Libro II – Cap. X
Chi l’ha visto?
(Un’indagine sulla misteriosa scomparsa di un gruppo di Bikers)
Uno squillo prolungato lo fece sobbalzare dalla sedia. Qualcuno aveva suonato al citofono, il carabiniere di piantone aveva guardato con aria sconsolata nel video di sorveglianza chi fosse così mattiniero di lunedì mattina. Apriamo alle 10 in punto ed ecco che alle 10 e ventitré secondi abbiamo il primo questuante della giornata si ripeteva a voce alta mentre teneva premuto il pulsante della risposta e trangollava ustionandosi la gola, l’ultimo sorso di caffè che scandiva la partenza della sua messa in servizio. “Vorrei fare una denuncia.” L’uomo alla porta alzò la testa guardando diritto l’occhio della telecamera, il Mergozzo, vento freddo e fastidioso messaggero di brutto tempo si materializzava in raffiche repentine, aveva preso a giocare con i suoi capelli scompigliandoli come Shanghai sul tavolo di gioco, stanco di prendersela dei fogli di giornale che aveva accumulato al cancello della caserma. L’uomo accostò la porta che non ne voleva saperne di farsi chiudere con decisione, il viso si illuminò di un tenue rosso dovuto alla temperatura accogliente della sala d’aspetto dove il suo occhio si fermò su una rivista di MTB che stava aperta sul tavolino di fronte, si mise seduto su una sedia in attesa di essere ricevuto, mentre il vicebrigadiere, aveva inquadrato la sua qualifica dai gradi argentei sulle spalline, un uomo suoi trentacinque con un pizzetto molto curato e con un fisico che non nascondeva la sua indole atletica stava riponendo alcuni fascicoli in una scaffalatura a destra della scrivania. “Mi scusi, sa al mattino prima di iniziare con l’apertura al pubblico mi tocca sistemare le pratiche, siamo sotto organico e le faccende non si sbrigano da sole, spesso si accumulano. Mi diceva al citofono che è qui per sporgere una denuncia…giusto?” Il Vicebrigadiere era uscito dalla portineria e tenendo le mani sui fianchi si posizionò sulla porta. L’uomo si alzò e si avvicinò rimettendosi in tasca il telefono che aveva squillato almeno tre volte e per tre volte aveva rifiutato la chiamata limitandosi a guardare sullo schermo chi lo avesse cercato. “Buongiorno, sì ha capito benissimo debbo sporgere denuncia… Una denuncia di scomparsa di persona.”
Il viso del Vicebrigadiere non nascondeva una certa inquietudine rientrò nella portineria e sollevò il telefono; dal labiale l’uomo riusciva a comprendere in grandi linee quello che si stavano dicendo, non era la denuncia di smarrimento dei documenti dopo uno sciagurato passaggio in lavatrice, sembrava qualcosa di più impellente visto il gesticolare convulso che accompagnava il dialogo. “Venga con me dal mio comandante, vuole parlare con lei per capire come muoverci in base alla sua deposizione… Ovviamente.” Lo accompagnò lungo il corridoio dove si affacciavano una serie di stanze adibite ad uffici invitandolo ad entrare nell’ultima in fondo a sinistra la più ampia, illuminata dal sole che perforava le tende socchiuse creando una sorta di aurea sulla porta dove il Vicebrigadiere bussò per annunciare la visita. “Comandante hai il denunciante, il sig. Biffi”. Il comandante stava seduto alla scrivania armeggiando sulla tastiera del PC con fascicoli buttati un poco alla rinfusa ed alcuni aperti di fronte, sotto lo sguardo benevolo del ritratto del Presidente della Repubblica e quello istituzionalmente severo del Capo dello Stato Maggiore della Benemerita; la settimana come da regolamento lo aveva accolto con un mare di scartoffie. “Presidente! Ma che piacere rivederti, il mio vice mi ha detto al telefono che c’era qualcuno in attesa per una denuncia di scomparsa mai, ma dico mai, più avrei pensato di vederti qui da me. Allora di che si tratta? Chi è scomparso? Un parente immagino, un allontanamento volontario? Se sporgi denuncia posso capire che la cosa sia delicata visto che avresti potuto farlo dai colleghi che stanno nella stazione vicino a casa tua. Se sei qui vuoi che sia più discreta la questione o come mi vien da pensare sia accaduto in zona di mia competenza.” Il comandante Matteo G. conosceva assai bene Gianni Biffi erano entrati in contatto a causa dell’amicizia comune con il Freak che era diventato da tempo suo solidale nelle scorribande nei boschi dietro la caserma, anche lui aveva il sacro fuoco della MTB costantemente acceso nei pensieri. Si alzò gli strinse vigorosa la mano invitandolo ad accomodarsi alla scrivania di fronte a lui, ordinò la cortesia di portare un paio di caffè al vice che stava per riprendere il suo turno quotidiano e chiuse la porta del suo ufficio.
