
Dopo lunghissima attesa – anche Santa Cruz ha problemi di consegna per alcuni modelli in questo strano periodo per il mondo intero – finalmente ho potuto ri-provare la Heckler 2021 che altro non è che una Heckler 2020 con il nuovo motore Shimano EP8 . Avevamo già provato in lungo e in largo la Heckler precedente con grandissima soddisfazione (potete leggere la prova qui : https://www.pro-m.com/equilibrio-forma-prova-della-santa-cruz-heckler-cc-xo1/) e quindi non ci è voluto molto per capire che tutto il buono è stato confermato con l’ aggiunta di un motore ben più performante ed efficiente .
Ora visto che io sono un rivoluzionario e dico sempre e solo la verità nel tempo dell’ inganno totale lasciatemi esprimere alcune mie personalissime opinioni su questa E-MTB e sulle E-Light MTB in generale . Sono semplicemente, come detto, riflessioni mie e quindi fatene l’ uso che volete dato che non sono, e mai pretenderei di esserlo, il depositario di nessuna verità ma semplicemente un appassionato che prova moltissime biciclette MTB e tenta di trarre dalle proprie esperienze dei dati il più oggettivi possibile seguendo una logica poco influenzabile da mode e/o colori delle biciclette stesse .
La mia attuale Heckler 2021 con forcella Fox 38, pneumatici gravity, salsicciotti e quant’ altro pesa circa 21 Kg. (Kg. 20,980 per la precisione) e la ritengo adatta ad un uso sia gravity che escursionistico. Ora, tralasciando le E-Light MTB da XC che sono un prodotto per uso completamente diverso, direi che sono pochissimi chilogrammi di differenza in più dalle E-Light MTB presenti sul mercato che alla fine sono solo 3 modelli e che pesano dai 17,5 ai 20 Kg. reali . Se poi dovessi montare sulla Heckler la Fox 36 originale, gomme più leggere per uso Trail senza i salsicciotti in versione tubeless la differenza reale di peso si ridurrebbe a 1 o 2 chilogrammi ma con un motore “pieno” da 85 Nm e con una batteria da 504 Wh ben più capiente delle batteria da 250, 320 o 360 Wh di quelle che vengono montato sulle E-Light MTB !!! Inoltre teniamo ben presente che il nuovo motore Shimano EP8 è completamente personalizzabile e già con il profilo 2 di serie (quello risparmioso) ho potuto constatare di persona che i 2000 Mt+ con 40/45 Km sono facilmente raggiungibili usando ECO, TRAIL e anche un po’ di TURBO nelle rampe più ripide !!!
Tornando al tempo dell’ inganno globale direi che chi ha un poco di attenzione al mercato e al reale utilizzo della E-MTB dovrebbe facilmente comprendere che la vera E-Light MTB del mercato oggi potrebbe essere proprio questa Heckler che permette un utilizzo veramente a 360° che spazia dall’ escursionismo all’ Enduro . In pratica vorrei dirVi di non farVi attirare dalle chimere del mercato o da roboanti promesse di prestazioni ed efficienza che non sono proprio corrispondenti alla realtà ma di considerare la E-MTB che state valutando in base alle Vostre reali necessità e non a fantomatici numeri promessi dai cataloghi che molto spesso non corrispondono alla realtà delle cose .
Certo se doveste pensare ad un uso esclusivamente escursionistico della E-MTB una Levo SL ha minor peso e maggiore efficienza (che si traducono in molti più chilometri) ma su sentieri Enduro paghereste minori prestazioni dovute a geometrie meno spinte e ad un equipaggiamento meno gravity oriented . In ogni caso con questa Heckler non sareste poi così lontani – anche se non potreste mai arrivare a pareggiare le percorrenze possibili della SL – con tarature motore e sospensioni più confacenti all’ uso escursionistico 🙂
Per finire il consiglio generale è di non comprare una E-MTB solo per il colore del telaio o la batteria ma di farVi consigliare al meglio da chi ha l’ opportunità di provare molti prodotti o di provarli Voi stessi e scegliere la E-MTB solo in base allle Vostre reali esigenze e tipologia di utilizzo .
Good riding and enjoy !!!
A più di un anno dalla sua presentazione sul mercato abbiamo deciso di provare per bene la Moterra nella sua versione più prestigiosa : la NEO Carbon 1 . Per la prima volta da quando esiste il nostro blog questa prova è scritta a 4 mani nel senso che sia io che Ezio “Freakrider” Baggioli abbiamo usato per svariate centinaia di chilometri la E-MTB oggetto della nostra prova . Personalmente posso dire che la trovo una bicicletta adatta a chiunque e destinata ad un uso a 360° con vocazione più trail – all mountain che gravity .
Ma eccoVi le impressioni del Freak come segue :
Estetica : non mi posso esimere dal sottolineare che il design sia volutamente minimale, esaltato dalla verniciatura grigio Mercury / Nero lucido e dal Marchio quasi dimenticato in prossimità della serie sterzo. La difficoltà nel disegno industriale è dare un tocco di unicità al prodotto giocando soprattutto sui colori e sulle grafiche: vista la lunga militanza del marchio nell’ universo del ciclismo (Joe Montgomery la fondò nel 1971) sicuramente avrebbe meritato un vestito più accattivante anche giocando sui retaggi di un passato glorioso e non dimenticato. Sull’esemplare in prova si è provveduto a giocare graficamente destrutturando il marchio PRO-M sul triangolo principale dando un lampo di visibilità. A mio avviso necessita una rivisitazione estetica che metta in risalto la costruzione ed il disegno del telaio di fatto ben raccordato. La definirei una linea puritana ed austera che bada all’essenziale, del resto quando siete in sella gli occhi li tenete aperti sul sentiero …
Posizione di guida : dal punto di vista ergonomico e di appoggi, fatte le regolazioni del caso, la seduta è corretta. Adattarsi alla posizione della Moterra Neo 1 è immediato: la bicicletta risulta piacevole nei controlli con tutti i comandi a portata di pollice: quello che non gradisco, ma è un mio modo di intendere il gironzolare in bicicletta, è il sistema Kiox di Bosch . Preferisco di gran lunga il Purion: si posiziona meglio vicino alla leva sinistra del freno e offre le informazioni necessarie e sufficienti per la gestione della bicicletta. La lettura del display del Kiox risulta essere non immediata causa le dimensioni della grafica e il posizionamento sul tappo della serie sterzo non migliora questo aspetto. L’azionamento delle assistenze con i guanto invernali risulta delle volte non immediato e per questo lo trovo fastidioso . Il manubrio da 780 mm è perfetto per l’utilizzo al quale la Moterra è destinata, il mondo All mountain . Sui componenti Fabric nulla da recriminare. Sono ben realizzati, le manopole offrono una presa sincera ed il reggisella telescopico fa il suo lavoro senza problemi di sorta .
Sospensioni : forcella Rock Shox Zeb Ultimate, Charger 2.1 RC2, 160mm, DebonAir, 15×110, 51mm offset ed ammortizzatore RockShox Deluxe Select+ RT, DebonAir sono le scelte di Cannondale per il suo top di gamma per quanto riguarda le sospensioni . La forcella con steli da 38 mm si rivela immediatamente un ottimo prodotto che non ha timori reverenziali nei confronti della concorrenza . Sempre in un ottica di puro piacere estetico anch’essa non brilla per vivacità, fattore non invalidante visto che si comporta benissimo in ogni situazione, esaltando la guida . I registri di ritorno e compressioni sono sensibili al punto giusto in modo che anche il biker non particolarmente avvezzo alle tarature delle sospensioni possa essere in grado di trovare il giusto assetto . L’ammortizzatore posteriore è decisamente pigro per cui necessita un sag accentuato circa il 40% per come sono vezzo a guidare, al fine di fare lavorare il carro a quattro punti di snodo con giunto Horst che sposa al meglio la sua destinazione d’uso, rendendo sicura la guida del mezzo in tutte le situazioni, anche le più estreme che durante la prova non mi sono fatto mancare (altrimenti che prova sarebbe?) .
Salita scorrevole : il motore Bosch CX Gen 4 con l’ ultimo aggiornamento del firmware è una unità motrice sincera ed affidabile: pochi fronzoli e tanta sostanza . Assiste molto bene in salita usando le assistenze Trail o E-MTB (io non uso il Turbo poiché non sento la necessità di utilizzarlo: E-MTB offre un ampio spettro di utilizzo grazie alla sua progressione tanto che si potrebbe utilizzare solo questa modalità ed il cambio ben spaziato che fa il resto) , senza per questo essere mai molto assetato di corrente . Un buon compromesso di affidabilità e schiena che pur non raggiungendo i picchi di potenza di altre unità motrici ci permette uscite di una sessantina di Km con circa 2000 Mt+ grazie anche alla batteria da 625 Wh. Qui siamo di fronte al top di gamma , quindi il peso intorno ai 23 kg della Moterra Neo 1 è di aiuto nei consumi, considerando il fatto che io sono alto quasi un metro e novanta e peso intorno ai 90 kg in assetto di marcia . La pigrizia dell’ammortizzatore fa si che la sospensione sia molto stabile e la percorrenza in questo frangente ne guadagna nonostante il peso e la scarsa scorrevolezza della gomma posteriore .
Salita tecnica : come già detto il periodo invernale non presenta situazioni facili e per non farmi mancare nulla sono andato a cercarmele . Un fattore determinante è la maneggevolezza che unita alle ruote da 29” dotate di inserti , permette una gestione corretta della Moterra in presenza di terreni scivolosi e / o innevati: si sale con discreta facilità e se avete un poco di tecnica trialistica arriverete là dove altri si debbono fermare . Lo scavalcamento di ostacoli e gradini e garantito a patto di gestire bene il proprio peso sulla sospensione posteriore , tenendola sempre attiva . La trazione spesso viene meno a causa della scelta del pneumatico posteriore di primo montaggio: la Schwalbe Eddy Current non agevola per nulla il lavoro della sospensione , nonostante sia sceso a pressioni degne di una moto da trial non offre un grip adeguato ed in presenza di fango tende a riempirsi senza scaricare liberando i tasselli , inficiando l’azione .
Single-track : questo è il suo terreno di riferimento. Io la definisco una Trail bike a corsa lunga e in questo ambito trova terreno facile a patto che la si conduca senza calcare la mano. Necessita una guida leggiadra che esalti la sua maneggevolezza , in tal modo vi troverete a percorrere linee rotonde e ben disegnate . I rilanci sono immediati data la sua indole e la forcella vi farà passare oltre ogni asperità con un avantreno giocoso che vi affaticherà poco. Una gestione del percorso quasi da guida autonoma di seconda generazione , giusto per stare in ambito di mobilità elettrica .
Discesa scorrevole e fluida (veloce) : ritorno al concetto espresso qui sopra. Non è una bici gravity , quindi dovete apprezzarla per come vi permette di gestire facilmente i tratti in discesa: si comporta sempre molto sinceramente e grazie all’escursione generosa legata alle ruotone da 29” vi darà molta sicurezza . Anteriore saldo e preciso vi consentirà di togliervi delle soddisfazioni nella percorrenza di curva , gestendo la scarsa presa del pneumatico posteriore … Vi sentirete come un provetto pilota di speedway .
Discesa tecnica e stretta : facile girare questa E-MTB date le quote geometriche , il peso non elevato aiuta nei tratti dove la discesa si fa più rotta e la tecnica sale in cattedra . Nei tratti lenti dove bisogna essere un poco più riflessivi nell’affrontare gli ostacoli , la Moterra si dimostra un fedele cane guida . Ho apprezzato la reattività dimostrata negli inserimenti durante i cambi di direzione trialistici grazie anche al buon bilanciamento generale . Necessita una guida meditativa , qui si va di fioretto non di sciabola , Toni Bou docet.
Frenata : Magura MT7 4-piston hydraulic disc , dischi Magura MDR-P 220/203mm , devo dire che mi hanno fatto ricredere sui prodotti del Marchio Tedesco . Al di là della mia antipatia per le leve in termoplastica ed all’ergonomia indicata per chi ha mani di dimensioni L/XL ( come le mie…) non hanno mai mostrato segni di affaticamento , sono ben modulabili , con ottima potenza frenante: svolgono il lavoro a loro assegnato senza problemi o affaticamenti . Unica nota da segnalare che durante un uscita di 5 ore sotto una pioggia che ricordava il diluvio universale , non erano prontissimi nella risposta . Ritengo sia una condizione nella quale non vi troverete spesso , quindi se amate girare in condizioni limite potrete sempre optare per mescole adeguate , pastiglie più morbide per esempioche farebbero sparire quasi del tutto il fastidioso ritardo di risposta che tanto mette nel panico , in presenza di acqua o neve .
Rigidità : adeguata per il segmento di riferimento . Triangolo anteriore ineccepibile , carro in alluminio ben strutturato considerato il fatto che è un quattro punti di infulcro , non possiamo pretendere rigidità deputate ad altri sistemi sospensivi . La forcella aiuta molto nel dare rigidità all’insieme considerato l’ottimo lavoro che svolge .
Dotazione : trovate la scheda tecnica qui https://www.cannondale.com/it-it/bikes/electric/e-mountain/moterra-neo/moterra-neo-carbon-1?sku=c65101m10sm . La dotazione è adeguata al tipo di prodotto e il prezzo allineato ai concorrenti: SRAM XX1-Eagle Rainbow , 10-52, 12V, SRAM X01 Eagle deragliatore , manettino SRAM GX Eagle single click , 12V per quanto riguarda la trasmissione , Magura MT7 4-piston hydraulic disc , Magura MDR-P 220/203mm per il reparto frenante: è una E-MTB con una costruzione di qualità e ben verniciata , nulla da eccepire in linea con il posizionamento al top di gamma . Se desiderate una E-MTB da poser sicuramente non fa per voi , visto il basso profilo delle grafiche e dei colori , ma se cercate la sostanza qui ne troverete . La vera chicca è l’impianto luci: all’anteriore abbiamo in dotazione una Supernova Mini 2 Pro light . Per noi appassionati di giri in notturna è un must che tutte le Emtb dovrebbero avere . Ottimo prodotto potente ed affidabile , collegata alla batteria e comandata dal Kiox per l’accensione: accanto alla manopola di destra si trova il comando per l’intensità su tre livelli . La trovo priva di difetti , il fascio luminoso è quasi da stadio di San Siro .
