Libro I – Cap. I
Gli anni d’oro – La genesi
Correva l’Annus Domini 1997.
Il secolo scorso stava per volgere alla fine, Milano non sembrava per nulla preoccupata di questa “fin du siecle” anzi, tutto sembrava soto controllo: locali dell’aperitivo sempre pieni come i panini imbottiti, quelli che ti mangi fuori dallo stadio di San Siro e non ti chiedi che cosa ci sia dentro. I lavori stradali in Piazza della Repubblica che accompagnati da cartelli consolatori promettono l’apertura del passante ferroviario per Natale sono sempre causa di incolonnamenti e sicure incazzature con dei cordiali “vaffa” a chi con il solito GS con borse e baule e con calzino proteggi Church sul piede sinistro si piazza di traverso oltre la linea di arresto pronto allo scatto bruciante destinazione il Chiosco più “in” che si trovava Corso Sempione , visto che qui a Milano si va sempre di fretta, anche all’aperitivo. Il XX secolo sta per finire, cosa vuoi che siano 3 anni? Si parla di una nuova moneta Europea intanto il trattato di libera circolazione dei cittadini sarà reso operativo dal 26 ottobre, una nuova era d’oro per il continente, così i giornali economici e le dichiarazioni commosse condite da traboccanti strette di mano per l’onore dei fotografi ci viene prospettata. Ma le prospettive son solo e sempre ipotesi, dovremmo avere prove inconfutabili per renderle plausibili, basta un attimo e come il barman al quale hai chiesto un Negroni nel girone infernale all’una e trenta circa, ti serve uno sbagliato. Negroni sempre di nome ma non di fatto; il mondo regolato dall’orologio dell’universo va avanti come sempre con o senza speranze.
Di quelle ne avevamo in abbondanza, la politica dopo anni di difficoltà legati mani e piedi al sistema clientelare della prima repubblica sembrava andare verso un nuovo corso. Il 20 Gennaio Bill Clinton iniziò il suo secondo mandato aspettando la stagista a carponi nello studio ovale, la cometa Hale-Bopp il 22 Marzo sfiorò la terra e come una mano anonima scrisse “In vita mia hovvisto piùu homete che fiia” sul muro dell’accademia navale di Livorno, portò gioia tra gli umani, altro che sfighe. Infatti il 9 Maggio a Venezia un gruppo di annoiati nostalgici della Serenissima occuparono il campanile di San Marco, una gogliardata che la cometa sicuramente aveva suggerito. Dopo un secolo, in un 1° Luglio afoso, condito da tifoni nel sud est asiatico colpito da una crisi economica senza precedenti, la Gran Bretagna restituisce Hong Kong alla Cina che ci stava mettendo il naso nell’economia globale, “Che cosa vuoi che facciano ‘sti cinesi? Sono lavoratori a buon prezzo, null’altro. Il vantaggio che lavorano, lavorano per una ciotola di riso. Ho spostato la produzione vicino a Canton, li fanno quello che voglio io, non i miei dipendenti…” Cosi tuonava a cena un amico di mio padre, dimenticandosi che loro, i mangia riso, erano un impero dal 221 a.C. con solo duecento anni di declino e che avevano sostituito all’Imperatore il partito, ma i risultati li avremmo visti dieci anni dopo. Ma era tempo di lacrime popolari, di accorati mazzi di fiori lasciati sul luogo dell’incidente: il 31 agosto Lady Diana Spencer sotto il Pont de l’Alma perde la vita in un incidente stradale. I suoi funerali commuoveranno 2 miliardi di persone appiccicati agli schermi dei televisori di mezzo mondo, tra dediche, canzoni di Elton John ed ipocrisia celebrativa, the show must go on. L’autunno stava per iniziare, due studenti dell’università di Stanford Larry Page e Sergey Brin il 15 Settembre annunciano la teoria secondo cui un motore di ricerca basato sullo sfruttamento delle relazioni esistenti tra siti web, avrebbe prodotto risultati migliori rispetto alle tecniche usate fino ad allora: nasce Google. Questo episodio segnerà il corso degli anni successivi, la vita sociale degli esseri umani muterà radicalmente, internet dilagherà nelle case mandando in pensione le polverose enciclopedie che stanno staticamente in bella vista nei salotti ad imperitura memoria di cultura da acquisire.
