea di passare qualche giorno a Corvara con la famiglia, si sarebbe portato ovviamente un parco bici necessario e sufficiente per godere del parco giochi in cui si sarebbe perso per molte estati, ma non lo sapeva ancora.
In quel periodo lavorava per Hannes come commesso, factotum e compagno di avventure sugli sci in fuoripista, un Fassano dalla barba rosso tiziano caratterizzato da modi gentili ed infinita pazienza: Mauro T. aka “il Ninja”. In effetti una certa somiglianza con Raffaello c’era perché oltre al colore rosso della mascherina, celava un carattere impulsivo, irrequieto e determinato con uno spirito nobile che lo aveva portato a passare qualche anno della sua vita in Iran come istruttore e responsabile tecnico della nazionale Iraniana di snowboard. Durante una visita al negozio con Hannes e Gianni, mentre stavano sul terrazzo al primo piano godendosi il paesaggio e lo struscio dei turisti in Lederhosen indossati per sentirsi meno “furest” nella piazzetta, Ninja accarezzandosi la barba ebbe un idea.
“Scusate, ma mi sembra che avendo qui voi due entrambi appassionati con competenze diverse per carità, mi verrebbe da dire che si potrebbe mettere qui sul terrazzo un box come quelli che mettiamo in cima agli impianti dove teniamo gli sci e le tavole da dare in prova, con le biciclette da vendere in primis e poi perché non noleggiare come per l’attrezzatura invernale? Ho fatto il corso di Guida MTB, se non lo sai Gianni qui devi avere la patacca, un titolo che non vuol dire niente perché tu sicuramente hai più esperienza ma la provincia autonoma di Bolzano non vuole il Far West, giustamente altrimenti già c’è ressa agli impianti con gli escursionisti immagina con le bici. Sarebbe una sinergia che secondo me può portare risultati; guarda la gente che viene per la Maratona delle Dolomiti per gli stradisti e la Dolomiti Superbike per la MTB o la Sellaronda Hero potremmo offrire come negozio un’offerta in più ai Clienti… Io la penso così.”
Credo che entrambi avessero già accarezzato l’idea di fare qualcosa insieme e questa sembrava l’occasione giusta per tutti e due. Decisero di stipulare un accordo di franchising dove Gianni avrebbe fatto da supporto tecnico lasciando ad Hannes la parete puramente commerciale con “il Ninja” nel ruolo del pretoriano: quell’estate si aprì la Pro-M Station con vista sulle Dolomiti a Corvara in val Badia. Gianni così prese a fare viaggi coast to coast Milano-Corvara fino al punto di passare giorni di vacanza in loco, dando sempre un occhio alla crescita della Station come profetizzato dal Ninja aveva trovato la sua collocazione: le Ellsworth e le Titus si godevano il palcoscenico delle montagne circostanti quasi fossero degli orchestrali dell’Alpensinfonie di Richard Strauss, sempre più spettatori paganti si affollavano. Gianni a Corvara si trovava a suo agio, chi non potrebbe non essere concorde con lui visto sembra la scenografia di un Colossal di Charles Vidor, tanto che gli Austriaci invidiosi sostengono che sia tutto finto con fiori e prati sintetici e statue con forma di mucche sopra, una specie di Truman show. Ma per fortuna è reale ed il R.A.P. che aveva già preso il suo spazio da qualche anno nei calendari degli eventi di Pro-M, avrebbe trovato lì la sua collocazione per l’edizione di quell’anno.
Conoscevo molto bene le dolomiti e la Val Badia avendo molti amici che vivevano lì facendo i maestri di sci o le guide alpine, avevo tritato per anni i pendii di neve fresca vergine sfiorandola con sci da telemark, mi mancava l’esperienza estiva sulle ruote grasse quindi la mia adesione era scontata da parte di Gianni quando aprì le iscrizioni, seguita in un batter di ciglio da Ivano aka “Il Prof.” che dopo aver fatto con noi la Via Vandelli gli si erano aperte le porte delle percezione, Daniele C. aka “Danielino” che da quando era pre-pensionato non perdeva un solo momento per dedicarsi alle sue due passioni viscerali, sci in inverno e bici nelle altre stagioni quindi era come sparare sulla croce rossa invitandolo e Fabio P. che non aveva nessun nickname e mai lo avrà, essendo un uomo di poche parole ma dal fisico fuoriquota che gli permetteva imprese più vicine alle dodici fatiche di Ercole che ad un uscita in bicicletta con noi.
Gianni non voleva un gruppo troppo variegato perché avevamo una sola guida, l’intrepido Ninja. Tenere a bada un Brat Pack, una banda di monelli, come il nostro era da tenere in considerazione, nonostante non avessimo lo status adolescenziale ma la bici dalle ruote grasse ha le caratteristiche della fonte dell’eterna giovinezza ci fa vivere per sempre nel giardino dell’Eden. Avete visto le facce dei bambini all’ingresso di Disneyland? Non erano nulla a confronto delle nostre e non avevamo nemmeno i mash mellows a tenerci compagnia. Per tutto il viaggio non facemmo altro che fantasticare sulle discese che avrebbero potuto ricalcare le più ardite discese fuoripista della stagione invernale, sfruttando gli impianti perchè non di solo dolore è fatta la salita. Preso possesso dell’appartamento attaccato all’impianto di risalita che ci sembrava un chiaro invito per i giorni a venire ci preparammo per il giorno successivo con una dormita colossale sotto un caldo piumino.