Valutazione rapporto qualità/prezzo : il prezzo è in linea con i top di gamma . Se guardiamo la concorrenza lo trovo sicuramente vantaggioso se si analizza l’ equipaggiamento,siamo in un posizionamento alto e difficile quindi dare giudizi di merito .
Sono praticamente d’ accordo su tutto con l’ amico Freak e anch’ io ho dovuto cambiare opinione sulla potenza dei Magura MT7 in versione E-Bike montati sulla Moterra . Ricordo che lo stesso impianto montato sulla Levo S-Works SL (anche se non in versione E-MTB) mi aveva invece profondamente deluso forse a causa di dischi e pastiglie non adeguati ? Se volete una E-MTB che Vi seguira docilmente, facile, affidabile e sicura per parecchio tempo la Moterra fa sicuramente al caso Vostro 😉
3 Febbraio 1981 – 3 Febbraio 2021 : ormai sono ben 40 anni che giriamo per sentieri in MTB o E-MTB !!!
Tutto inizio durante un viaggio in California a fine anno 1980 : vidi per la prima volta qualche cosa che assomigliava a una bicicletta MTB con le ruote grasse e portai in Italia una rivista dell’ epoca a testimonianza della visione avuto in terra U. S. A.
Appena giunto a Milano mi precipitai dall’ amico Daniele Marnati che allora costruiva telai da corsa per chiedergli mi costruisse una MTB che vide la luce appunto il 3 Febbraio 1981 . Era in pratica una semplice bicicletta da corsa con i passaggi ruota larghi ma tanto bastava per iniziare a scorazzare prima nei parchi a Milano, poi sui sentieri Bergamaschi intorno a Selvino e poi in giro per tutte le montagne del mondo .
Poi vennero le forcelle, i freni V-Brake, le bi-ammortizzate, i freni a disco, la Pro-M, i reggisella telescopici, le E-MTB e quant’ altro ma la passione e il divertimento di scorazzare per i boschi sono sempre gli stessi anche dopo 40 anni .
Buon anniversario a me e a tutta la famiglia di Pro-M !!!
Gianni Biffi
Sono un biker che dice sempre quello che pensa senza retaggi commerciali o altro e quindi mi sono ritrovato più volte ad esclamare pazzesca, incredibile, fantastica, divertentissima, magica, non ci posso credere e altri aggettivi o espressioni di stupore durante le varie uscite fatte in sella alla SAM2 6.9 !!! E’ vero che sono definito un entusiasta delle novità (guai se non fosse così visto che generalmente i tecnici e gli ingegneri progettano i prodotti perche siano migliori dei precedenti) ma per la prima volta in assoluto, in tutti questi anni di attività (sono ormai 40 anni di MTB e 57 anni di due ruote in totale), questa volta lo posso dire con certezza : la E-MTB più divertente e – per il mio modo di condurre – più performante in discesa che io abbia mai provato !!! Tenete presente che i quantitativi in arrivo della SAM2 sono veramente piccolissimi e commercialmente il mio scritto che state per leggere è quasi un suicidio commerciale e quindi non venitemi a dire che sono di parte o interessato alla vendita dato che comunque vada non mi sarà permessa e se anche lo fosse lo sarà solo in piccolissime quantità ma dovevo trasmetterVi tutta la mia eccitazione 🙁
Solo 170 Km percorsi e sono già a scrivere la prova della Focus SAM2 6.9 : chi mi conosce bene sa quanto io sia appassionato, istintivo e ami giocare con le E-MTB e quindi sono bastate pochissime uscite per convincermi che le prime impressioni erano giuste ! Anzi le sensazioni provate l’ anno scorso nella first ride (link : https://www.pro-m.com/first-ride-nuova-focus-sam2-2021/) sono state amplificate ancor di più in positivo nelle uscite fatte su sentieri ben conosciuti e dove ho tutti i riferimenti necessari (i famosi paletti come amo definirli) !
Estetica : non si può certo dire che sia bellissima con quel suo motore che sembra appeso al telaio e senza un paramotore che avrebbe ingentilito le linee . E’ sicuramente Tedesca e nonostante un piacevole colore beige e la forcella FOX 38 orange che tutti vedono come una cosa bellissima (cosa avrà poi di così bello a parte che non c’ entra nulla con il resto non sono ancora riuscito a capirlo … ma forse fa molto racing machine 🙂 ) io non riesco a vedere un’ estetica da urlo ma a tutti piace tanto e quindi mi allineo al gusto dei Bikers incontrati in giro …
Posizione di guida : non è una Santa Cruz o una Specialized dove ci si trova subito a casa ma a parte un manubrio che si posiziona molto in alto direi che l’ adattamento alla posizione della SAM2 è abbastanza veloce e la bicicletta risulta molto facile e intuitiva con quasi tutti gli appoggi al posto giusto salvo il comando del reggisella FOX Transfer che purtroppo per le miei abitudini è posizionato troppo sotto al manubrio . Il manubrio da 780 mm direi che è perfetto per la mia corporatura e forse avrei gradito un reggisella telescopico con più escursione ma alla fine il divertimento che la SAM2 mi ha concesso mi ha fatto passare sopra a tutte queste piccolissime e soggettive pecche 🙂
Sospensioni : ammortizzatore Fox Van Performance Coil e forcella FOX 38 Float Factory 29 – E-Bike – Grip 2 con rake da 44 mm sono le due unità ammortizzanti con escursione di 170 mm su ambedue le ruote . Sin dal primo momento è veramente incredibile come l’ ammortizzatore a molla posteriore azionato dal sistema F.O.L.D.® di Focus offra prestazioni del carro che non ho mai riscontrato su altri prodotti simili per tipologia di utilizzo : una specie di tappeto magico che oltra a donare una trazione in salita da riferimento passa ovunque in discesa mantenendo la ruota sempre attaccata al terreno !!! AWESOME !!! Il sitema garantisce un brake jack molto limitato e quasi inavvertibile mentre in pedalata il carro si muove sempre ma in maniera molto limitata e controllata . La forcella fa il suo lavoro senza attriti iniziali palpabili e garantisce sicurezza nella guida come tutte le monopiastra da 36 e 38 della nuova gamma Fox .
Salita scorrevole : il motore Bosch CX Gen4 con l’ ultimo aggiornamente del firmware è una buona unità motrice e spinge molto bene in salita usando le assistenze Trail o E-MTB senza per questo essere mai molto assetato di corrente . Un buon compromesso che pur non raggiungendo i picchi di potenza di altre unità motrici ci permette uscite di una sessantina di Km con circa 2000 Mt+ grazie anche alla batteria da 625 Wh . Nonostante il peso della bicicletta parecchio sostenuto (siamo a Kg. 26.780.- con i pedali montati) si riesce a salire con buone medie grazie anche all’ ottimo e già citato lavoro delle sospensioni e alla scorrevolezza delle ruote che ovviamente sono state montate con Hillbilly e Eliminator da 2.6 e salsicciotti come da protocollo Pro-M .
Salita tecnica : come già detto la sospensione F.O.L.D.® con l’ ammortizzatore a molla garantiscono una trazione sconosciuta alla maggioranza degli altri sistemi sospensivi e quindi anche in presenza di terreni scivolosi e / o di neve si sale con discreta facilità anche dove altri si debbono fermare . Lo scavalcamento di ostacoli e gradini e garantito dalle due sospensioni e dall’ eccelente bilanciamento dei pesi anche se le manovre trialistiche (che io non sono in grado di compiere con facilità) sono penalizzate dal peso. Certo se avessimo anche il motore dove viene montata la scheda di gestione Adamo saremmo al top ma non si può avere tutto in una sola E-MTB che è già così performante .
Single-track : nonostante il peso da “monster truck” appena la si muove il peso sparisce quasi per magia come spariscono le ruote da 29″ , il carro lungo , il BB alto e tutto il resto che si può leggere sulla carta e quindi ci si ritrova a percorrere sentieri – siano essi flow o rotti – con velocità e facilità inusuali e che mi ha fatto spesso pensare di essere diventato quasi bravo 🙂 AWESOME BIKE !!!
Discesa scorrevole e fluida (veloce) : una vera spada, sempre attaccata al terreno e che mi ha permesso di raggiungere velocità di percorrenza anche superiori ai 60 Km orari su afalto in discesa con la sensazione di essere su una moto e non su una E-Bike . Sensazione di sicurezza e guidabilità mai provata con altre realizzazioni . Attenzione NON SONO UN FENOMENO , anzi tutt’ alto , ma la facilità e la percezione di sicurezza con cui si guida la SAM2 è imbarazzante tanto è elevata 🙂 AWESOME BIKE !!!
Discesa tecnica e stretta : ho più volte fatto fatica a capire come possa essere così facile girare questa E-MTB date le quote geometriche e il peso elevato eppure più e più volte ho dovuto constatare che la magia si rinnovava ogni volta più le discese si facevano più rotte e tecniche ! L’ importante è crederci a la SAM2 Vi farà fare cose dell’ altro mondo 🙂 AWESOME BIKE !!!
Frenata : vale quanto già detto in altre occasioni, i freni Shimano XT Trail a 4 pistoncini accoppiati ai dischi Shimano Ice-Tech da 203 mm non hanno mai mostrato segni di affaticamento e sono ben modulabili e con discreta potenza frenante svolgendo il loro lavoro in totale sicurezza . Inoltre in questa realizzazione l’ utilizzo di pastiglie più morbide ha fatto sparire quasi del tutto quel fastidioso fischio in presenza di acqua o neve .
Rigidità : una putrella (in tutti i sensi) e quindi rigidità da riferimento assoluto tanto che penso di non montare ruote in carbonio in futuro per evitare di rovinare il magico equilibrio della bicicletta !
Dotazione : trovate la scheda tecnica qui https://www.focus-bikes.com/it_it/1030554-sam-6-9 . La dotazione è adeguata al tipo di prodotto e il prezzo perfettamente allineato se non addirittura più basso di altri . Gruppo Shimano XT a 12 velocita , freni Shimano come detto sopra , ruote con mozzi scorrevolissimi allacciati a cerchi Race Face , sospensioni da riferimento !!! , reggisella telescopico Fox di ultima generazione forse un filino corto , manubrio Race Face da 35 mm e comando a manubrio Bosch Purion che alla lunga si rivela il più adeguato all’ uso gravity .
Finiture : è una E-MTB teutonica molto massiccia e ben verniciata . Se badate al sodo e al divertimento in discesa le finiture sono di ottimo livello … Se invece volete una E-MTB da esibire al bar c’ è sicuramente in giro qualche realizzazione più “figh@tta” 🙂
Valutazione rapporto qualità/prezzo : il prezzo è considerato dai più molto competitivo (sarà per la 38 orange forse 🙂 ) anche se comunque parliamo di una cifra non proprio bassissima . In compenso se si guarda l’ equipaggiamento , ma sopra ogni cosa il divertimento di guida e le prestazioni della SAM2 , è sicuramente valido e competitivo !
Note finali : la migliore E-MTB Enduro io abbia mai usato in questi sette anni di attività con le E-Bike !!! Pesante, e forse questo è uno dei suoi segreti , ma sempre maneggevole e divertentissima . Velocissima in tutte le situazioni ! Sospensione posteriore da riferimento assoluto ! Motore affidabilissimo e onesto nelle prestazioni . Sono diventato , insieme a Lei , un biker sicuramente più veloce e sicuro ma soprattutto mi sono divertito come mai mi era forse capitato !
Sicuramente ci sono realizzazioni più belle , più leggere e magari meno costose ma nessuna di queste Vi permetterà tali prestazioni e tantissimo divertimento come Lei !!! Certo se dovete metterla sul tetto della macchina pesa almeno un paio di chili in più di altre E-MTB, se Vi cadrà sulla schiena come mi ha detto un biker “genio” Vi farà sicuramente male ma nessun’ altra Vi concederà tanto divertimento ed eccitazione come la SAM2 6.9 : penso di essere stato chiaro !!! Vado a mettere in vendita tutte le mie E-MTB da Enduro che ho 🙂
Specialized Levo SL : era il 2 e il 3 Febbraio 2020 quando Specialized Italia presentava la Levo SL e io rientrando a Milano per scrivere il primo first ride della SL ero talmente gasato dalla prova che per una mia distrazione sono persino riuscito a demolire il furgone che guidavo per fortuna senza conseguenze fisiche ne per me ne per le “bimbe” – 2 Levo SL – che trasportavo 🙂 Ma veniamo a oggi dopo circa 800 Km percorsi sulle Levo SL S-Works sia in edizione 2020 che 2021 .
Appena arrivata la prima Levo SL S-Works in versione 2020 provvediamo a tubelessizzare le ruote e a metterla in bilancia : verdetto incredibile !!! Kg. 16,640.- in taglia Medium !!! E poi dopo averla provata alla presentazione (qui il link : https://www.pro-m.com/il-trait-d-union-tra-le-mtb-tradizionali-e-le-e-mtb-la-specialized-levo-sl/) partiamo per i primi giri in montagna con la SL S-works 2020 . Il perchè è passato così tanto tempo per scrivere una prova definitinita è semplicemente dato dal fatto che aspettavamo di avere tra le mani anche la versione 2021 che differisce principalmente per le due unità ammortizzanti sicuramente oggi più performanti con forcella e ammortizzatore più dimensionati . Dopo aver percorso qualche centinaio di chilometri anche con versione 2021 eccoVi quindi le nostre impressioni sulla light E-MTB più leggera e performante del pianeta !
Estetica : forse la più bella E-Bike presente oggi sul mercato ! Se la versione 2020 era bella e guardata da tutti come un riferimento nel settore E-Bike , tanto che molti la scambiavano per una bicicletta tradizionale, la versione 2021 è ancora più sexy grazie al sapiente uso delle finiture di colore bronzo accoppiate al carbionio naturale . Insomma bella da far girar la testa a chiunque incontrerete sui sentieri !
Posizione di guida : la bicicletta è molto compatta e, come su tutte le Specialized, ci si sente subito a casa . L’ unico problema l’ abbiamo incontrato con il posizionamente dei comandi cambio che purtroppo sono accoppiati alle leve del freno tramite un match maker che non permette regolazione alcuna . Alla fine abbiamo dovuto optare per l’ eliminazione del supporto match maker lato cambio e mettere un braccialetto separato per poter ovviare al problema perlomeno per quanto riguarda il comando cambio AXS .
