Libro III
Cap. X
Agl’Inferi e ritorno
(grazie a Caronte)
“Gianni c’è un cartello vendesi del 108 sul portone qui in Via Gallarate”. La telefonata di Angelica fece quell’effetto che a Gianni faceva l’arrivo di qualche nuova bicicletta da testare, lo incuriosiva certamente ma un giudizio non lo avrebbe dato fin tanto che non ne avesse avuto gli strumenti per farlo: il suo lato razionale è e era sempre preponderante di qualsiasi faccenda andasse a trattare. La fine del decennio in breve stava portando grandi cambiamenti, ce li saremmo ricordati a lungo per il crollo del mercato immobiliare con il fallimento Lehman Brothers negli Stati Uniti, i giochi della XXIX Olimpiade a Pechino, Il primo presidente Afroamericano degli Stati Uniti Barack Obama e per la Pro-M l’ingresso dei marchi distribuiti da DSB: Santa Cruz, Intense, Turner, Rocky Mountain, Mondraker e altri affiancando i marchi che Gianni importava da più di un decennio. Ma anche a livello imprenditoriale nella sua attività di famiglia Gianni stava subendo i ribaltamenti del mondo che si stava globalizzando, si trovava centrifugato in decisioni che avrebbero portato a cambiamenti lavorativi determinanti per un futuro per nulla remoto.
La inevitabile dismissione dell’azienda di famiglia comportava un cambio di passo anche per il Pro-M Store gli spazi in quel momento iniziavano ad essere un attimo stretti, i Marchi tanti e gli accessori erano aumentati di conseguenza: il negozio avrebbe assorbito idee ed energie 24 ore su 24 e visto che ad ora ci stava impiegato a metà lo spazio sarebbe dovuto essere almeno il doppio. La ricerca era iniziata da pochissimo e quel cartello esposto che attrasse l’attenzione di Angelica sembrava fosse messo in tempo giusto nel posto giusto: il desiderio era di avere un accesso
comodo alla rete autostradale, come aveva sempre avuto dalla sua in Lucilio Gaio e in Principe Eugenio soddisfaceva in tutto il suo volere, bisognava valutare se lo spazio in vendita si sarebbe palesato come ideale.
Ho citato per tre volte Angelica di nome ma soprattutto di fatto, ma non ho mai scritto di Lei fino ad ora: è la donna che dal 1975 sta al fianco di Gianni diventando sua moglie nel 1977 erano due bimbi… Dopo aver accettato di tenerlo anche se difettato da un incidente in Toscana che ad onor di cronaca era accaduto con Lei alla guida ma su questo i coniugi Biffi ci scherzano da sempre perché la complicità è un gran dono, ha sempre supportato Gianni in azienda e in Pro-M poi con strenua dedizione ed infinita pazienza, senza di lei non sarei qui a scrivere la Pro-Meide ma ne parlerò più approfonditamente a tempo debito.
Lo sapete bene ormai, quando Gianni parte mi ricorda Batu Khan fondatore dell’Orda d’oro alla conquista della Russia famoso per la rapidità con la quale costruì il Khanato: non che Gianni volesse costruire un impero, lo escludo essendo il suo biografo ma so quanto odia perdere tempo, il non vedere la fine di qualsiasi progetto lo strema. Non passarono che tre giorni da quando incorse la telefonata e la prima visita fu organizzata e fatta. Lo stabile non aveva sicuramente un fascino da casa disegnata da Giò Ponti, era un anonimo magazzino utilizzato per stivare impianti elettrici industriali dedicati ad eventi: l’ingresso era controllato da un piccolo appartamento, che era la tipica portineria di tutte le attività che erano cresciute alle spalle di Viale Certosa. Entrando un piazzale di scarico/scarico che mal sopportava il peso degli anni, nulla per cui esaltarsi… Ma il magazzino era un a base ottima per creare un loft che fosse come la Fabbrica di Warhol per il ciclo. Uno spazio che avrebbe avuto nella mente di Gianni il ruolo di galleria d’arte moderna, dove ogni pezzo avrebbe avuto più di quindici minuti di notorietà, un luogo che a Milano in quel momento era assente.
Essere pragmatici è una dote se si riesce a tenere a bada la passione, ne sono convinto: dopo essersi confrontato con Angelica che aveva ben visto la potenzialità dello stabile, accordarsi con la proprietà non fu cosa che andò per le lunghe. Nonostante avesse la mente impegnata nella cessione dell’attività di famiglia questo 2010 sembrava l’anno giusto per il nuovo progetto, era arrivato il tempo di passare per Pro-M dall’adolescenza e i sogni tanto scavezzacollo ad una età adulta perché sarebbe stato il motivo, l’unico motivo di attenzione. Sicuramente più impegnativo dato che avrebbe preso il sopravvento il lato imprenditoriale su quello ludico, ma avremmo avuto modo di divertirci come sempre una volta chiusa la porta del negozio. A questo punto un nuovo livello di sfida si era palesato, a quel punto la necessità fu quella di avere un architetto che capisse lo spirito del progetto che gli martellava nella mente, uno che non fosse solo un mero esecutore un mercenario della matita ma un visionario che avesse nella manica l’asso della passione per l’attore che avrebbe riempito il palco.