Il giorno dopo ci trovammo con Ninja per un caffè nel bar sotto il negozio, il giorno era tanto per cambiare splendido accompagnato da un cielo terso e da un tepore forse inusuale a 1600m di quota. Pochi turisti si stavano approntando ad affrontare le escursioni, preferivano il gran tour dei negozi e delle caffetterie che grazie al profumo dello strudel appena sfornato li costringevano ad una visita ecumenica. Noi monelli eravamo già scalpitanti con già il casco allacciato la sacca idrica carica e smanacciavamo sui pneumatici per la pressione più corretta come se nelle dita avessimo un indice per i bar. Prima che Gianni avesse avuto modo di spegnermi mentre salivamo verso la cima con la prima funivia del giorno, avevo già trovato almeno una cinquantina di conoscenze in comune con Ninja, che aveva lavorato alla cestovia di Pian dei Fiacconi in Marmolada, tra le altre esperienze, dove avevamo fatto negli anni discese lisergiche in neve fresca del tipo “paura e delirio in Marmolada”, anche lui cultore della nobile sciata in Telemark. Non mi conosceva di persona ma aveva mancato la festa del mio matrimonio per poco perché sarebbe dovuto venire sul lago con gli Scufons del Cogo con le vespe anni 70 come passeggero di uno di loro, proprio vero che nessun uomo è un isola. Ne avremmo avute di occasioni per raccontarci storie di pura vissuta epica sugli sci davanti alla bevanda del raider, la Radler… Parola che in tedesco guarda il caso significa “ciclista” un mix di birra e limonata, un toccasana per i quadricipiti infiammati in inverno quanto in estate dall’acido lattico.
Se il buongiorno si vede dal mattino, la settimana sarebbe stata un capolavoro di emozioni e ricordi che nemmeno una lobotomia avrebbe potuto cancellare dalla nostra memoria: avremmo fatto il giro del Sella Ronda in senso orario 58 km con 4000mt. di dislivello positivo con solo 830mt. da pedalare, quello che considero sia l’enciclopedia del piacere del andare in montagna in qualsiasi stagione voi vogliate affrontarla. I paesaggi non ti permettono di smettere di farti capire quanto piccoli siamo e capire che dobbiamo umilmente adagiarci sui suoi pendii, con il massimo rispetto per tutto quello che ci donano. La bellezza senza pari delle Dolomiti e dei suoi passi quali Gardena, Campolongo, Pordoi e Sella ti lasciava spiazzato come se ti avessero rubato le figurine dei calciatori dalla cartella alle elementari: il primo pensiero era di averne altre così era anche per noi mentre ci perdevamo, sapendolo di farlo visto che avevamo una guida, lungo i pendii, i single track erano talmente suadenti da farti perdere il senso del tempo, credo di aver provato quello che un cavallo possa sentire quando galoppa.
Certo, nella prima discesa mi ero fatto prendere un attimo la mano e feci un sorpasso e non lo si deve mai fare se hai una guida davanti a te e quasi feci cadere “il Ninja”. Vedo ancora la faccia del Presidente con chiaramente scritto in fronte “Teè sèe propri un Pirla, Biund”! Mi feci perdonare solamente a Canazei con tre Radler e uno strudel da Pantagruel che offrii a “il Ninja”. Mi aveva perdonato mi conosceva con il mio nick che nel mondo del Telemark era conosciuto per alcune prodezze rimaste negli annali della Scufoneda, quindi ci propose una cosa da veri Brat Pack: una discesa illegale dal Col Rodella e per essere chiari mi assumo la responsabilità ma non rivelerò mai il tracciato nemmeno sotto tortura. In inverno si scende un poco dappertutto con gli sci, il bosco è ben ripido, i larici non sono rassicuranti ma l’adrenalina era sempre tanta come quella che ci riempì le vene per tutta la discesa con la bimba dalle ruote abbastanza grasse, visto che Fabio arrivò in fondo con la ruota posteriore a terra ma scendemmo come se sulla cresta ci fosse Johnny Cash che ci vedeva sfilare sotto i suoi occhi cantando “I Walk The Line”.
Fu una giornata memorabile, perché la memoria di una banda di monelli non la puoi tenere a bada, come quelle che si succedettero i giorni successivi e che negli anni si sarebbero riproposte grazie alla Pro-M Station ed alle guide Ninja, una tartaruga Hipster rubata agli aperitivi per fortuna, Maria Canins monumento straordinario per umiltà e competenza oltre che per palmares dello sci di fondo e della bicicletta in tutte le sue declinazioni e Gino aka “Iron Gino” Kostamulling uomo da ritratto pre-raffaelita che nelle rughe al fianco degli occhi nasconde tutti i trail dei monti della Badia che si alternarono a portare i sorrisi a coloro i quali avevano la voglia di sognare.