Sospensioni : ammortizzatore Fox Float DPX2 Factory e forcella Fox Float 36 Factory con cartuccia Grip2 , ambedue con corsa di 150 mm che dopo un setting accurato ci hanno permesso di godere di un’ ottima resa su tutti i terreni . Il sistema FSR accoppiato a queste due unità ammortizzanti è quanto di meglio oggi si possa volere su una trail bike di questa categoria e permette di togliersi ottime soddisfazioni anche nella parte gravity . Se paragonate alle vecchie unità del 2020 il passo avanti è nettamente evidente e il miglioramento sia in guidabilità che in assorbimento degli urti è apprezzabile . L’ ammortizzatore posteriore poi è molto ben controllato in fase di pedalata soprattutto se si chiude l’ idraulica con un ammortizzatore che comunque resta sempre ben attivo in assorbimento degli urti .
Salita scorrevole : il motore SL 1.1 , costruito per Specialized in esclusiva da Mahle, è molto piccolo e leggero (il più leggero del mercato ad oggi) : Kg. 1,900.- e permette alla nostra SL di salire in ogni dove a condizione di avere un passo inferiore alle E-MTB tradizionali dato che il fattore d’ assistenza è solo di 2x contro il 4x del motore Specialized 2.1 by Brose . Inoltre non dimentichiamo che essendo un motore a 48v ha un’ efficienza unica nel panorama dei motori elettrici da E-Bike che si traduce in consumi molto contenuti e innarrivabili per tutti gli attuali motori elettrici da E-Bike più famosi . Insomma per concludere se avete gambe e fiato Vi toglierete delle grandissime soddisfazioni !
Salita tecnica : anche in questo caso il peso contenuto , l’ equilibrio generale e l’ ottima trazione conferitagli dalla sospensione FSR Vi faranno salire come poche altre volte a condizione di avere gamba e rotazioni sufficenti a mantenere una buona spinta del motore stesso : non dimentichiamo che a basse rotazioni il motore è molto fiacco … L’ uso del giusto rapporto del cambio è una necessità per poter salire al meglio in ogni dove . Insomma uno stile di guida ma soprattutto di cambiata molto simile a quella che usereste con una MTB tradizionale .
Single-track : la SL , ricalcando le geometrie della Stumpjumper e molto facile e intuitiva . Agile come poche altre E-MTB grazie anche al peso molto contenuto è veramente divertentissima sia in salita che in discesa con un equilibrio e un bilanciamento sconosciuto ad altre trial bike con motore elettrico .
Discesa scorrevole e fluida (veloce) : in discesa il cambio di unità sospensive con la Fox 36 all’ anteriore , ha conferito alla versione 2021 capacità discesistiche notevolemente migliorate e tra le light E-MTB penso si tratti di un riferimento assoluto in questo ambito .
Discesa tecnica e stretta : anche in questo caso il peso contenuto e il buon bilanciamento generale le conferiscono capacità eccezionali . Ovviamente non è una “schiacciasassi” come la Kenevo o altre super enduro elettriche ma si difende comunque molto bene e oltretutto ha un movimento centrale ben posizionato che non Vi farà “zappare” continuamente con le pedivelle sul terreno conferendole quindi una fluidità e facilità di guida veramente divertenti .
Frenata : il vero punto debole della SL – IMHO – dato che nella versione 2021 sono stati montati dei freni Magura MT7 con rotori da 203 mm che oltre al già citato problema del match maker non regolabile hanno potenza frenante e ergonomia che non soddisfano per nulla le mie esigenze per un mezzo di questo tipo . Inoltre personalmente trovo le leve troppo squadrate e quindi fastidiose da usare . Sinceramente esistono impianti frenanti meglio costruiti e soprattutto con più potenza frenante . Non sono in grado di valutare la resistenza la calore perchè la stagione non permette di raggiungere temperature d’ esercizio elevate e quindi non ho rilevato fenomeni di fading ma ho dovuto constatare la notevole rumorosità dei freni stessi in presenza di umidità o bagnato .
Rigidità : per un prodotto trail con peso inferiore ai 17 Kg. la rigidità è più che buona e mi sembra che il carro della versione 2021 sia più rigido della versione 2020 forse anche grazie all’ utilizzo dell’ ammortizzatore Fox Float DPX2 . Comunque per l’ uso trail il tutto risulta ancora una volta un vero e proprio riferimento nel mercato specifico !
Dotazione : il montaggio è sicuramente il massimo che un Utente possa aspettarsi da una trail bike come questa con l’ unica eccezione dei freni come già detto sopra . Trovate la dotazione della SL 2021 al seguente link : https://www.specialized.com/it/it/s-works-turbo-levo-sl/p/175105?color=293231-175105&searchText=96821-0002 . Gruppo Sram XX1 AXS a 12 velocita , ruote con mozzi Roval / DT Swiss ben scorrevoli e cerchi in carbonio Roval SL , sospensioni Fox di cui abbiamo già ampiamente parlato , reggisella telescopico Sram Reverbe AXS , manubrio in carbonio e manopole Deity ben confortevoli e leggere .
Finiture : si tratta di una S-Works e come già detto la cromia è veramente molto bella come la qualità delle finiture e del telaio in carbonio a vista nella versione FACT 11 M, il top del carbonio attualmente usato da Specialized . Insomma potremmo definirla lo stato dell’ arte della gamma SL e non solo !
Valutazione rapporto qualità/prezzo : il prezzo è molto alto anche il considerazione dell’ esclusività del prodotto e pur considerando la situazione di aumento di prezzi generalizzata che si è venuta a creare a causa della pandemia in corso è sicuramente un prodotto elitario .
Note finali : se volete una light E-MTB con peso e consumi da riferimento del settore e un’ estetica da urlo la S-Works SL 2021 è sicuramente da tenere in considerazione ! Inoltre come già detto la SL ha il motore centrale più leggero esistente sul mercato , solo Kg.1,900.- , un’ efficienza unica conferitagli dal motore a 48 v e una batteria da 320 Wh interna oltre ad un un range extender a forma di borraccia da 160 Wh che Vi permetteranno di percorrere anche 4000 Mt+ di dislivello se usata utilizzando assistenze basse . La potenza di 240 W con una coppia di 35 Nm come detto Vi permetteranno di affrontare , al giusto ritmo , ogni tipo di salita grazie anche ad una trazione da riferimento . Non dimentichiamo infine la possibilità di personalizzare il motore come pochi altri tramite la semplice e pratica APP denominata Mission Control di Specialized che è anch’ essa divenuta un benchmark nel mercato attuale .
Da segnalare anche che il range extender originale da 160 Wh pesa solo 1 Kg. e le sue piccole dimensioni (equivale alle dimensioni di una borraccia come detto) può essere facilmente portato , anche in più unità se necessarie , nello zaino e Vi permetteranno di stare in montagna senza necessità di ricariche per un tempo difficilmente eguagliabile oggi da altre unità elettriche .
Il Covid 19 e il conseguente lockdown ci ha comunque permesso di usare la nostra Bullit CC XT in colorazione “lavander” inizialmente solo nei parchi cittadini attorno a MIlano . Ciò nonostante abbiamo avuto sin dal primo momento l’ impressione che il lavoro fatto dagli ingegneri di Shimano sul nuovo firmware del motore EP8 fosse veramente un balzo in avanti notevolissimo in confronto a quanto provato con la versione precedente sempre del motore EP8 a Settembre e infatti non mi ero sbagliato !
Ma andiamo con ordine : presentazione della nuova Bullit – la E-Bike da Enduro di casa Santa Cruz – un mattino presto con gli amici di Focus Italia Group che ormai mi devono sopportare ad ogni presentazione 🙂 Grazie 1000 a tutti Voi per la pazienza e la competenza nel mostrarci tutte le novità !!! Praticamente in meno di 48 ore dalla presentazione la Bullit è in Pro-M ! Provvediamo subito all’ assemblaggio sostituendo le gomme di serie con delle Hillbilly e Butcher provviste dei soliti, e indispensabili ormai, salsicciotti / inserti e siamo pronti per il primo giretto . A questo primo giro ne sono poi seguiti molti altri nelle condizioni più disparate e su tutti i terreni anche se in prevalenza – dato il periodo invernale – in condizioni spesso fangose o addirittura con la neve dove abbiamo avuto anche l’ occasione di provare un Hillbilly con mescola T9 che è risultato a dir poco FANTASMAGORICO !
EccoVi quindi le nostre impressioni dopo quasi 300 Km di sentieri di tutti i generi .
Estetica : come per tutte le Santa Cruz anche la Bullit è bellissima e ben proporzionata considerando anche la batteria da 630 Wh un pochino più voluminosa di quella da 504 Wh montata sulla sorellina Heckler . Il colore “lavander” (lavanda in Italiano , non è ne viola ne lilla) poi è, secondo il mio personale gusto, bellissimo e le scritte in giallo flou le danno quel tocco di “bimbominkya” style che solo Santa Cruz può avere e permettersi : MAGNIFICA !!! Questo mio infatuamento per il colore è stato più volte confermato da altri bikers che incrociavo e che si giravano – quasi fosse una bella donna – urlandomi che bella bici e che bel colore !!!
Posizione di guida : nulla da eccepire, come su tutte le Santa Cruz sembra quasi di avere un vestito su misura e gli appoggi sono quelli che ognuno di noi ha sempre conosciuto anche se il manubrio è forse esagerato per la mia corporatura e spesso tra gli alberi bisogna prestare la giusta attenzione alla larghezza di 800 mm .
Sospensioni : ammortizzatore Rock Shox Super Deluxe Select+ e forcella Fox 38 Float Performance Elite E-Tune, ambedue con corsa da 170 mm che dopo un periodo di rodaggio hanno iniziato a lavorare al meglio e ci hanno permesso di passare su ogni cosa come ormai succede a molte E-Bike di questa categoria . Pur non essendo mai stato un fan del sistema VPP devo riconoscere che le ultime produzioni con l’ ammortizzatore basso lo hanno molto migliorato anche se l’ effetto di apertura della sospensione in frenata (brake jack) è ancora ben avvertibile .
Salita scorrevole : il nuovo Shimano EP8 come detto è veramente un gran motore che oggi è secondo solo ad un’ altra unità gestita da una scheda software opzionale e, oltre ad essere dotato di una spinta da riferimento, è molto fluido ed efficiente . Infatti anche i consumi sono molto bassi se comparati ad altre unità sul mercato a parità di prestazioni e di gamba del biker . In confronto alla vecchia unità sembra che siano passati secoli tanto da far sembrare il vecchio e onesto E-8000 come archeologia delle E-MTB . L’ utilizzo della modalità Trail permette di affrontare quasi il 100% dei percorsi in salita nell’ uso tranquillo e il livello Boost risulta praticamente inutile nell’ uso escursionistico . Sia in Eco che in Trail si sale veramente fluidi e veloci con uno sforzo non eccessivo .
Salita tecnica : forse il momento in cui la Bullit soffre di più … Che sia la ruota piccola da 27,5″ al posteriore (ricordiamoci che la Bullit è una mix con ruote da 29″ ant. e 27,5″ post.) o il motore che a bassissime rotazioni non ha la spinta di altri – e probabilmente mai potrà averla visto che a furia di alleggerire e rimpicciolire lo statore è più piccolo di altri – o l’ angolo di sterzo più aperto o il bilanciamento generale ma comunque stà di fatto che sul tecnico non sale come la sorellina Heckler o altre realizzazioni di altri Marchi .
Single-track : la bicicletta è molto facile e intuitiva anche se , come detto , meno agile della Heckler ma anche meno fisica e impegnativa di altre Enduro E-Bikes e quindi la considero un compromesso ideale per tutti che Vi farà sicuramente sembrare un biker migliore !
Discesa scorrevole e fluida (veloce) : il suo terreno ideale dove la granitica forcella da 38 mm e il bilanciamento generale invitano veramente a mollare tutto con grande sicurezza e con velocità di percorrenza sconosciute a molte altre realizzazioni .
Discesa tecnica e stretta : piacevolissima conduzione sullo stretto, molto facile e poco impegnativa fisicamente se paragonata alla Kenevo ad esempio . Il movimento centrale è ben posizionato e non si tocca quasi mai per terra . Il peso di soli 22,480.- per certo aiuta parecchio ma è sicuramente il buon bilanciamento generale (come per la Heckler) che la fa sembrare così facile e performante .
Frenata : i freni Shimano XT Trail a 4 pistoncini accoppiati ai dischi Shimano Ice-Tech da 203 mm non hanno mai mostrato segni di affaticamento e sono ben modulabili e con discreta potenza frenante svolgendo il loro lavoro in totale sicurezza . L’ unico neo al limite potremmo trovarlo nell’ eccessiva durezza delle pastiglie metalliche originali che generano un rumore metallico appunto e fischiano parecchio in presenza di acqua e / o neve sul percorso .
Rigidità : come per la Heckler direi che anche in questo caso la rigidità è più che buona anche se l’ utilizzo di ruote in carbonio potrebbe migliorare ancora la sensazione di precisione di guida e di rigidità generale .
Dotazione : se volete verificare il montaggio e quant’altro Vi rimandiamo alla scheda tecnica del sito USA : (https://www.santacruzbicycles.com/en-CA/bikes/bullit) . La dotazione è sicuramente adeguata al prodotto e mai abbiamo pensato di dover sostituire un componente per l’ uso fatto della bicicletta in questo primo mese di utilizzo (salvo gli pneumatici) . Gruppo Shimano XT a 12 velocita , freni Shimano come detto sopra , ruote con mozzi DT Swiss molto scorrevoli e cerchi Race Face , sospensioni adeguate , reggisella telescopico Fox di ultima generazione , manubrio in carbonio e il magnifico nuovo display Shimano completano la dotazione .
Finiture : come sempre di grandissimo livello !!! Non credo che oggi esista nessun altro prodotto così ben realizzato e rifinito ! L’ unico incoveniente rilevato è stato lo stretto passaggio tra il carro e la “cruna” del triangolo dove alloggia l’ ammortizzatore che , grazie all’ inserimento di un ramo o di un sasso tra le due parti ha leggermente rovinato la magnifica colorazione lavanda del telaio 🙁
Valutazione rapporto qualità/prezzo : il prezzo è allineato alle altri realizzazioni sul mercato delle E-Mtb di alta gamma full-carbon attualmente disponibili in Italia e considerando la situazione di aumento di prezzi dovuta alla bassa produzione causa Covid e all’ aumento generalizzato di prezzi dei componenti e dei trasporti per fare un esempio è ancora tra i più centrati del mercato anche se ovviamento stiamo parlando di giocattoli costosissimi per i più .