Il 13 Ottobre non è un giorno qualunque per la nostra storia. L’uscita nelle librerie Londinesi di “Harry Potter e la pietra filosofale” libro di J.K. Rowling, il primo di una serie di sette non prende le prime pagine dei giornali. In Italia si discute su un’ordinanza pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale che fa ordine sugli interventi urgenti legati al terremoto che aveva colpito, tanto per cambiare, Marche ed Umbria il 26 settembre ma sono notizie che sarebbero scivolate come il sapone sulle mani.
Chissà che cosa passava per la mente di Gianni Biffi quel pomeriggio in Via Messina. Sicuramente era impegnato alla ricerca di un parcheggio come tutti quelli che in un giorno qualunque, uggioso come tutti i giorni dell’ Ottobre 1997, colorato dalle foglie rosso screziato e giallo senape cadute dagli aceri nel piazzale del Monumentale trasportate lì chissà come da un vento nervoso ed indisponente e dagli ombrelli aperti dei passanti che si riparavano da un inutile pioggerellina lungo le bancarelle del mercato di via Fauchè.
Come sempre trovare parcheggio in zona era più difficile che vincere un terno al lotto sulla ruota di Venezia, ma in via Procaccini in fronte a Rossignoli evitando le rotaie del tram appiccicati al marciapiede della ex fabbrica Carminati, Toselli & C. che tutti conoscono come la Fabbrica del Vapore, se ci mettevi il giusto impegno, una Subaru Impreza WRX STI la piazzavi, stando attento a non sfrisare i cerchi dorati in stile “Goldfinger” che la caratterizzavano. Il design non l’ ho mai compreso fino in fondo, ma per quanto i cerchioni potessero far vomitare anche i koala, io l’ Impreza me la ricordo più per la guida che per l’estetica, proprio come il Gianni, che in quel momento era alla guida della stessa.
Via Messina, in quel tempo era il baluardo alla penetrazione della comunità Cinese, che stava concentrata nel Borgo degli Ortolani noto ai più come Chinatown, il quartiere compreso tra via Canonica e Paolo Sarpi. Nel brulicare di attività commerciali ed artigiane Cinesi resistevano all’espansione alcune attività commerciali, in via Niccolini, per fare un esempio, si era piazzata la Numero Uno, concessionaria bauscia delle Harley Davidson e meta di pellegrinaggio di Yuppies non ancora tatuati e di ligere del Giambellino nostalgiche di Easy Rider. Tra queste attività commerciali una piccola bottega che era il negozio di MTB a Milano: Tech Shop. Il mercato dell’esoterismo su due ruote era diviso equamente tra Tech Shop di Alan K. e Bicimania a Lissone, piazzato lungo la Valassina e gestita da Maurizio Z. grazie alla passione di un industriale Brianzolo. Alan era mosso dalla passione di chi sa che, come scriveva Oscar Wilde “The difference between a man and a boy is the price of the toy” (in italiano la rima non torna ma il senso sì…“la differenza tra un uomo ed un bambino è il prezzo del giocattolo”), tutti noi abbiamo bisogno di giocare fino al giorno della nostra departita. Se smettessimo faremmo uno sgarbo ai nostri sogni: l’umano vive di quelli ed i giocattoli aiutano, Gianni ne è un fulgido esempio. Il negozio era meta di personaggi che giocavano con molta passione, tipo un noto ingegnere Milanese che pur avendo una mole poco consona al prodotto acquistava in modo compulsivo tutte le biciclette che potevano in quel mentre renderlo meno soffocato dal lavoro, per poi ripudiarle gettandole delle rupi. Ignari testimoni lo videro gettare una Yeti ARC, al grido “Bici di MMMM…..AAAAA!!!!! “, da un’asperità. Tutti noi abbiamo una rupe Tarpea con la quale prima o poi facciamo i conti in senso figurato; Lui invece da buon ingegnere le cose le faceva, nel bene e nel male.