“Allora Presy, inizia a raccontarmi di questa faccenda, devo farmi un idea spero più chiara possibile per poterti aiutare: in caso di scomparsa dopo aver stilato la denuncia compreso la lettura e la tua firma in calce devo organizzare le ricerche, quindi dobbiamo innanzitutto avere un quadro dell’accaduto.” Dopo una breve pausa per il caffè, seguita da un respiro profondo accompagnato da un tirar su di naso dovuto alla rottura del setto nasale, adorabile ricordo di uno dei tanti incidenti nei boschi, Gianni iniziò ad esporre i fatti. “Sono venuto da te perché mi fido, so che sei una brava persona: per questo considera che quello che ti sto per raccontare se lo facessi a qualcun altro dopo avermi ascoltato mi farebbero ricoverare per un TSO, quindi ti prego di valutare correttamente le mie dichiarazioni.” Gianni aveva preso una caramella dal vaso che golosamente Matteo teneva sul tavolo sotto la finestra, si aprì il giubbotto sul petto ed allungò le gambe gustando una Rossana alla crema. “Non sto per denunciare una sola scomparsa di una persona, ma una serie di scomparse. Dovrei metterle in ordine cronologico, ma non riesco a dare una precisazione temporale ai fatti. Il filo che li lega è la passione a volte ossessiva per la MTB, erano clienti poi diventati amici, facenti parte del Racing Team persone con cui ho condiviso uscite domenicali ed Epic Rides, circa una dozzina di persone in maggior parte uomini sai com’è di donne in questo sport ce ne sono poche solo un paio, in effetti sono due.
La prima scomparsa risale a tanti anni fa quasi non me lo ricordo più che viso avesse l’unico dettaglio gli occhiali ed il codino e nemmeno come si chiamasse in realtà, lo chiamavamo “Bruno che BBBici”, era un monaco Hare Krishna, aveva credo intorno ai quarant’anni ma aveva un aspetto che rendeva difficile dare un età definita; faceva il cuoco al ristorante vegano dell’associazione in via Valpetrosa un vicolo laterale di via Torino a Milano. Nei primi anni di Pro-M era venuto da me per prendere una ShockWave: la volle rossa, era talmente orgoglioso della sua bimba che ogni piè sospinto le regalava qualche componente nuovo, manco fossero dei mazzi di fiori. Questo lo mise nei guai con i suoi superiori che lo punirono facendogli vendere la bicicletta perché aveva rotto il Sannyas, il voto di povertà e rinuncia, mettendolo a fare esercizi spirituali dalla sera alla mattina per purificare il suo spirito viziato dal materialismo. Ultimo avvistamento lungo il Fiume Adda vicino ad una cabina elettrica dismessa, altro non so… Svanito.” Matteo annotava su un blocco a righe le parole di Gianni. “Va bene, poi miglioreremo il profilo intanto andiamo avanti con gli altri, bisogna contestualizzare il periodo, altrimenti ci troveremo in difficoltà con le ricerche. Lo so che i ricordi spesso sono cattivi indizi ma ti chiedo di essere più preciso possibile.” Gianni fece un cenno di assenso muovendo rapidamente la testa su e giù.
“The Vice” il mio vicepresidente del Racing Team, che dopo aver fatto parte del nucleo creativo delle pubblicità degli inizi e avendo anche lui fatto parte di gite e lunghi fine settimana in Costa Azzurra ha iniziato a perdersi tra una festa ed una sfilata di moda, qualche fidanzata che lo ha segnato nell’anima tanto che divenne vegetariano salutista, scomparendo anche dai telefoni lui che ne aveva sempre due e passava più tempo con il telefono che con se stesso… Anche di lui non abbiamo più notizie da tempo ormai.
Daniele T. il segretario, che nonostante un’amicizia che durava da anni travolto dal lavoro e dalle faccende anche extra quotidiane si è perso nelle nebbie della bassa Varesina. Non lo abbiamo più visto la sua immagine svanita come una polaroid lasciata al sole.