Note finali : nuovo motore EP8 con batteria da 630 Wh , consumi contenuti con conseguente autonomia quasi infinita per le mie gambe e necessità (mi stanco sempre prima io della batteria) , guidabilità da riferimento , possibilità di settare il motore ed addirittura la coppia come si desidera (mi fanno sorridere coloro che hanno depotenziato / indebolito questo motore a 60Nm quando io lo posso fare in pochissimi secondi da APP originale E-Tube ma mantenendo però la possibilità di tornare a 85 Nm che loro non avranno più) , la possibilità di settare due diversi profili che si possono cambiare da display a proprio piacimento senza usare il telefono , delle unità ammortizzanti molto performanti e infine il colore lavanda che fa girar la testa a molti 🙂 sono quanto di meglio un biker possa oggi desiderare in questo segmento enduro .
Probabilmente avendo a disposizione una Heckler 8.1 che pesa due chili e mezzo in meno e una Kenevo Expert che pesa due chili e mezzo in più non acquisterei questa Bullit ma se dovessi scegliere una E-MTB unica da usare in tutte le condizione sarebbe probabilmente la mia scelta preferita .
Lilla, viola o lavanda ? Lavanda, “orka pupazza” è lavanda ! Del resto se gli Americani definiscono il colore con la dicitura lavander direi che non ci possono essere dubbi 🙂
E’ arrivata in Pro-M in settimana e quindi, nonostante il lockdown ci impedisse di uscire da Milano, abbiamo passato il weekend in sella alla nuovissima E-Bike di Santa Cruz : la Bullit . Una endurona da 170 mm di corsa sia al posteriore che all’ anteriore, full carbon di un colore per noi magnifico : lavanda appunto !!! Non mi dilungherò troppo sugli aspetti tecnici e sull’ equipaggiamento della E-Mtb (che se volete potete leggere qui : https://www.pro-mstore.com/bici-santa-cruz-bullit-cc-xt-85730219) se non per dire che la nostra Bullit CC era equipaggiata con il kit Shimano XT e che la costruzione generale è, come per tutte le Santa, di ottimo livello .
Veniamo subito alle prime impressioni sulla nuovissima enduro di Santa Cruz : la Bullit è in tutto e per tutto una Heckler al testosterone ! Si guida molto bene, anche se il peso in più della batteria posizionato in alto e in avanti, la rende meno giocosa della sorellina minore . Il peso totale di soli Kg. 22,460.- in taglia Medium penso la renda la E-Mtb enduro più leggera del mercato . Il bilanciamento generale è più che buono, la bicicletta dona buona confidenza sin da subito e l’ avantreno più caricato la rende un’ ottima macchina da enduro appunto . Ovviamente questa è solo un’ impressione data da un contatto avvenuto non in montagna ma bensì in montagnetta per ovvi motivi 🙂
Ultima nota positiva di rilievo : il tubo reggisella e lo standover sono sempre molto bassi permettendo così l’ uso di reggisella telescopici sino a 200 mm di escursione su tutte le taglie !
Cosa ci è piaciuto di più oltre al colore lavanda ? Sicuramente il nuovo motore Shimano EP8 con la nuovissima release di firmware che l’ ha molto migliorato in confronto alla versione precedente di pre-serie che avevamo provato in passato . Potentissimo e parco nei consumi ! Mi spiego meglio come segue : il nuovo EP8 ha la possibilità si settare 2 diversi profili d’ utilizzo personalizzabili a piacere con l’ APP di Shimano E-Tube . Il profilo 1 è quello full power mentre il profilo 2 è più parco nei consumi e spinge un pochino meno anche se è il mio preferito e ci potete fare praticamente tutto . Inoltre è possibile personalizzare in toto i due profili in ognuno dei 3 livelli d’ assitenza (Eco, Trail e Boost) su assitenza, coppia e reattività alla spinta sul pedale. Non ho avuto il tempo di personalizzare i 2 profili e mi sono affidato ai settaggi di serie . Posso dirVi però che con il profilo 2, quello parsimonioso, ho percorso quasi 40 Km con 1050 Mt.+, quasi sempre in Trail e Boost sulle ripide salite della montagnetta, consumando solo il 62% della batteria da 630 Wh alla sua prima ricarica e con temperature vicine allo zero !!! Se avessi ridotto l’ assistenza e la coppia a 60Nm tanto per non fare paragoni con chi sostiene che con una batteria da 360Wh può percorrere sino a 4000 Mt+ cosa avrei potuto fare con la batteria da 630 Wh ? Lascio a Voi immaginare : 4000, 5000, 6000, 7000 Mt+ … ma forse e anche no visto che mi sarebbe girata sicuramente la testa a furia di fare il criceto in montagnetta 🙂 🙂 🙂
Come detto la potenza del motore è veramente tantissima e si avvicina allo Specialized 2.1 e la sensazione è di avere una specie di “Shuttle mode” perenne oltre ad avere una sensazione di fluidità e costanza di spinta molto dolce e naturale veramente encomiabile . Insomma chapeau Shimano : very nice job !!! In profilo 1 poi la sensazione di spinta cresce ancora pur mantenendo una fluidità da riferimento . Con l’ assistenza impostata su Trail si può fare praticamente tutto senza mai toccare il comando remoto : una specie di E-MTB se vogliamo paragonarlo a Bosch . Il rumore che è presente, come ormai in tutte le unità motore moderne, è però molto basso e non aumenta di molto con l’ aumentare delle rotazioni risultando così al mio orecchio (sono un pochino sordo) molto basso e poco fastidioso .
A prima vista l’ unica implementazione che vorrei è la possibilità di passare tra i 2 profili d’ utilizzo on fly e cioè durante la pedalata perchè il doversi fermare per entrare nel menù opzioni del display equivale praticamente a tirare fuori di tasca uno smartphone come succede ad esempio con Specialized e vanifica in parte l’ ottimo lavoro fatto dai tecnici Shimano .
Quello che invece ci è piaciuto di meno sono le ruote mix (27,5″ & 29″) che riteniamo comunque inutili per l’ uso di noi persone normali e le due unità ammortizzanti che però avrebbero bisogno di un setting e di un rodaggio delle stesse ben diversi da quello fatto in fretta e furia in questi due giorni di test . A questo aggiungete che le unità ad aria sono fortemente influenzate dalle basse temperature di questo weekend e quindi ne riparleremo più avanti nel tempo .
Per finire direi bellissima (anche se ciò è del tutto soggettivo) , con un motore che probabilmente è il riferimento attuale e con finiture da perderci la testa !!!
In poche parole : Santa è sempre Santa !!!
Le light E-Mtb rivoluzione o innovazione ?
di Nicola Pellegrino
Il mercato E-Bike nei tempi recenti sta vivendo un periodo di fermento con sviluppi che si susseguono a ritmo serrato ed in pratica il biker moderno si trova a dover valutare nuovi prodotti ogni anno e l’obsolescenza che porta ad avere il timore che la bici che si ha sia “superata” è sempre in agguato, fondamentale perciò è saper valutare l’acquisto, analizzare il mercato sapersi far consigliare da gente esperta e soprattutto scegliere la bici adatta alle proprie esigenze, queste sono le basi per non sbagliare e soprattutto per trarre il massimo da ciò che poi andremo ad acquistare, quindi mai andare d’istinto ma ponderare il più possibile la scelta .
Sul mercato E-Bike attuale ci sono varie sottocategorie, quella delle Light E-Mtb verrà trattata in questo articolo, le bici in esame saranno (in ordine strettamente alfabetico) :
Lapierre Zesty AM, Orbea Rise , Rotwild RE375 e Specialized Levo SL
LAPIERRE ZESTY :
La prima bici è la Lapierre, una bici intesa prevalentemente come “shuttle bike” quindi di indole differente dalle altre ma la scelta è del tutto comprensibile poiché è stata la prima di un genere che da essa poi si è sviluppato ed ha virato più verso il trail biking puro come vedremo con le altre bici prese in esame .
La bici si presenta con un’escursione 160/150, le quote geometriche in taglia M (peso rilevato 18,2 Kg in taglia L) 430mm di piantone, 606mm di orizzontale, 445mm di reach, 607mm di stack, angolo sterzo 65,5°, angolo sella 75°, con carro da 435mm. Quindi una bici con quote adatte ad un utilizzo enduro considerando le sospensioni (FOX36 da 160mm e FOX DPS da 150mm). Il reach è nella norma per bici del genere mentre l’ angolo sterzo e sella sono ancora “contenuti” considerando poi le tendenze in divenire sul “long and slack” quindi sterzo aperto e piantone verticale .
Il motore è un FAZUA EVATION 1.0, il peso del corpo motore è 2.0kg la batteria da 252wh pesa 1.5kg e fornisce un supporto di 60Nm . Il voltaggio è 36v, il corpo batteria-motore è un tutt’ uno che può, all’occorrenza, venire separato e qualora si volesse il rider può scegliere di utilizzare la bici senza batteria (quindi senza assistenza) ed avere in pratica una normale bici da enduro. L’autonomia è il tallone d’Achille della Zesty, il peso non proprio contenuto e soprattutto il motore-batteria con coppia espressa medio/alta e capacità batteria di soli 250Wh consentono di percorrere poco dislivello, in test (fonte EMTB-NEWS.DE) la bici con supporto massimo ha percorso 26.14 Km in 1.26 h e un dislivello di soli 498 metri, la nota positiva è la portabilità di un’eventuale batteria di riserva che porterebbe l’ autonomia ad estendersi ulteriormente .
Complessivamente una bici adatta a brevi giri enduro che per rapporto autonomia-peso si pone al di sotto delle concorrenti in esame ma è anche la prima uscita cronologicamente parlando .
SPECIALIZED LEVO SL:
La casa Californiana ha introdotto la versione SL della sua E-Mtb nel 2020 ma lo sviluppo del concetto è nato nel 2016 e sviluppato poi in seguito a numerosi test di durata e chilometri percorsi per ottenere il giusto compromesso tra peso ed autonomia . La piattaforma bici è quella consolidata della Levo, quindi ruote da 29 ed escursione da 150mm su entrambe le ruote, le geometrie sono per la taglia M: (peso rilevato 16.7 Kg in taglia L) 410mm di piantone, 597mm di orizzontale, 66° angolo sterzo, 75° angolo piantone, 435mm di reach, 606mm di stack, il carro da 437mm. I valori rispetto alla Lapierre sono più contenuti mettendo appunto in evidenza l’indole trail della bici che la rende adatta a chi, venendo dalla mtb non assistita, vuole avvicinarsi al mondo E-Bike optando per una bici che mantiene caratteristiche di bilanciamento pesi e guida simili ad una bici tradizionale . Il peso di Kg 16.7 consente di avere una dinamica di comportamento “accogliente”, che faccia sentire a proprio agio il biker in situazioni che su una E-Mtb più pesante possono risultare difficili da gestire se non si è abituati . Spazi di frenata, comportamento dinamico e “giocoso” e agilità complessiva sono molto diversi da una Levo tradizionale – non per altro la differenza di peso è notevole – ed infatti le due E-Mtb sono destinate a due utilizzi differenti .
Motore Mahle: Specialized distingue Turbo Levo e Levo SL in “quattro volte te” e “due volte te” per evidenziare l’indole delle due bici differente e su misura per l’esigenza dell’ Utente finale .
Il motore sviluppato con Mahle ha un peso estremamente contenuto 1.9kg il più leggero tra le bici prese in esame . La coppia espressa è di 35Nm con 240W e l’efficienza è di 48 volt il che lo rende estremamente contenuto nei consumi riuscendo ad ottimizzare l’assorbimento dell’energia dalla batteria di 320wh . Un range extender del peso di 1kg alloggiabile nel supporto borraccia consente di portare l’autonomia complessiva a 480Wh, sufficienti per un utilizzo trail su percorsi articolati su alto chilometraggio/dislivello . La batteria non è removibile, al fine di contenere i pesi il più possibile, e questo a mio avviso ne limita la praticità qualora la si volesse caricare in casa. L’autonomia espressa della Levo SL (fonte E-MTB-NEWS.DE) con range extender, quindi con batteria complessiva da 480wh è stata di 57km 1136mt di dislivello in 2h 30 in un circuito percorso al massimo dell’assistenza, quindi una resa più che sufficiente qualora, usandola con assistenze minori, si voglia percorrere un itinerario che prevede maggiore kilometraggio/dislivello .
Complessivamente la Levo SL è una trail bike pura che incarna i valori della Stumpjumper originale della casa Californiana, solo portati ad un upgrade “non invasivo” per chi dovesse ritenere l’assistenza di un motore esuberante come può essere quello della Turbo Levo, una bici che si pone appunto tra Stumpjumper e Turbo Levo e prende da entrambe caratteristiche mirate per soddisfare il trail biker puro che vuole provare qualcosa di nuovo .
ROTWILD RE375 e ORBEA RISE
Le ultime due bici preferisco prenderle in esame insieme, perché hanno elementi in comune utilizzati in maniera differente con risultati differenti.
La Rotwild RE375 è una bici estremamente raffinata e come soluzioni tecniche e chi conosce il marchio Tedesco sa bene quanto siano alti i loro standard qualitativi, hanno introdotto la serie light con bici appunto dal peso contenuto e rivolte ad un utilizzo prevalentemente trail, quindi mirato alla percorrenza di itinerari con alto kilometraggio/dislivello.
Per la Rotwild le geometrie sono le più “moderne” se vogliamo considerare le ultime tendenze in materia, anche se il piantone da 440mm in taglia M è l’elemento più conservativo, considerando poi il reach da 460mm, l’angolo piantone da 77° e soprattutto l’angolo sterzo da 63,5° .
La Rise di Orbea invece ha 419mm di piantone con 77° di angolo, 66° di angolo sterzo e 450mm di reach quindi generalmente meno spinta della Rotwild ma con piantone più corto (nota a mio avviso positiva per avere una distribuzione del peso più basso e di conseguenza un migliore bilanciamento in curva) .