La vetrina di Tech Shop era una fucina di sogni all’ennesima potenza: Mantis, Yeti, Mountain Cycle, Santa Cruz, Turner, Cannondale, componenti che non avrebbero sfigurato in vetrina da Pisa in piazza Duomo, non solo per la raffinatezza ma anche per i prezzi. Tutto proveniva dagli Stati Uniti rigorosamente ricavati dal pieno, la massificazione del prodotto era ancora da venire, eravamo nel guado tra l’artigiano geniale e la timida industrializzazione: era la nicchia della chiesa esoterica del Biker Milanese. La pioggia leggera sfocava la vista della Mantis Flying V che si ergeva a totem circondata da componenti adoranti al centro della vetrina, i passanti volgevano lo sguardo incuriositi e scuotevano la testa sparendo nel grigio del pomeriggio sollevando gli ombrelli per far passare le donne con le borse della spesa. Dopo aver vinto il terno del parcheggio, Gianni si avvicinava all’ingresso di Tech Shop con il suo incedere curioso; un incidente automobilistico di ventuno anni prima lo aveva relegato ad una lunga degenza in quel di Chiusi, ingessato fino al torace per troppi mesi con il risultato di avere in ricordo una piaga alla caviglia che lo costringeva ad un leggero inchino della spalla sul lato destro ogni volta che muoveva un passo in avanti, riequilibrando la camminata.
All’ingresso F.F. un uomo sui trentacinque / quarant’anni di media statura, capelli castani che sovrastano disordinati una fronte spaziosa con il viso delimitato da un paio di occhiali dalla montatura pesante che gli davano l’aspetto di un prete di campagna in attesa di entrare in curia per incontrare un superiore e, come in quei momenti, inarcò le spalle e si guardò intorno incrociando cosi lo sguardo di Gianni.
“Oh, Gianni come stai, stai andando da Alan? Stavo per entrare in questo momento. Beh, voglio che mi acquisti qualche San Andreas, ho dei componenti niente male di Adventure Components, sospensioni Risse. Non so se lo sai, ma questa non è la mia sola rappresentanza commerciale, ci sto provando. Il mercato è in crescita… Io sono solo, tu sei un imprenditore, hai magazzino, contabilità, dipendenti ai quali un domani delegare… Insomma avrei, no… Vorrei chiederti se questa attività ti potrebbe interessare, Tu sai gestire, ma soprattutto sei un appassionato! Quanto spendi qui da Alan? Non che io voglia farti i conti in tasca ma… Pensaci. Per te sarebbe un piccolo impegno… La struttura non ti manca. cosa ne dici? Non che sia di fretta, ma quando vuoi ne riparleremo; vieni a casa da me e ti mostro il mio magazzino, così mi potresti dare un suggerimento… Senza impegno, la mia è un’idea che mi è venuta in mente ora… Vedendoti”
Gianni non distolse lo sguardo durante tutta la conversazione. La proposta lo allettava, un nuovo gioco da iniziare. Buttò lo sguardo sulla Mantis circondata da un aurea di goccioline di pioggia. Abbozzò un sorriso. ”Va bene F. oggi qui su questo marciapiede di fronte a questa vetrina nasce Pro-M, l’idea mi piace, vedremo se il tempo sarà galantuomo e dove arriverà.”
Non entrò da Tech shop, salutò F.F. e si diresse in direzione di via Procaccini scivolando tra gli ultimi ombrelli aperti.