Quando tutto si deve incastrare e risolvere come quando ti accanisci sul cubo di Rubik, nella banda di Pro-M c’era l’uomo giusto Matteo G. aka “il Gatto®”. Il Gatto era da tempo un Cliente ed adepto delle attività ludiche del Racing Team, aveva condiviso gite e tracce tantissime volte, fuori dal cazzeggio del fine settimana è un fine ed apprezzato architetto con la predilezione per gli interni e quel magazzino sembrava essere il suo terreno preferito: trasformare un anonimo magazzeno in un esempio di sezione aurea lo eccitava molto di più dell’invito di Cedric Graçia per una gita a Finale Ligure. Lo capivo perfettamente sarebbe stato come Fidia nella costruzione del Partenone, al posto delle Cariatidi ci sarebbero stati dei telai esoterici: in fondo si trattava di elevare altari agli Dei della nostra religione. Il Gatto, sornione all’aspetto come un persiano ma in realtà dinamico come un gatto delle foreste norvegesi, analizzando i desideri ed i suggerimenti di Gianni preparò un progetto in tempi assai brevi dove alleggerì gli spazi con soluzioni all’apparenza industriali finalizzate ad esaltare lo stile che contraddistingueva le realizzazioni di Pro-M. L’inutile appartamento del custode sarebbe diventata la vetrina sulla strada che non fosse chiassosamente ampia ma che potesse essere il riflettore che proiettasse l’anima dei prodotti, che sarebbe stata identificata pure dall’uso dei colori alle pareti, basi del logo Pro-M.
Insomma entusiasmo alle stelle, un progetto condiviso che soddisfaceva progettista e contraente, Gianni pregustava la fine lavori in tempi brevi avendo voglia di iniziare l’epoca della maturità.
Il Gatto si sarebbe anche accollato il ruolo di direttore dei lavori, conoscendo bene con chi aveva fatto il contratto: in ambito lavorativo l’amicizia è una cosa positiva ma spesso è anche un ostacolo quindi per non avere ritardi o fraintendimenti era meglio esserci in prima persona, sapendo di avere Gianni attaccato come nella caccia al leprotto. Ma il mondo dell’edilizia è più vicino ad un girone infernale che alla bellezza della Nike di Samotracia, durante quei quattordici mesi così a lungo durò il viaggio agli Inferi: Gianni si trovò ad essere vittima dei demoni a guardia dei gironi che sotto forma di muratori, idraulici, elettricisti, imbianchini, illuminotecnici, installatori di sistemi di allarme e fornitori d’arredamento sembravano presi a fare tutto il possibile per non farlo più tornare a vedere la luce. In tutte le tradizioni religiose il dualismo bene-male è il motivo conduttore di tutte le disavventure degli eroi che cercano di combattere per un nobile scopo e le forze del bene se ne stanno a guardare spesso sdraiati sui triclinii bevendo una coppa di ambrosia mentre l’umano di turno si deve sfangare le molteplici forme che il male assume cercando di non farsi venire un esaurimento nervoso causato dagli scherzi atti a fiaccare la sua natura. Mi piace molto il mito di Eracle figlio di Zeus ed Alcmena, un semidio dotato di forza sovrumana alle prese con le sue dodici fatiche: essendo per metà divino sopportare tale impegno era la metà di un povero umano. Per Gianni che come ben sapete non ha origini divine quindi non essendo dotato di forza sovrumana, la invidia spesso a Turbo, affrontare la costruzione del Tempio sarebbe stato una fatica degna di Eracle assodato il fatto che non si era mai confrontato con tutti i demoni descritti.
L’aspetto migliore insito in questo tipo di sfida è il perenne ottimismo di chi è deputato a fare i lavori, cosa mirabile pensa se si lamentasse tutte le volte che inizia la giornata.
Generalmente quando Gianni andava in cantiere a dare un occhio, non perché fosse un Umarel afflitto da voyerismo che cercava un evasione dalle mura domestiche, per sincerarsi che tutto procedesse in tempi corretti si sentiva sempre rispondere dal capomastro “E totul in regulà, nicio grija” che tradotto dal muratore in fianco al Mastro che aveva imparato prima il Milanese dell’Italiano, suonava così “l’è tut a pòst, preocupes nò” per cui Gianni andava via convinto che un paio di giorni dopo avrebbe visto nella sua visita successiva un avanzamento, un progredire spedito. “Am avut o problema” in questo caso il traduttore non era necessario nella visita fatta tre giorni dopo, mantenere la calma era difficile ci voleva una forza sovrumana, in quel caso essere figlio di un Dio greco non sarebbe stato male. Unico mezzo il telefono e cosi “il Gatto®” compariva facendo opera di rappacificazione dando precise indicazioni e nel frattempo Gianni scivolava sempre di più dentro gli inferi.
Giorno dopo giorno, demone dopo demone ci vollero quattrocentoventi giorni, impetuosi come le correnti del tumultuoso Stige, necessari per attraversarlo con la barca fatta di problemi.
Ma l’intelletto come sempre fa la differenza e aiuta ad uscire anche da quelle situazioni dove sembrerebbe che solo l’uso della forza lo possa fare ed il Pro-M Store in via Gallarate 108 vide la Luce e fu così il teatro di innumerevoli presentazioni e feste sempre dedicate alla bicicletta che speriamo possano continuare ancora a lungo.