Orbea vs Rotwild caratteristiche tecniche generali :
Entrambe le bici in taglia L pesano 18 kg, entrambe le bici hanno una batteria dalla capacità simile 375Wh per la Rotwild, 360Wh per la Orbea .Sul motore le differenze si fanno particolarmente interessanti ed è per questo motivo che ho preso in esame le due bici insieme e non ciascuna separatamente, il motore è il nuovo EP8 Shimano in versione “standard” su Rotwild e in versione “RS” su Orbea. Strutturalmente i motori sono identici come pesi ingombri, la differenza sostanziale è nella coppia espressa, 85Nm nella versione base 60Nm nella versione RS . Le configurazioni tramite APP sono personalizzate in base alle esigenze di Orbea ed i firmware sono specifici per quel motore, inoltre non è possibile convertire a 85 Nm il motore RS . Scelta condivisibile da parte di Orbea ? Non saprei, il discorso sul quale vertono le E-Mtb light è il range mantenendo bassi i pesi del mezzo e diminuendo gli attriti il più possibile, con l’ Orbea in parte ci riescono ma a mio avviso togliendo coppia al motore ne hanno limitato l’ elasticità di utilizzo e quindi la versatilità, su un motore che già nella versione base (che potrebbe comunque essere “castrato” a 60 Nm tramite APP Shimano originale) ha dimostrato di spingere a sufficienza rispetto alla concorrenza (Bosch CX Gen4, Brose e Yamaha) ma anche in prove comparative di consumare di più .
Maggiore coppia quindi non significa obbligatoriamente maggiori consumi, la dimostrazione è la prova comparativa (fonte EMTB-MAGAZINE.DE) tra Rotwild e Orbea là dove la prima percorre 37km con 721 Mt+, sempre alla massima assistenza, mentre la Orbea ne percorre 34.28 con 610 Mt+ ! Quindi minore chilometraggio e minore dislivello con pesi simili e batterie con capacità simile . Questi dati comparativi dovrebbe far riflettere sul perché Orbea semplicemente non ha impostato una modalità a 85nm con settaggi custom ma usando sempre un motore con configurazione originale . I risultati non giocano a favore di questa scelta, se poi vogliamo dirla tutta, lo Shimano non è il motore più adatto allo scopo poiché alla fine il confronto con la Levo SL è purtroppo imbarazzante (57 km 1136 dislivello) anche se effettuato con 2 batterieper un totale di 480Wh (batteria interna più range extender) . Certamente la coppia sul motore della SL è minore ma il consumo dato dall’ assorbimento energetico quindi l’efficienza del motore sulla SL è sicuramente migliore 48v vs 36v. Un motore sviluppato ad hoc per un utilizzo purtroppo non può mai venire superato in efficienza da un altro destinato ad altro ed adattato . In questo caso Specialized propone la bici più adatta per l’utilizzo trail puro e dimostra di avere il know-how necessario per essere la Factory di riferimento in tal senso con la sua LEVO SL .
IN CONCLUSIONE …
Le light E-Mtb sono innovazione o rivoluzione ? Rivoluzione sicuramente no, innovazione ed evoluzione si . Il mondo E-Bike è in continuo sviluppo e le tipologie di Utenti sono sempre più variegate, chi ha bisogno del “feeling” di una mtb tradizionale vede nelle light E-Mtb la giusta strada, una bici leggera esteticamente familiare nelle proporzioni a una mtb e non invasiva nell’azione del motore . Io non credo il mercato si svilupperà solo in tal senso, anche le power E-Mtb si evolveranno diminuendo pesi ed ingombri e ci si troverà ad un punto di incontro tra le due tipologie di bici che porterà a stabilire il compromesso ideale tra peso e capacità della batteria, ma ora è ancora troppo presto anche se quello a mio avviso è l’ obbiettivo .
Tra le bici prese in esame a mio avviso la Specialized LEVO SL è stata la più convincente, la casa Californiana ha dimostrato di saper far valere le sue idee e renderle uno standard sul mercato contribuendo in tanti casi all’ evoluzione di tutto il mondo bici e non solo nel settore E-Bike, dove in pratica con la LEVO ha stabilito un’eccellenza alla quale tutti prendono riferimento . La capacità progettuale in base alla quale un telaio, un motore e una batteria vengono ottimizzati per ottenere il miglior compromesso tra peso ingombro ed efficienza è un risultato al quale solo Specialized è riuscita ad oggi ad arrivare e, bisogna dargliene atto, è solo un’ Azienda con quel “potere” (fatturato, investimenti e ricerca) che ha la possibilità di concretizzare certi progetti e renderli reali .
Circa 10 giorni fa ricevo una mail dagli amici di Focus Italia in cui vengo invitato a una e-ride a Mezzana (TN) nella magnifica Val di Sole denominata eMtb Luxury Experience. Ovviamente , dato il poco tempo a mia disposizione in questo periodo di super lavoro, contatto subito l’ amico Lele per sapere di cosa si tratta . Mi viene confermato che potrò provare la nuova Sam2 e quindi decido subito di partecipare all’ evento ! A questo proposito vorrei ringraziare tutto lo staff Focus Italia per la realizzazione di questo magnifico evento e in particolar modo Enrico che ha sopportato tutte le mie richieste con infinita pazienza, Riccardo per la perfetta messa a punto della mia Sam2, John la nostra guida per averci preparato un magnifico percorso e infine il buon Lele e tutto lo staff Focus che mi hanno badato ed accudito per ben 2 giorni 🙂
Quindi Mercoledì mattina carico la mia borsa con tutta l’ attrezzatura necessaria nel baule della 595 e parto alla volta di Mezzana . Il viaggio è sempre adrenalinico con la 595 che ritengo sia uno dei giocattoli più divertenti della mia lunga storia di guida di autovetture di tutti i tipi : in meno di 3 ore sono a Mezzana . Arrivo e la vedo subito : la Sam2 nella sua discreta ma bellissima livrea beige è già li ad aspettare i partecipanti all’ evento . I dati geometrici mi lasciano un pò perplesso e alzando la “bimba” mi viene un coccolone : ma quanto pesa questa E-Mtb ? Penso e ritengo che siamo sopra i 25 Kg. – non ho con me una bilancia – e quindi rimango un pò perplesso ma ho imparato a mie spese nel tempo a non giudicare mai sulla carta o semplicemente guardando una bicicletta a trarre conclusioni affrettate perchè ho spesso commesso errori, così facendo, dovendo poi ricredermi e chiedere scusa all’ atto della prova dinamica . La serata poi trascorre in piacevole compagnia tra racconti e condivisioni delle proprie esperienze con gli altri partecipanti all’ experience .
Giovedì mattina ritrovo alle ore 10:00 presso il centro Promescaiol di Mezzana in attesa del trasferimento in elicottero al campo base situato a circa 1600 mt. di quota dove troveremo le “bimbe” ad attenderci . Veniamo presto organizzati in gruppi da 5 persone e con una divertente rotazione di circa 5 minuti raggiungiamo il campo base . Ultime settaggi e preparativi della Sam2 e in breve sono in sella .
Partiamo in salita su strade bianche e saliamo per circa 700 mt. Il motore Bosch CX Gen4 della Sam2 da me ben conosciuto spinge fluido e con buona potenza e conoscendolo sin troppo bene decido di usare assistenze alte (E-Mtb in particolare) che mi permettono di tenere il passo allegro del gruppo con facilità insieme all’ amico Francesco e all’ amico Davide che dice di essere alla sua prima esperienza in Mtb in un bosco . In meno di un’ ora di pedalata siamo all’ inizio dei trails veri e propri. Ancora un tratto in leggera salita con alcuni passaggi tecnici semplici su roccie da scavalcare che mi permettono sin da subito di valutare la bontà del sistema F.O.L.D. ® di Focus coadiuvato dall’ ammortizzatore Fox Van a molla della mia Sam2 6.9 : lavora veramente alla grande ! Il primo singletrack in discesa poi su un fondo bellissimo da sottobosco mi fa subito ricredere sul peso percepito ieri della Sam2 : in movimento sembra quasi magicamente sparire e la Fox 38 Factory all’ anteriore con l’ ammortizzatore a molla posteriore creano un vero overcraft che passa su ogni cosa !!!
La prova prosegue poi su sentieri con forti pendenze, tornatini in contropendenza, prati dove scegliere la linea a piacimento, scale e quant’ altro che mi regalano circa due ore di grandissimo divertimento . La Sam2 è impeccabile e nonostante le ruotone da 29″ gira anche sullo stretto con grande facilità grazie ad un insieme ben bilanciato e a dispetto del suo peso comunque rilevante : magia della scelta dei componenti sospensivi e dell’ equilibrio generale della bicicletta . Insomma grandissima sicurezza e divertimento assicurato per chiunque a patto di tenere le ruote attaccate al terreno poichè nella ricerca di eventuali manovre aeree il peso è avvertibile come del resto per tutte le realizzazioni sul mercato per E-Mtb di qesta fascia che, allo stato attuale ritengo siano la Specialized Kenevo, la Mondraker Level e questa nuova Sam2 . Abbiamo quindi trovato una seria alternativa alle concorrenti sul mercato ? Io personalmente ritengo proprio di si anche se ovviamente mi riservo di provare ancora la mia Sam2 sui miei sentieri dove è per me molto più facile avere impressioni reali vista la grande quantità di riferimenti che ho sui “miei trails” 🙂
Per finire le versioni della Sam2 sono solamente due con colorazione unica : la versone denominata 6.9 che è montata con sospensioni Fox 38 Factory anteriore e ammortizzatore Van a molla, gruppo Shimano XT con freni a 4 pistoncini, ruote con mozzi Novatec e cerchi RaceFace AR30, reggisella Fox Transfer Kashima e attacco manubrio C.I.S. con passaggio integrato dei cavi . La versione 6.8 invece utilizza sospensioni Rock Shox Zeb all’ anteriore e ammortizzatore Super Deluxe Select ad aria, gruppo Sram GX con freni Sram Code, ruote con mozzi Novatec e cerchi Focus, reggisella Kindshock Rage-i e anch’ essa attacco manubrio C.I.S. integrato . Ultima particolarità, ma non per questo meno importante, il flip chip posizionato nel carro che permette di variare le geometrie e di usare quindi formati di ruote 29″ (nativo), 27,5″ oppure mix (29″ ant. e 27,5″ post.) . Per tutti i dettagli tecnici completi e i prezzi, che io ritengo molto competitivi, Vi rimando ovviamente alla pagina ufficiale di Focus Italia .
A questo punto, entusiasta della prima uscita con questa bellissima e divertentissima Sam2 – non vedo l’ ora di averne un esemplare tutto mio ma spero di non dover attendere molto vero Lele 🙂 – non mi resta che ricaricare la borsa sulla 595 e rientrare in tempo record a Milano per scrivere quanto sopra . Grandissima esperienza e grandissimo divertimento : grazie Focus Italia !!!
Equilibrio & Forma
Prova della Santa Cruz Heckler CC XO1 di Ezio Freakrider Baggioli
Nonostante si cerchi attraverso la progettazione e le conseguenti simulazioni tridimensionali di raggiungere lo scopo previsto, quasi fosse un miracolo della creazione, il risultato va ben oltre le aspettative, il che mi fa credere nella casualità. Ho avuto negli anni fulgidi esempi in disparati campi, dallo sci alle motociclette passando per la meccanica pura e la Santa Cruz Heckler CC rientra in questa casistica. Indubbiamente i machinatores che le hanno dato vita di passione ne misero a secchiate in fase di studio: il risultato è una E-bike di raro equilibrio, in termini di design e sopra ogni mia aspettativa nel compendio che più mi interessa, la guida.