Donato M. l’uomo che non aveva mai un giorno intero per lui… Doveva rientrare tassativamente entro le12:30 a casa ogni Domenica nemmeno fosse di servizio in caserma. Tutto preso con l’attività di famiglia, lo capisco ma un giorno se ne è schizzato in mezzo ad un bosco ed è scomparso… Era sempre un cinghiale impazzito forse per questo lo ha portato staccare anche lui dal telefono… L’utente non è raggiungibile.
Guglielmo F. aka il “Serial Killer” lui forse lo era veramente, sai io, noi ci si scherzava sul suo aspetto che avrebbe fatto la gioia di Quentin Tarantino se lo avesse scelto per un suo film. Come un serial killer compariva, colpiva durante le gite e spariva… Chissà dove; di lui non ho alcun ultimo avvistamento è svanito e basta.
La “Speedy” una ragazza che a volontà non è seconda a nessuno, una capa tosta che dopo aver dato di tutto di più nelle 24 ore in solitaria, ha iniziato a lasciarsi andare con le moto da enduro sparendo dentro una nuvola di gas di scarico al profumo di olio ricinato talmente fitta che non l’abbiamo più ritrovata.
“D(a)ino” il fanciullo dalle grandi orecchie che da Sesto veniva sempre al tempio, sempre arrangiandosi tra un trick e track e qualche errore di troppo, si perdeva dietro a sogni che non si poteva permettere di realizzare, ultima volta avvistato in sella di una bicicletta da turismo con gomme 700×42 quando tutti eravamo in giro con le 26′, andava talmente veloce che come “Road Runner” è sparito dai radar.
“Red Moho” era sempre stata con noi, se penso che l’ho conosciuta verso il Larès Brusàa in compagnia di suo marito, da quel momento sarebbe stata con noi, con il team ma dopo aver abbandonato la sua Mountain Cycle non si sentiva più a suo agio… Le donne si sa sono scontrose delle volte e penso che sia sparita anche per questo. Aveva in mente altre mete quelle sottomarine, scomparendo nelle acque dell’arcipelago Toscano.
Maurizio aka “Spiderman” un adepto della prima ora uno che officiava tutte le cerimonie con e senza sua moglie Red, un cuore da motociclista amante dei viaggi e compagno di molte uscite in qualsiasi condizione. L’ultima volta l’ho avvistato mentre litigava con una canna da pesca da mosca, non credo mi abbia visto pur quanto lo chiamassi a gran voce, sembrava trasfigurato dal movimento ondulatorio del lancio dell’esca. Non penso se lo sia portato via un temolo ma comunque scomparso.
“Il Cencio”, Fabio C. un biker con qualche chiletto in più rapito alla creatività. In settimana a disegnare borse e astucci, alla Domenica a seguirci ovunque anche come “Stoker” del Freak che denota un certo sprezzo del pericolo… Ti vorrei vedere stare seduto dietro di lui… Un giorno sparì come il foglio su cui hai preso le note e per chissà quale incantesimo passa nel trita-carta impedendoti di ritrovarlo.
Ahhhh… Sì… “Spina Pazza”. Un concentrato di ossa e nervi con un paio di occhi spiritati, cosa che tu potresti pensare per un uso massiccio di sostanze psicotrope… Nulla di più errato… Tutta natura. Era fuori così da quando ne ho memoria, era talmente una scheggia impazzita che si buttò anima e core nel bici trial. Il suo fantasma aleggia ancora al Ponte di Paderno dove alcuni automobilisti sicuramente in preda ad allucinazioni da traffico, credono di vederlo volteggiare sulle strutture metalliche del ponte. Il Freak sostiene che le unghiate sul battistero della chiesa non le abbia fatte il diavolo ma i pin dei suoi pedali. Ma se per diventare un trialista ha fatto un patto con il diavolo vuoi che per questo sia scomparso?”
Matteo depose la penna, alzò lo sguardo fece scroccare le vertebre del collo con una torsione secca. “Presy ho messo giù quello che mi hai detto. Certo che se fai una denuncia circostanziata ad un collega, questo ti prende per matto, ma non è il mio caso. Quindi che cosa vuoi fare?”
“Poi provare a ritrovarli?” Gianni si alzò dalla sedia lo guardò con aria sollevata, si mise le mani in tasca prese le chiavi dell’auto legate ad un portachiavi in argento a forma di San Andreas e si diresse all’uscita; accidenti si disse, gli toccava pure correre al parcheggio, il Mergozzo aveva portato quello che aveva promesso pioggia a catinelle nemmeno fosse in saldo…