aprile 2000
Lo scorso mese di luglio, come tanti altri appassionati, ho seguito con attenzione ed entusiasmo la cavalcata vincente di Lance Armstrong al Tour de France, prova che certamente andava aldilà della semplice impresa sportiva, visti i precedenti, la forza di volontà che Armstrong aveva dimostrato nel superare dapprima la malattia e quindi il suo tornare ai massimi livelli agonistici erano indubbiamente un esempio importante.
Non nascondo che la cosa mi aveva colpito ed appassionato parecchio, probabilmente perché, anche se allora nemmeno me lo immaginavo, stava iniziando purtroppo per me lo stesso tragitto e non in bicicletta bensì in ospedale. Sono ormai passati diversi mesi e fortunatamente le cose per me sembrano essersi messe per il verso giusto tanto che la scorsa domenica, grazie agli immancabili incoraggiamenti dei soliti cari amici, sono tornato in bicicletta, niente di importante naturalmente e ci mancherebbe, non ho ancora terminato i cicli di chemioterapia che mi hanno prescritto, ma che gioia.
Faccio fatica a trovare le parole che possano trasmettere esattamente le sensazioni che ho provato, i sentieri e gli sterrati che stavamo percorrendo intorno al Ticino, che avevo precedentemente sempre snobbato con un pò di presunzione perché li ritenevo troppo semplici, mi stavano dando soddisfazioni come non mai, manco fossi sullo Slick trail Rock di Moab da sempre il mio sogno nel cassetto. Ogni pedalata , ogni metro percorso, accrescevo in me la gioia di aver raggiunto l’obbiettivo più importante, quello di poter raggiungere la più assoluta normalità.
Ho passato momenti in cui non vedevo futuro, poi piano piano si è ricominciato a formare sotto i miei piedi il necessario pavimento e quindi mattone dopo mattone la costruzione è proseguita positivamente con la sola ed unica speranza di poter semplicemente tornare a condurre quella vita normale che ho sempre vissuto. Chi mi conosce sa quanto abbia amato fare mountain biking, faticare, sudare, con una buona compagnia di amici e la possibilità di incontrarne sempre di nuovi, posti nuovi da visitare precorsi da provare, cose diventate per me troppo importanti che non volevo perdere, poter ricominciare è stato entusiasmante ma soprattutto il segnale che forse il peggio è passato.
Oggi mentre scrivo sono sul letto d’ospedale a ricevere il decimo ciclo di chemio, se va tutto bene me ne restano solamente altri due, ma sto già pensando a dove potremmo andare la prossima domenica se avremo la fortuna del bel tempo. Senza naturalmente augurare a nessuno di trovarsi nelle mie condizioni, quello che voglio dire è che con fortuna sicuramente, ma anche con il giusto atteggiamento e forza di volontà necessaria ognuno può vincere il suo personale Tour de France, abbiamo in noi risorse che ci possono essere magari sconosciute ma che dobbiamo essere capaci di trovare al momento opportuno.
Daniele Tavazzi