Oggi Gianni mi ha concesso una giornata di prova ed ho provato la Heckler CC in un ambiente a me familiare dove mi salutano anche i sassi messi a termine dei boschi. Scrivo poco sopra di design: qui siamo di fronte ad un prodotto di alta gamma, dove il Family Feeling è il filo conduttore nella scelta stilistica. La cura costruttiva è evidente nelle finiture e nella scelta dei componenti, dominati da un manubrio quasi flat da 800 mm in carbonio che risulterà essere la barra perfetta nei cambi di direzione; plauso alla sella WTB con logo Santa Cruz che oltre che ben disegnata si è rivelata alquanto comoda. Personalmente apprezzo la sobrietà nelle linee e nella colorazione a bassa visibilità, un bel nero che nero non è la rende assai piacevole ricordandoci che è la sorella sotto estrogeni della Bronson. Dopo aver espletato le operazioni di rito, taratura delle sospensioni, altezza sella, montaggio pedali ed essendo un bastian contrario girato i freni, ho acceso l’unità Shimano E 8000. Apprezzabilissimo il display multifunzione che rimane una chicca in termini di informazioni e per nulla invasivo, ben protetto da eventuali urti a lato destro dell’attacco manubrio. Le impostazioni di assistenza sono medium per ECO e TRAIL mentre per il BOOST è settato in high, si riveleranno perfette per il mio stile di guida tanto che non ho quasi mai usato la funzione BOOST, per quanto non mi sia risparmiato salite molto impegnative sia per il fondo sia per il dislivello non ne ho sentito la necessità grazie alla fluidità dell’erogazione del motore. Fatti i primi metri devo essere chiaro in questo, mi sembrava di essere stato in sella da sempre sulla Heckler: gli appoggi perfetti, il giusto carico sul manubrio mi ha dato quella confidenza che si sarebbe espressa immediata appena messe le ruote sul sentiero. Sono stato un fiero sostenitore delle ruote da 29 pollici da quando ebbi la prima Ellsworth Evolve, ma sono molto felice di pedalare bici con ruote da 27,5, nonostante il mercato spinga sulle 29, perché offrono con le moderne geometrie una maneggevolezza invidiabile, complici di una coppia di pneumatici Maxxis DHR II assai sinceri nelle reazioni sulla nostra Heckler. Altro dettaglio non da sottovalutare il peso: 21kg, cosa che la rende di una reattività da invidia, siamo sotto di 4 kg rispetto alle altre concorrenti che a fine giornata si sentono tutti. Prima sorpresa: l’efficienza della sospensione posteriore che in salita copia anche quegli ostacoli che ti intimidiscono, premesso che pur avendo gli inserti nei pneumatici volevo evitare qualsiasi problema di sorta con forature, sono stato su pressioni sostenute quindi i pneumatici non si spalmavano per niente, eppure la perfetta simbiosi delle sospensioni ha fatto il suo dovere. Per essere chiari, la prova di oggi è stata su terreni difficili dato la pioggia della notte e se amate il viscido, ne avevo da regalare a piene mani. Equilibrio in tutto, le sospensioni e le geometrie unite al miglior VPP che ricordi ti costringono al sorriso in ogni situazione: nelle curve e controcurve, salita e discesa tecnica, cambi di direzione improvvisi si rivela una macchina perfetta. La Fox 36 Performance di serie gode di una fluidità di scorrimento da riferimento con un idraulica molto sensibile e con regolazioni altrettanto precise. Dubbi ne avevo? Certo che sì. Maneggevolezza estrema, guidabilità inimmaginabile nello stretto prevedevo una certa instabilità nel veloce, avendo spulciato i dettagli tecnici delle geometrie. Come da chiosa iniziale qui il caso, le intuizioni degli ingegneri o entrambe le cose hanno fatto sì che mi sono trovato tra le gambe una macchina perfetta. Con i dovuti distinguo, di fatto il motore c’è, mi sembrava di avere una muscolare: anche i bistrattati freni SRAM CODE mi hanno regalato un’ottima sensazione di potenza e presenza nelle staccate più violente e i cerchi in carbonio quel gradino in più nel determinare la linea e la conduzione della stessa. Il cambio uno SRAM XO1 Eagle a 12 rapporti sempre preciso e spaziato giusto, non sono mai andato oltre il 42 anche nei tratti che avevo inserito nel giro prova dove il ribaltamento ti attende dietro ogni curva. Essendo un E-Bike devo evidenziare i consumi: non sono un fuscello, sono alto un metro e novanta e in assetto da Biker sono più vicino ai 100 che ai 90 kg. Quindi avendo percorso 30 Km con circa un ottocento metri di dislivello, tornare con più del quaranta per cento di batteria che ha 504 Wh di capacità ritengo che sia ottimo. Onestamente non sento la necessità di averne di più, in tal modo i pesi si abbassano ed il divertimento si impenna. La Heckler si è dimostrata una perfetta All mountain, confortevole, precisa e graziata da un equilibrio inusuale alle altre. Sono sempre stato scettico nei riguardi dei prodotti Santa Cruz, non ho mai apprezzato il sistema VPP e qui mi sono ricreduto, mi cospargerò il capo di cenere dopo aver goduto della sua efficienza. Il motore Shimano E 8000 a parte una certa rumorosità che accompagna il funzionamento si conferma affidabile e generoso. Più spingi cercando il limite e lo stato di gioia aumenta: diventare un tutt’uno con lei è immediato. La ritengo una delle doti per la quale un Biker dovrebbe sceglierla visto che quello che cerchiamo è il divertimento: pagare per soffrire mi sembra degno solo di Leopold Von Sacher-Masoch a cui dobbiamo la ricerca del piacere attraverso il dolore. Io sono epicureo… certo il prezzo è un dettaglio non indifferente, siamo in un ambito di alta gamma e la concorrenza offre prodotti equivalenti ad un costo spesso più elevato. Sinceramente non provo della sana invidia per chi può permettersi la Heckler CC: sono solo felice perché continuerà a sorridere come mi è successo oggi.
Presentata durante il periodo di lookdown – cosa che ha suscitato negli addetti ai lavori non poche perplessità – la nuova serie di forcelle Fox 36 , 38 e 40 è stata completamente rinnovata sia nel disegno dei foderi che nella parte idraulica con l’ aggiunta della valvola VVC . Per la descrizione tecnica della forcella e delle novità Vi rimandiamo al sito ufficiale Fox al seguente indirizzo : https://www.ridefox.com/family.php?m=bike&family=38 . Oltre agli steli da 38 mm, al nuovo casting dei foderi e alla già citata valvola VVC possiamo riassumere le novità salienti con il nuovo sgancio rapido flottante, le valvole per scaricare il surplus di pressione aria nei foderi, il nuovo sistema che porta l’ olio alle spugnette di lubrificazione sotto i paraolio e il nuovo parafango opzionale che si fissa direttamente all’ archetto
La nuovissima 38 è stata da molti considerata la vera novità della nuova serie anche se in effetti sia la 36 che la 40 risultano completamente ridisegnate e quindi completamente nuove . La fattura del prodotto è come sempre curatissima e la qualità meccanica superba, forse al limite del maniacale ! Imponente nella sua struttura dove spiccano gli steli da ben 38 mm. come suggerito dal nome del prodotto stesso.
Ma veniamo alla prova effettuata su diversi terreni (tra cui una scala infinita in pietra naturale lunga quasi 8 Km) in quest’ ultimo mese come segue. La 38 è molto rigida e quindi all’ apice della guidabilità per una mono piastra. La differenza con la 36 – anche se per onestà devo dire che non ho ancora provato la nuova 36 con i nuovi foderi ridisegnati – è subito percepibile mentre il peso, di circa 400 grammi superiore alla 36, sulla E-MTB dove l’ abbiamo montata non è così evidente nella conduzione della E-MTB stessa . Magnifica la scorrevolezza degli steli Kashima sin dal primo utilizzo e superlativa la prima parte di corsa che copia anche le foglie come si usa dire 🙂 La progressività poi è assicurata dalla cartuccia Grip2 con la nuova valvola VVC e non abbiamo mai dovuto affrontare fondi corsa durante il nostro utilizzo con taratura della molla ad aria leggermente inferiore (- 5 psi) al minimo consigliato per il nostro peso .
Veniamo ora alle domande che molti ci hanno rivolto durante le nostre uscite con il nuovo gioiello di Fox.
Vale la pena di scegliere la 38 al posto della 36 ? A mio personalissimo parere su una E-Bike, dove il fattore maggior peso è meno rilevante, sicuramente si vista la maggior rigidità e guidabilità della 38 . Probabilmente su una Enduro tradizionale invece il maggior peso dovrebbe far riflettere in confronto alla nuova 36 che immagino sia anch’ essa molto più performante dell’ attuale versione (spero di poterlo verificare al più presto) .
La 38 sostituisce una forcella a doppia piastra ? Sinceramente avendo usato già dallo scorso anno una doppia piastra su una Kenevo Expert non mi sento di dire che la 38 abbia la stessa rigidità e caratteristiche di guida di una doppia piastra e personalmente propendo per la doppia piastra visto anche il minor affaticamente che ho con la doppia …
Insomma per terminare un prodotto molto ben costruito, come d’ abitudine per Fox, che diventa in questo momento un riferimento di rigidità e conducibilità per la categoria mono piastra nel mercato attuale !!! Se poi ne fate un discorso puramente estetico la forcella è imponente e bellissima !!! A ognuno di noi la scelta della forcella che meglio si datta alle proprie esigenze e il fatto che il mercato ci permetta di scegliere è sicuramente un vantaggio non da poco per tutta l’ Utenza .
Pro-Meide – Ovvero l’epica al tempo della MTB
di Ezio “Freakrider” Baggioli
Prologo : tutta colpa di Horst
AMP Research. Immagino che questo nome non evochi nulla alla maggior parte di chi oggi scorrazza in MTB che sia muscolare o assistita. Per chi come me è una cariatide di questo divertimento, poi mutatosi in un affare economico di migliaia di bilioni in qualsiasi moneta voi lo declinate, il suo fondatore Horst Leitner ebbe un intuizione che avrebbe segnato lo sviluppo delle bi-ammortizzate fino ad oggi: brevettò uno snodo sui foderi bassi che svincolava la sospensione dalla frenata, cosa che con i carri monocross e con i carri URT (per chi non ha mai avuto la disgrazia di possedere una bicicletta con tale innovazione ingegneristica degna del Bike Razzie Award, io ebbi per qualche tempo una Klein Mantra tanto affascinante quanto inguidabile), deve sapere che permetteva ampie escursioni per quei tempi fino ed oltre i 150mm fin tanto che si stava in sella: appena ci si alzava per affrontare una discesa, il carro che era solidale al movimento centrale ma svincolato dal telaio trasformava il vostro “feather bed” in una putrella su due ruote. Per fortuna ebbero vita breve e nessuna lacrima sgorgò (ad imperitura memoria) sulle sospensio che imperavano a quel tempo. L’ Horst trasformò la guida da un cocktail di scossoni, imprecazioni e dolori cervicali in un inizio di confort e precisione in discesa e soprattutto sulle salite. Gli anni ottanta furono per lo sviluppo, momenti frenetici con innovatori spesso visionari che arrivarono da un settore in crisi: le costruzioni aeronautiche.
La California era uno stato dove la Silicon Valley non era ancora il cuore economico della regione, la globalizzazione si affacciava nelle americhe con il NAFTA, avevamo il made in Taiwan e le ristrutturazioni industriali negli Stati Uniti iniziavano a cambiare volto al paese.
La rete di fornitori delle aziende costruttrici di velivoli iniziò a vacillare ed il nuovo mercato aperto dalla MTB, permise di riversare le competenze tecnologiche nelle lavorazioni dell’alluminio (la scelta di AL 6061 lega usata fin dagli anni quaranta in campo militare è dovuta solamente alla reperibilità sul mercato ed alla conoscenza dei processi produttivi) e dei componenti quali pedivelle, serie sterzo, sospensioni: la fase 2.0 era iniziata. In questo calderone di competenze si mescolarono l’ardore dei padri del movimento, quali Tom Ritchey, Gary Fisher, Joe Breeze, Joe Murray, Charlie Kelly al raziocinio ingegneristico di Gary Klein, John Parker, Bob Girvin, Doug Bradbury, Horst Leitner, Richard Cunningham (non è il protagonista di Happy Days ma fondatore di Mantis e editore spirituale di MBAction, la bibbia del movimento nel 1986) e la visione più commerciale, rivelatasi vincente di Myke Sinyard anticipato di qualche anno da Richard Burke e Bevel Holl. Qui da un movimento di flowers power ad industrializzare il giocattolo sono passati poco meno di dieci anni.
In quegli anni ero stato tre volte negli Stati Uniti: la prima volta nel 1984, passai un mese a Laguna Beach CA, cittadina sede prescelta di un noto marchio sportivo fondato da Yvon Chouinard Deus della golden age in quel di Yosemite e innovatore del clean climbing. Per me, umile ragazzotto Italiano fu un viaggio catartico: spiagge, surf con tutto il suo corollario dove non ci si faceva mancare nulla. Vidi per la prima volta queste strane biciclette che pedalate dai surfisti annoiati dall’attesa dell’onda perfetta, scomparivano rapidamente lungo i pendii collinari che abbracciano la costa oceanica. Fu un amore travolgente: chiesi al mio ospite Bob, telemarker e surfista che conobbi durante un ravanage selvaggio al Piz Agnell in Engadina, mentre facevo i primi esperimenti di Telemark in fuoripista e da Lui venni soccorso in crisi glicemica, dove potessi trovarne una. Abbiamo la stessa stazza Bob ed io, lui aveva una Breeze, non si chiamavano ancora MTB, la chiamava Klunker. “Uomo, è come sciare Telemark ti butti giù e trovi la tua linea. In salita uguale: sali secondo la tua condizione come quando si fa sci alpinismo, non si sale per arrivare in vetta, lo fai per scendere più velocemente che puoi. Birra ed accessori all’inizio ed alla fine, che altro dirti? Provala e non scenderai mai più di sella…” mai parole furono più profetiche.
Nel 1987 mi abbonai a MBAction di cui ansiosamente attendevo la copia mensile per leggere di quel mondo che qui in Italia appariva sfocato: solo la rivista naturalistica “Airone” nel 1985 usci in prima di copertina con la Cinelli Rampichino, secondo loro la prima MTB prodotta in Italia, ma come scoprii molti anni dopo non era la prima. Forse dal punto di vista industriale, ma qualcun altro a Milano aveva precorso i tempi, ma lo scopriremo a tempo debito. Rapidamente mi passarono tra le gambe bici totalmente rigide, i puntapiedi, la prima front suspended con forcella Rockshox con ben 50 mm di corsa, freni Grafton, componenti Control Tech, la prima bici in alluminio, i primi pedali a sgancio SPD, le prolunghe al manubrio, i caschi ETTO, gli occhiali Oakley Eyeshade, la prima bi-ammortizzata Manitou FS con la corsa esagerata di 80mm F/R. Nel 1992 un incidente in montagna mi mise fuori gioco per quasi tre anni, lasciai la bicicletta e gli sci in cantina, le priorità erano altre in quel periodo volevo riprendere l’uso della gamba destra che mi rese per tutto quel periodo invalido, sognavo di riprendere a sciare Telemark e ero passato alla bici da strada, come strumento di recupero pari alle estenuanti e noiose vasche in piscina. Non ho mai amato il cricetismo ed obbligato a scopo terapeutico ad applicarmi tornai in sella ad una Breeze Lightning, in sano CrMo Tange con forcella Answer Manitou da 50 mm, sui sentieri innevati a La Punt; le Fat non esistevano… Compresi cosa provasse l’Araba Fenice risorgendo dalle proprie ceneri, ero vivo e vegeto. Rincontrai Bob alla seconda edizione della Skieda a Livigno a Marzo del 1996, dove tra una birra, tenda sudatoria e qualche calumet della pace ci ritrovammo a parlare dell’attività estiva prossima ventura.
“Freak, la devi provare credimi. E’ la miglior MTB che potresti pedalare ora, poche balle, lo scrive anche Jimmy Mac e se lo scrive Lui, lo conosci sei abbonato da dieci anni alla sua rivista. Leggi cosa ne pensa Zap Espinosa, sono le colonne d’Ercole del nostro mondo. AMP B3, segnatelo non so se la troverai qui in Italia ma questa è la tua bici.”
In quel periodo cambiavo le bici come i managers di cambiano la cravatta, me la studiai leggendo e rileggendo la prova su MBAction, guardando i freni a disco e le sospensioni, di sua produzione, con una forcella F3 a parallelogramma da 50mm, corsa al posteriore di ben 2,75 pollici che in millimetri sono circa 70 mm. Approfittai di un viaggio di vacanza nei parchi dell’ovest negli Stati Uniti (la mia prima volta a Moab) per far visita a Bob a Laguna dove si trovava ai tempi AMP Research. Sicché tramite Bob feci un incauto acquisto in un noto negozio della zona: tornai in Italia con un telaio B3 in valigia, compreso di freni a disco idraulici a comando meccanico, una summa di miniaturizzazione meccanica. Ne andavo fiero, tutta polish alluminio allo stato dell’arte.
Ero quello che oggi definiremmo Poser… La pedalai abbastanza per capire che quello che arriva dopo è sempre il miglior prodotto.
MBAction era un influencer sottile e faceva leva sull’umano peccato di possedere un giocattolo nuovo, per cui appena presentata la B4 che rivoluzionava l’estetica del prodotto, mi misi alla ricerca di quest’ultima. Scrissi una commovente lettera ad AMP Research che mi rispose in tempi direi brevi, dove mi veniva comunicato che in Sud Tirolo, un parente del CEO tra le altre attività di famiglia aveva intrapreso l’importazione dei telai e componenti, lasciando in calce indirizzo e numero di telefono. Preso dal sacro furore dell’acquisto contattai l’importatore che stava in Val Pusteria, dove avevo parecchi amici legati al mondo del telemark e come sempre non sono mai sei gradi di separazione: conosceva bene una mia amica farmacista. Credo che dopo la mia telefonata dove lo travolsi di parole in libertà, volesse non più essere raggiungibile, ritirarsi in un maso con le vacche, ma fu piacevole ricevere una sua sua telefonata dove mi offriva il primo esemplare europeo, a suo dire, della nuova B5 che avevo visto sempre sulla Bibbia. 120mm di corsa al posteriore, forcella BLT F4 con ammortizzatori minion idraulici corsa monstre di 80 mm, steli del carro in carbonio e triangolo di un bel solar Yellow con torretta reggisella nero opaco. La volli così fortemente che messo giù il telefono prenotai un auto, in quel periodo utilizzavo solo la moto per muovermi salvo noleggiarla per andare a sciare, e andai un sabato mattino a ritirarla, giusto per inghiottire 800km tra andata e ritorno, ma al cuore non si comanda.
Si dimostrò per quei tempi una bicicletta discreta, nonostante la corsa ti facesse pensare ad una schiacciasassi, si palesò essere quella che oggi definiremmo una Trail Bike: non aveva un angolo di sterzo accentuato, abbinato ad un attacco manubrio da centoventi millimetri non ti dava una gran confidenza in discesa, ma a quei tempi non si era ancora evoluto uno standard discesistico, eravamo nel basso medioevo della MTB. I dischi venivano guardati con sospetto, avevamo guarniture a tre corone con cambio ad otto velocità, manubri che quando raggiungevano i cinquecentottanta millimetri erano considerati larghi…
MI piaceva, non c’è che dire, come quelle modelle dai tratti forzati che durante la settimana della moda stravolgevano gli sguardi dei Milanesi allupati all’aperitivo in Corso Como. La trovavo intrigante così snella un poco anoressica, con i contrasti di colore e quella apparente fragilità, che poi tanto apparente non si rivelò.
Infatti la settimana precedente ad una delle Granfondo della mitologia fuoristradistica Italiana: La Via Dei Saraceni in quel di Sauze d’Oulx alla quale ero iscritto, durante un giro a San Genesio in un tratto di discesa l’ammortizzatore passò a miglior vita. Il suo essere anoressico non lo facilitò nel suo lavoro ed io rimasi appiedato… Lascio al vostro buon cuore i possibili commenti che avendo scomodato tutti gli dei dell’Olimpo e non solo, nella loro grazia divina allietarono i cinghiali nella macchia. Sconsolato, decisamente alterato non potei altro che tornare mesto a casa, impugnare la sacra Bibbia della MTB e cercare informazioni. Considerate che la rete non è quella che conosciamo ora, non c’erano tuttologi affermati, forum o pagine dove setacciare informazioni, la carta aveva sempre il suo valore, le riviste anche in lingua italiana erano presenti; Tutto MTB e Bici da Montagna erano le fonti alle quali abbeverarsi, sempre che non avessi un abbonamento a MBAction… Cosi sfogliando compulsivamente trovai la soluzione tanto agognata: in verità il cugino del CEO, da me bombardato da telefonate che avrebbero provocato il suicidio di massa di intere colonie di lemming, mi disse “cerca l’importatore Italiano di un produttore di sospensioni che chiama Risse Racing Technology. Risse fa un ammortizzatore ad aria dedicato che risolve il problema, mi hanno scritto che funziona molto bene. Guarda, segnati l’indirizzo Pro-M di Giovanni Biffi via Lucillo Gaio, 7 numero di telefono 335 29…. Sta a Milano, anche tu se non sbaglio, vero? “
Mi sentii risollevato. Riposi il telefono, cercai con curiosità non morbosa qualsivoglia inserzione pubblicitaria di Pro-M sulle riviste, alla penultima pagina di una copia di Giugno di Tutto MTB trovai quello che stavo cercando. Pro-M importatore Mountain Cycle, Risse Racing Technology ect. ect.
33529…. squilla: al quarto squillo una voce nasale con un forte accento Milanese mi risponde: “pronto?!”
“Buongiorno, Pro-M? Sì, buongiorno mi scusi… Voi siete importatori Risse Racing Technology? Possiedo una AMP B5, ho l’ammortizzatore fuori uso e ne vorrei acquistare uno. Lo avete in casa?”
dopo una breve pausa la risposta.
“Sì, è a magazzino.”
“Benissimo! quanto costa?” eccitato dal poter rimettere in azione la bicicletta, risposi.
“Trecentosessantamila Lire” risposta fu mai cosi cristallina.
“Per ora grazie, lo prendo, posso passare domani? A che ora? Le potrebbe andar bene nel primo pomeriggio? Di chi dovrò Chiedere?”
“Chieda di Gianni Biffi, che sono io… arrivederci”
Libro I – Cap. I
Gli anni d’oro – La genesi
Correva l’Annus Domini 1997.
Il secolo scorso stava per volgere alla fine, Milano non sembrava per nulla preoccupata di questa “fin du siecle” anzi, tutto sembrava soto controllo: locali dell’aperitivo sempre pieni come i panini imbottiti, quelli che ti mangi fuori dallo stadio di San Siro e non ti chiedi che cosa ci sia dentro. I lavori stradali in Piazza della Repubblica che accompagnati da cartelli consolatori promettono l’apertura del passante ferroviario per Natale sono sempre causa di incolonnamenti e sicure incazzature con dei cordiali “vaffa” a chi con il solito GS con borse e baule e con calzino proteggi Church sul piede sinistro si piazza di traverso oltre la linea di arresto pronto allo scatto bruciante destinazione il Chiosco più “in” che si trovava Corso Sempione , visto che qui a Milano si va sempre di fretta, anche all’aperitivo. Il XX secolo sta per finire, cosa vuoi che siano 3 anni? Si parla di una nuova moneta Europea intanto il trattato di libera circolazione dei cittadini sarà reso operativo dal 26 ottobre, una nuova era d’oro per il continente, così i giornali economici e le dichiarazioni commosse condite da traboccanti strette di mano per l’onore dei fotografi ci viene prospettata. Ma le prospettive son solo e sempre ipotesi, dovremmo avere prove inconfutabili per renderle plausibili, basta un attimo e come il barman al quale hai chiesto un Negroni nel girone infernale all’una e trenta circa, ti serve uno sbagliato. Negroni sempre di nome ma non di fatto; il mondo regolato dall’orologio dell’universo va avanti come sempre con o senza speranze.
Di quelle ne avevamo in abbondanza, la politica dopo anni di difficoltà legati mani e piedi al sistema clientelare della prima repubblica sembrava andare verso un nuovo corso. Il 20 Gennaio Bill Clinton iniziò il suo secondo mandato aspettando la stagista a carponi nello studio ovale, la cometa Hale-Bopp il 22 Marzo sfiorò la terra e come una mano anonima scrisse “In vita mia hovvisto piùu homete che fiia” sul muro dell’accademia navale di Livorno, portò gioia tra gli umani, altro che sfighe. Infatti il 9 Maggio a Venezia un gruppo di annoiati nostalgici della Serenissima occuparono il campanile di San Marco, una gogliardata che la cometa sicuramente aveva suggerito. Dopo un secolo, in un 1° Luglio afoso, condito da tifoni nel sud est asiatico colpito da una crisi economica senza precedenti, la Gran Bretagna restituisce Hong Kong alla Cina che ci stava mettendo il naso nell’economia globale, “Che cosa vuoi che facciano ‘sti cinesi? Sono lavoratori a buon prezzo, null’altro. Il vantaggio che lavorano, lavorano per una ciotola di riso. Ho spostato la produzione vicino a Canton, li fanno quello che voglio io, non i miei dipendenti…” Cosi tuonava a cena un amico di mio padre, dimenticandosi che loro, i mangia riso, erano un impero dal 221 a.C. con solo duecento anni di declino e che avevano sostituito all’Imperatore il partito, ma i risultati li avremmo visti dieci anni dopo. Ma era tempo di lacrime popolari, di accorati mazzi di fiori lasciati sul luogo dell’incidente: il 31 agosto Lady Diana Spencer sotto il Pont de l’Alma perde la vita in un incidente stradale. I suoi funerali commuoveranno 2 miliardi di persone appiccicati agli schermi dei televisori di mezzo mondo, tra dediche, canzoni di Elton John ed ipocrisia celebrativa, the show must go on. L’autunno stava per iniziare, due studenti dell’università di Stanford Larry Page e Sergey Brin il 15 Settembre annunciano la teoria secondo cui un motore di ricerca basato sullo sfruttamento delle relazioni esistenti tra siti web, avrebbe prodotto risultati migliori rispetto alle tecniche usate fino ad allora: nasce Google. Questo episodio segnerà il corso degli anni successivi, la vita sociale degli esseri umani muterà radicalmente, internet dilagherà nelle case mandando in pensione le polverose enciclopedie che stanno staticamente in bella vista nei salotti ad imperitura memoria di cultura da acquisire.
Il 13 Ottobre non è un giorno qualunque per la nostra storia. L’uscita nelle librerie Londinesi di “Harry Potter e la pietra filosofale” libro di J.K. Rowling, il primo di una serie di sette non prende le prime pagine dei giornali. In Italia si discute su un’ordinanza pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale che fa ordine sugli interventi urgenti legati al terremoto che aveva colpito, tanto per cambiare, Marche ed Umbria il 26 settembre ma sono notizie che sarebbero scivolate come il sapone sulle mani.
Chissà che cosa passava per la mente di Gianni Biffi quel pomeriggio in Via Messina. Sicuramente era impegnato alla ricerca di un parcheggio come tutti quelli che in un giorno qualunque, uggioso come tutti i giorni dell’ Ottobre 1997, colorato dalle foglie rosso screziato e giallo senape cadute dagli aceri nel piazzale del Monumentale trasportate lì chissà come da un vento nervoso ed indisponente e dagli ombrelli aperti dei passanti che si riparavano da un inutile pioggerellina lungo le bancarelle del mercato di via Fauchè.
Come sempre trovare parcheggio in zona era più difficile che vincere un terno al lotto sulla ruota di Venezia, ma in via Procaccini in fronte a Rossignoli evitando le rotaie del tram appiccicati al marciapiede della ex fabbrica Carminati, Toselli & C. che tutti conoscono come la Fabbrica del Vapore, se ci mettevi il giusto impegno, una Subaru Impreza WRX STI la piazzavi, stando attento a non sfrisare i cerchi dorati in stile “Goldfinger” che la caratterizzavano. Il design non l’ ho mai compreso fino in fondo, ma per quanto i cerchioni potessero far vomitare anche i koala, io l’ Impreza me la ricordo più per la guida che per l’estetica, proprio come il Gianni, che in quel momento era alla guida della stessa.
Via Messina, in quel tempo era il baluardo alla penetrazione della comunità Cinese, che stava concentrata nel Borgo degli Ortolani noto ai più come Chinatown, il quartiere compreso tra via Canonica e Paolo Sarpi. Nel brulicare di attività commerciali ed artigiane Cinesi resistevano all’espansione alcune attività commerciali, in via Niccolini, per fare un esempio, si era piazzata la Numero Uno, concessionaria bauscia delle Harley Davidson e meta di pellegrinaggio di Yuppies non ancora tatuati e di ligere del Giambellino nostalgiche di Easy Rider. Tra queste attività commerciali una piccola bottega che era il negozio di MTB a Milano: Tech Shop. Il mercato dell’esoterismo su due ruote era diviso equamente tra Tech Shop di Alan K. e Bicimania a Lissone, piazzato lungo la Valassina e gestita da Maurizio Z. grazie alla passione di un industriale Brianzolo. Alan era mosso dalla passione di chi sa che, come scriveva Oscar Wilde “The difference between a man and a boy is the price of the toy” (in italiano la rima non torna ma il senso sì…“la differenza tra un uomo ed un bambino è il prezzo del giocattolo”), tutti noi abbiamo bisogno di giocare fino al giorno della nostra departita. Se smettessimo faremmo uno sgarbo ai nostri sogni: l’umano vive di quelli ed i giocattoli aiutano, Gianni ne è un fulgido esempio. Il negozio era meta di personaggi che giocavano con molta passione, tipo un noto ingegnere Milanese che pur avendo una mole poco consona al prodotto acquistava in modo compulsivo tutte le biciclette che potevano in quel mentre renderlo meno soffocato dal lavoro, per poi ripudiarle gettandole delle rupi. Ignari testimoni lo videro gettare una Yeti ARC, al grido “Bici di MMMM…..AAAAA!!!!! “, da un’asperità. Tutti noi abbiamo una rupe Tarpea con la quale prima o poi facciamo i conti in senso figurato; Lui invece da buon ingegnere le cose le faceva, nel bene e nel male.
La vetrina di Tech Shop era una fucina di sogni all’ennesima potenza: Mantis, Yeti, Mountain Cycle, Santa Cruz, Turner, Cannondale, componenti che non avrebbero sfigurato in vetrina da Pisa in piazza Duomo, non solo per la raffinatezza ma anche per i prezzi. Tutto proveniva dagli Stati Uniti rigorosamente ricavati dal pieno, la massificazione del prodotto era ancora da venire, eravamo nel guado tra l’artigiano geniale e la timida industrializzazione: era la nicchia della chiesa esoterica del Biker Milanese. La pioggia leggera sfocava la vista della Mantis Flying V che si ergeva a totem circondata da componenti adoranti al centro della vetrina, i passanti volgevano lo sguardo incuriositi e scuotevano la testa sparendo nel grigio del pomeriggio sollevando gli ombrelli per far passare le donne con le borse della spesa. Dopo aver vinto il terno del parcheggio, Gianni si avvicinava all’ingresso di Tech Shop con il suo incedere curioso; un incidente automobilistico di ventuno anni prima lo aveva relegato ad una lunga degenza in quel di Chiusi, ingessato fino al torace per troppi mesi con il risultato di avere in ricordo una piaga alla caviglia che lo costringeva ad un leggero inchino della spalla sul lato destro ogni volta che muoveva un passo in avanti, riequilibrando la camminata.
All’ingresso F.F. un uomo sui trentacinque / quarant’anni di media statura, capelli castani che sovrastano disordinati una fronte spaziosa con il viso delimitato da un paio di occhiali dalla montatura pesante che gli davano l’aspetto di un prete di campagna in attesa di entrare in curia per incontrare un superiore e, come in quei momenti, inarcò le spalle e si guardò intorno incrociando cosi lo sguardo di Gianni.
“Oh, Gianni come stai, stai andando da Alan? Stavo per entrare in questo momento. Beh, voglio che mi acquisti qualche San Andreas, ho dei componenti niente male di Adventure Components, sospensioni Risse. Non so se lo sai, ma questa non è la mia sola rappresentanza commerciale, ci sto provando. Il mercato è in crescita… Io sono solo, tu sei un imprenditore, hai magazzino, contabilità, dipendenti ai quali un domani delegare… Insomma avrei, no… Vorrei chiederti se questa attività ti potrebbe interessare, Tu sai gestire, ma soprattutto sei un appassionato! Quanto spendi qui da Alan? Non che io voglia farti i conti in tasca ma… Pensaci. Per te sarebbe un piccolo impegno… La struttura non ti manca. cosa ne dici? Non che sia di fretta, ma quando vuoi ne riparleremo; vieni a casa da me e ti mostro il mio magazzino, così mi potresti dare un suggerimento… Senza impegno, la mia è un’idea che mi è venuta in mente ora… Vedendoti”
Gianni non distolse lo sguardo durante tutta la conversazione. La proposta lo allettava, un nuovo gioco da iniziare. Buttò lo sguardo sulla Mantis circondata da un aurea di goccioline di pioggia. Abbozzò un sorriso. ”Va bene F. oggi qui su questo marciapiede di fronte a questa vetrina nasce Pro-M, l’idea mi piace, vedremo se il tempo sarà galantuomo e dove arriverà.”
Non entrò da Tech shop, salutò F.F. e si diresse in direzione di via Procaccini scivolando tra gli ultimi ombrelli aperti.
Libro I – Cap. II
L’incontro
Un sabato imprecisato di Luglio 1998
Luglio a Milano era un sudario calato sulle strade, trincee di asfalto che metteva a sedere i Milanesi boccheggianti nei parchi tra dog sitters, tate filippine ed improvvisati suonatori di Bonghi dispersi con la mente su qualche remota spiaggia della Giamaica. Le scuole erano finite a Giugno, quindi meno traffico ma il calore umido non faceva alcuno sconto: la sensazione che ti dava la sella a 451° Fahrenheit era l’esistenza dei centauri, dato che ti si incollava al fondo schiena e ti faceva un tutt’uno con lei. Non ho mai passato un Sabato in città da quando iniziai a vivere a Milano, non uno che fosse inverno, primavera, estate o autunno: ero più latitante di un bandito sardo nell’Ogliastra. Chi latita per necessità si sposta alla ricerca di nuovi rifugi, io ero sempre alla scoperta di nuovi sentieri, appena ne avevo la possibilità. Ripercorrevo quello che durante la mia infanzia avevo apprezzato in compagnia di mio padre e li ripetevo con varianti che poi negli anni successivi verranno chiamate “varianti Freak” con un nervoso affetto dai miei compagni di pedalate. Immagino i volti dei miei amichetti quando leggeranno queste parole…
Comunque sia, quel Sabato ero rimasto a Milano perché avevo la necessità di recuperare l’ammortizzatore Risse Terminator per la mia B5; senza non sarei andato da nessuna parte, avevo in mente un giro al colle di Valcava, per riscoprire il sentiero 801 che porta a Torre Dè Busi. Mi ero messo a cercare Via Lucillo Gaio su Tuttocittà, non ero molto pratico della zona a quel tempo, unico indizio “zona viale Certosa”… L’unica cosa che conoscevo era la concessionaria auto Bepi Koeliker che imperava scintillante, come le sue auto di lusso e che avrebbe fatto una miserrima fine pochi anni dopo, l’edificio severo in un qualunque anonimo stile teutonico della filiale Bayer Italia, giusto perché quando prendevo la fuga da Milano me lo trovavo all’angolo aspettando il semaforo verde. Per chi non ha vissuto il periodo pre-navigatore Tuttocittà era un fascicolo che veniva recapitato con l’elenco telefonico e di corredo alle Pagine Gialle: quando cercavi un attività commerciale ti affidavi ciecamente a lui, cercavi nell’indice la via poi andavi a sfogliare fin che non trovavi il quadrante di riferimento. Fase due: segnavi l’itinerario a mo’ di roadbook sulla Moleskine e poi andavi fiero come un esploratore nell’Africa nera per la tua strada, confidando sulla bontà della tua scelta. Il primo pomeriggio stava per arrivare, anche perché non ho mai capito quando accidenti inizia: alle 14? Oppure alle 15:30 come la maggior parte delle attività commerciali della operosa Milano? Vampate di calore mi venivano gettate in viso come i coriandoli al carnevale mentre guidavo la moto lungo la circonvallazione, i rivoli di sudore iniziavano a scendere dalla fronte come fiumi in piena dopo essermi lessato prelevando il contante ad uno sportello Bancomat.
Ma ero in ritardo o almeno credevo di esserlo. Persi un sacco di tempo per capire da dove si prendesse Via Lucillo Gaio: lo stradario me la indicava quale fosse una parallela di Viale Certosa, ma non vi era modo di accedere, percorsi su e giù per un paio di volte il viale, fin tanto che orientando lo stradario che per sicurezza avevo riposto nel baule della moto trovai l’ingresso: preso il controviale mi infilai in via Tibullo, incrociai a destra il divieto di accesso a via Lucillo Gaio girai in Via Gallarate, che ai tempi non mi diceva nulla sennonché fosse la via che conduceva ad uno dei cimiteri più grandi di Milano, al semaforo prima del cavalcavia del Ghisallo imboccai via Capodistria e con magno gaudio mi ritrovai in Lucillo Gaio. La via era sonnecchiosamente deserta alle 15:20 circa di un Sabato di Luglio, parcheggiai sul marciapiede augurandomi che l’asfalto non si liquefacesse, buttai il casco nel baule e mi avvicinai al numero 7…
L’edificio dal design classico degli anni settanta ad un piano era equamente diviso in due parti uguali con cinque bocche di lupo messe in sicurezza da robuste inferriate dove sulla prima a sinistra campeggiava una targa con tanto di freccia che guardava in basso a destra con scritto “POSTA” ed altrettante finestre , chiuse in quel momento da serrande grigio austero addolcite da frontespizi rosso carminio accompagnate in un ordine BauHaus da piastrelle dal profilo romboidale grigio chiaro che mi ricordavano il cielo di Milano… Che fosse un omaggio dell’architetto a questa città? Al centro un ingresso con un accesso di alcuni gradini in marmo agli uffici a sinistra, dove una lampada di lucido ottone aggrappata ad una parete di legno color mogano illuminava di sottecchi una porta chiusa da una doppia mandata e da un portone marrone finestrato che non tradiva il suo scopo di ricevimento merci con una porta al centro che come un buttafuori al Plastic attendeva il mio ingresso. Sopra la targa del passo carraio il numero 7 mi confermava la destinazione e sopra un globo blu composto dalla scritta BIFFI al centro e sul fondo bianco AUTO PARTS mi rammentava che non avevo sbagliato indirizzo… Ma la Pro-M? Avvicinandomi al portone vidi il logo ripetuto ed appena sopra una targa adesiva che imparai a conoscere bene nel corso degli anni : Pro-M !
Suonai il campanello e sentii la voce ovattata di un uomo che diceva “Vado io! Vedo chi è…” Sentii una chiave aprire la mandata, la porta si aprì e due occhi cerchiati da un paio di occhiali inforcati su un naso generoso mi scrutavano questuanti: misi a fuoco un viso rubizzo, dovuto al caldo che fuoriusciva dall’interno, con una fronte spaziosa imperlata da piccole gocce di sudore che si allungava verso la nuca non nascondendo un’ incipiente calvizie.
Sfoderai un sorriso e tendendo la mano dissi “ Gianni Biffi? Piacere ho chiamato ieri per acquistare un ammortizzatore Risse, mi sa che sono in ritardo , ma ho fatto un poco di casino qui intorno per arrivare…” L’uomo mi fece entrare richiuse la porta si voltò verso di me e mi rispose: “no… non sono io Gianni, sono un amico di vecchia data, andiamo in bicicletta insieme… Adesso è su in ufficio, aspetta che lo chiamo così scende, immagino conoscendolo che Ti stesse aspettando… Ci diamo del Tu tra Bikers, piacere mi chiamo Daniele”. Mi guardai intorno, la luce che filtrava dai finestroni del portone metteva in chiaro scuro gli scaffali in fila come tanti soldati all’alzabandiera fino a farli dissolvere nel buio, una Subaru Impreza WRC STI nei canonici colori racing con un impressionante tubo di scarico stava in fronte. Appoggiata ad una colonna una Pro Flex 856 rossa di taglia media era accostata ad una colonna. “Non c’è alcun problema, va benissimo, sono Ezio” risposi. Il rumore di un condizionatore era amplificato dallo spazio ampio del magazzino, sicuramente alleggeriva la morsa del caldo in ufficio, ma io sudato lo ero. Se c’è una cosa che odio è non essere presentabile ed in quel caso incarnavo questa opzione… “Ggiannniii, vieni giù!” Daniele si era avvicinato ad una scala alla mia destra che portava ad un ballatoio dove alle spalle si aprivano gli uffici, da una porta a vetri uscì un uomo che appoggiandosi alla balaustra con quell’accento profondamente Milanese e velatamente nasale rispose “Arrivo, scendo subito…” La prima cosa che notai, fu in suo incedere: un passo cadenzato, senza nessuna fretta con il capo leggermente chino a destra. Quando fummo l’uno di fronte all’altro allungando la mano disse: “Gianni Biffi”
“Mi deve scusare, sono in ritardo pensavo di arrivare un poco prima, ma via Lucillo Gaio ha un ingresso non facile, questa è una zona che non conosco… ma ci sono!” Gli strinsi la mano. Indossava una Lacoste ed un paio di jeans al polso un orologio sportivo, un uomo di statura media con una capigliatura corvina foltissima che nascondeva in parte la fronte, mettendo in risalto gli occhi attenti che abbracciavano un naso affilato accompagnando il mento che metteva in ordine il viso, non aveva il fisico di un sciusciamanuber ritenevo avesse una quarantina di anni o poco più. Nella mano sinistra dove spiccava una sottile fede d’oro giallo, teneva stretto un Nokia 9000 Communicator, un gioiello tecnologico… Costava quanto un appartamento in Montenapo si usava dire in quegli anni. “Andiamo il magazzino Pro-M è lì sotto”
“La Pro Flex è vostra?” Gianni si girò e con un mezzo sorriso di scherno rivolto a Daniele che mi stava al fianco disse divertito “No… Qui di cancelli non ne teniamo, abbiamo già quello all’ingresso, basta ed avanza” Daniele non rispose subito, scosse la testa e rise di gusto. Mi pareva fosse molto complice; gli sfottò ci stanno se sei in sintonia, pensai che si conoscessero da tempo. Appena entrati a destra sotto il ballatoio, un piano antiscivolo portava all’ammezzato dove ci attendeva la stanza dei giocattoli. Lo spazio non era grande, in una scaffalatura alla sinistra entrando vi erano disposti attacchi manubrio AC, ricambi, selle , dischi freno ed impianti Pro Stop, ammortizzatori Risse e molle Eibach… Quello che mi colpì era l’ordine con il quale la gamma Mountain Cycle era stata allineata di fronte. Le biciclette stavano come cavalli in parata a distanza preordinata, con la pedivella destra in avanti a centottanta, come se attendessero il segnale per scattare… Le San Andreas declinate in un bianco fatale facevano la parte dei Lipizzani all’ alta scuola di Vienna, la loro grazia stilistica le rendeva uniche! Sembrava fossero lì solo per gli occhi del loro mentore, che le aveva assemblate con dovizia di dettagli… Una cosa mi fu subito chiara: quell’uomo in Lacoste quando mi spiegò su mia richiesta le caratteristiche delle biciclette soffermandosi su ogni più remota minuzia che fosse una saldatura o sui componenti che montava non era un commerciante ma un visionario, era la vittima perfetta di una passione che se lo catturava si faceva spolpare da Lei, un supplizio di Tantalo che ti porta ad andare sempre più alla ricerca di nuovi orizzonti. Pensai che quello era il suo hobby ed avendo forse intuito che aveva altro come attività lavorativa, dava sfogo al suo desiderio di giocare.
“Sei fortunato, in Italia quante AMP RESEARCH ci sono? Mi sa poche, le conti sulle dita di una mano” così proferì consegnandomi il mio ammortizzatore. “In effetti comuni non sono, mi trovo bene quando la pedalo non vedo l’ora di provarlo, sono molto contento, grazie. Domani sicuramente uscirò in bici, voi uscite?” Risalimmo in magazzino, Daniele si avvicinò alla Pro Flex giochicchiando con la forcella Girvin “Gianni domani non abbiamo in programma di andare a Tirano per andare a fare Bernina, Pontresina, Alpe Grum, Poschiavo?” disse mentre stavo per saldare l’acquisto.
“lo conosco benissimo il giro in questione, lo faccio da anni, questo è il momento migliore per andare, i laghi sono incredibili a Luglio.”
Dandomi la fattura, Gianni Biffi mi disse: “se la conosci così bene vuoi venire con noi? Siamo un gruppo di amici e Clienti. C’è anche Daniele con il suo cancello, ci troveremo qui domattina”
“Grazie, ci verrò sicuramente… Sono onorato di questo invito… Facciamo così, vediamoci domattina a Lecco in piazza Cermenati sul lungo lago. ditemi voi a che ora… 7,30 può andar bene? Un posto lo avete per me? Questa sera andrò a trovare i miei genitori, appena finirò di montare l’ammortizzatore…”